La sfida di Letta, l’attacco di Renzi e il modello Zingaretti

Il voto sul Ddl Zan dirà molte cose. Ma intanto si capisce bene per quale motivo il Governatore del Lazio non potrà mai essere un soldato semplice. Le alleanze nella Regione e la presenza di esponenti come Smeriglio, Leodori e D’Amato proietta il Lazio nell’avanguardia della sinistra.

Enrico Letta dice che vuole un Pd di sinistra (ma questo lo si era capito benissimo), mentre Alessandro Alfieri, uno dei leader di Base Riformista sottolinea che Matteo Renzi sbaglia a trattare con la Lega. Facendo capire che è ora di archiviare pure la definizione dei “diversamente renziani”. Eppure nel voto dell’aula del Senato sul Ddl Zan si capirà se ci saranno (e quanti saranno) i franchi tiratori.

Il campo minato di Letta

Enrico Letta (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

È un momento delicato per i Democrat. Nessuna certezza sul versante dell’alleanza con i Cinque Stelle, le correnti che continuano a dettare legge, il segretario che prova a combattere fino in fondo comunque la battaglia dei diritti sul Ddl Zan.

Ma se alla fine dovesse perdere la battaglia parlamentare sarà complicato provare a spiegarlo. Sullo sfondo ci sono le elezioni comunali a Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Napoli. E tantissime altre città.

Il centrodestra, pur nella competizione enorme per la leadership tra Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) si presenterà unito. I Democrat non hanno alleanze, il punto vero è questo. I modelli di alleanze che hanno funzionato quest’anno sono due: quello di Nicola Zingaretti nel Lazio e quello di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Perché le vittorie di Vincenzo De Luca (Campania), Michele Emiliano (Puglia) ed Eugenio Giani (Toscana), pur essendo molto diverse, poggiano o sul carisma del candidato o sulla tradizione della regione.

Il campo fiorito di Zinga

Nicola Zingaretti (Foto Imagoeconomica)

Il fattore Zingaretti continua ad essere presente e perfino ingombrante per Enrico Letta. Perché quel modello prevede al proprio interno uomini come l’ex vicepresidente Massimiliano Smeriglio, come l’attuale vicepresidente Daniele Leodori, come l’assessore alla sanità Alessio D’Amato. Esponenti politici molto diversi tra loro, che però possono rappresentare il fulcro di alleanze. Nella società civile prima che con altri partiti.

Detto questo, Nicola Zingaretti è stato l’unico a trovare un accordo vero con i Cinque Stelle. In giunta ci sono Roberta Lombardi e Valentina Corrado. È anche per questo motivo che si fa un ragionamento nel lungo periodo: i prossimi due anni che separano Parlamento e Regione Lazio dalle elezioni).

Il modello Lazio resta l’unico attuabile. E allora è sempre più complicato pensare che Nicola Zingaretti possa essere un soldato semplice.