La sfida a distanza tra Berlusconi e Salvini

La sfida si consuma a distanza. Su un fronte, a Fiuggi c’è Silvio Berlusconi, ostentato al popolo azzurro per 80 minuti dal Palazzo della Fonte. Sull’altro, a Pontida Matteo Salvini confina nel retropalco Umberto Bossi e la stagione dell’alleanza con Forza Italia. Nello stesso momento, nello studio di Sky Tg24, Giorgia Meloni risponde in apparenza alle domande di Maria Latella, in realtà manda messaggi a Silvio e Matteo.

Una sfida a distanza per la leadership nel centrodestra. Nessuno vuole mollare. C’è profumo di vittoria nell’aria e nessuno intende rinunciare all’occasione di diventare premier.

 

A Fiuggi Silvio Berlusconi, dalla convention annuale di Antonio Tajani, cala subito l’opzione. (leggi qui Gli ottanta minuti di Silvio) Dice di «rispettare la Lega». Ma alza il ponte levatoio appena vede a distanza qualsiasi ipotesi di cedere la guida della coalizione. Perché «il centrodestra l’abbiamo fatto noi e abbiamo sempre avuto il leader per realizzare il programma». E siccome Matteo Salvini aveva tolto da poco i calzoni corti quando lui e Umberto Bossi lanciavano il primo assalto vittorioso a Palazzo Chigi, Berlusconi gli ricorda che «noi abbiamo portato al governo forze che erano sempre state escluse».

 

Non è una questione di primogenitura. C’è una questione politica e numerica ben precisa a spingere Berlusconi ad arroccarsi nel castello di Forza Italia, rifiutando qualsiasi trattativa sulla premiership. La questione è che «in Europa vincono solo candidati popolari, quelli ‘ribellisti’ mai». Se il messaggio per Salvini non fosse abbastanza chiaro, dal palco di Fiuggi arriva subito l’aggiunta: Berlusconi gli spiega che Marine Le Pen in Francia ha perso in malo modo e che l’elettorato ha preferito votare uno sconosciuto Macron piuttosto che affidarsi agli urlatori.

 

Matteo Salvini ringhia sul pratone di Pontida, a due passi dalla sorgente del dio Pò. Altra acqua in confronto a quella di Fiuggi. I collaboratori gli passano un bigliettino e gli riferiscono le frasi che arrivano dal Palazzo della Fonte. La risposta è immediata: «Berlusconi ha detto ‘il centrodestra sono io’. In democrazia – attacca il ruspista lumbard – sono i cittadini che decidono chi fa cosa».

 

Non è l’unico solco che divide i Leghisti 2.0 da Silvio. C’è anche il tema dell’Europa e quello dei migranti. Sull’Euro, Silvio ha appena detto «Come avete visto la Lega ha cambiato opinione, non si può uscire dall’euro. Anche questo problema con Salvini sta andando a posto». Salvini non ci sta. Da Pontida replica lanciando una sorta di ultimatum programmatico, chiedendo a Forza Italia e Fratelli d’Italia «chiarezza sull’Europa. Quella – ammonisce – è l’ultima chance che diamo oppure ‘padroni a casa nostra».

 

Nessun passo avanti nemmeno sulla possibilità di sciogliere il nodo premiership attraverso eventuali primarie da tenere all’interno della coalizione. Matteo Salvini conferma la sua richiesta di consultazioni all’americana, «non tra passanti come quelle del Pd, ma con il coinvolgimento di iscritti, militanti, elettori registrati di centrodestra». Il niet arriva a stretto giro da Fiuggi, prima che Silvio salga sul podio. Per lui, Antonio Tajani  chiude ogni discorso sul tema:  «Noi non abbiamo bisogno di fare primarie: il leader, visto che si nasce leader, ce l’abbiamo. Si chiama Silvio Berlusconi e come ha detto Lopez, siamo convinti che ci farà vincere».

 

Non è d’accordo Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia si schiera con Matteo da Pontida e contro Antonio da Fiuggi. Lo fa nello studio Roma Quirinale di Sky Tg24: chiede «un metodo di selezione che parta dal basso». Dice di capire perché Tajani è contro: «Tajani non avrebbe grandi chance, visto che è rimasto sostanzialmente l’unico in Europa a difendere questa Unione europea. Oggi neanche Juncker forse la difende».

 

Ma i punti di contatto ci sono. Tra le tre radici dell’albero del centrodestra, c’è convergenza sull’ipotesi della flat tax . Berlusconi la mette nel suo programma annunciato ai sostenitori riuniti a Fiuggi. Salvini conferma da Pontida e annuncia: «Sono pronto ad andare al governo e non vedo l’ora che ci facciano votare».

 

Anche Silvio. ma con lui, non Matteo, candidato premier.

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