La siccità e la lezione dell’acqua zolfa

La lezione di Gino, contadino a Le Canalelle. Che scavò un pozzo, ricchissimo d'acqua. Ma ai poveracci nemmeno i miracoli escono bene, pure loro sono difettosi. La scommessa. Risolta con pane e cipolla. Che ci insegna...

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

È tempo di siccità e tutti protestano per l’acqua che non c’è, nella certezza che non ci sarà. Taluni benpensanti bevendo Perrier mentre protestano per l’aumento dell’acqua del rubinetto. Io non so dove sta il torto o la ragione, vi racconto di un signore che a “Le Canalelle“, un posto sperduto nella piana di Sezze, scavò un pozzo.  Del resto se l’acqua non c’è sopra la vai a cercare sotto.

Ai poveracci neanche i miracoli escono bene

Il cerchio del pozzo / Davide & Paola

Si chiamava Gino, un uomo semplice, che dal pozzo voleva prendere l’acqua per irrigare il suo piccolo campo. Solo che a volte capitano miracoli che non ti aspetti. Gino beccò una vena d’acqua che dire rigogliosa era dir poco. L’acqua dal pozzo usciva senza fermarsi mai: fresca, invitante, pulita solo che… Ai tribolati neanche i miracoli escono bene del tutto ma sempre con qualche difettuccio, neo, guaio, problema. 

Pure in questa grazia di Dio c’era l’inguacchio: l’acqua puzzava di uovo marcio, ma tanto è. Sapeva un po’ di qualcosa che veniva dall’inferno, era di zolfo. Poco adatta ad irrigare le piante, poco invitante da bere.

Allora Gino prese una decisione generosa: l’acqua del suo pozzo era a disposizione di chiunque avesse avuto il coraggio di berla; la fantasia di rendere una cosa difettosa, utile. Intorno al pozzo non c’erano uomini normali ma tribolati come lui, gente che non cercava la perfezione, la purezza, la Perrier: ma gente che aveva sete.  Quando da quelle parti il sole batte persino il Sahara pare fresco.

Pane, pomodoro e cipolla

 I contadini non si tirarono indietro alla sfida di Gino, anzi, cominciarono a buttare sulla bolla del pozzo, il pane raffermo e lo facevano gonfiare d’acqua; poi, tagliavano due pomodori, una cipolla, un pizzico di sale, che si portavano da casa. E risolvevano in un pasto solo il problema di bere e mangiare, lo chiamavano “pano nfusso“.

Costruirono anche una pergola per mangiare all’ombra proprio sopra il pozzo e l’acqua non costava niente se non la forza di vincere la ritrosia ad un odore intensissimo, se non ringraziare Dio anche per qualche cosa di imperfetto. A dire il vero dopo un po’ ci presero gusto e quell’acqua la mettevano nelle damigiane e la portavano a casa  per far assaggiare a tutti la loro scoperta culinaria. 

La morale, quando hai davanti a te dei problemi, come l’acqua uscita male, devi risolverli e non pensare ad un destino cinico e baro. Se non piove devi sperare, pregare, ma anche  usare al meglio l’acqua che hai (prima o poi pioverà ). 

Se la bolletta dell’acqua aumenta devi cercare di risparmiarla, di usarla con intelligenza pensando che un quarto dell’umanità non ha questa stessa comodità.  Se ad uscire è Perrier ti bevi la Perrier, se esce zolfante la bevi zolfa, se esce bona te la bevi bona.