La solitudine del sacrificabile Buschini

(Foto: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi)

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. L'inaccettabile solitudine nella quale il Pd ed il suo ex Segretario hanno lasciato Buschini prendere una croce che, eventualmente, avrebbe ben altri nomi e cognomi che dovrebbero portarla

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le dimissioni rassegnate in queste ore da Mauro Buschini sono un atto non dovuto, non richiesto, non necessario. Il che impone una serie di riflessioni. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 8 aprile 2021).

Il caso è quello delle assunzioni fatte in Regione. Sotto il profilo legale, tutti gli osservatori in questi giorni sono concordi: non c’è stata illegalità. Come prevede la norma, per risparmiare tempo si attinge dalla graduatoria aperta in uno dei Comuni vicini.

Chi sa come funziona, spesso partecipa ai concorsi proprio confidando nella riapertura delle graduatorie su richiesta dei paesi vicini. In quella graduatoria c’erano un mucchio di giovani dell’ambiente politico, provenienti da Pd, M5S, Lega. Uno riconducibile a Buschini.

Di fronte alle polemiche che ne sono seguite, il presidente ha preso la croce sulle spalle e si è dimesso.

Sbagliando. Perché quella decisione non l’ha assunta lui ma l’Ufficio composto da Buschini insieme ai vicepresidenti Devid Porrello (M5S) e Giuseppe Cangemi (Lega), dai consiglieri segretari Michela Di Biase (Pd), Gianluca Quadrana (Lista Civica Zingaretti) e Daniele Giannini (Lega).

Se Buschini doveva andare via per tutelare l’immagine dell’ente e lasciare immutato il prestigio ed il decoro della Regione, con lui dovevano andare via anche tutti i componenti dell’ufficio di presidenza che ha fatto quella scelta. Per quanto legale, come riconosciuto da tutti.

Andando via da solo, Buschini lascia il dubbio che a sbagliare sia stato solo lui. Invece, se sbaglio c’è stato, è collettivo.

Cioè che colpisce è il silenzio di Nicola Zingaretti e del Partito Democratico. Ha lasciato da solo, sotto il fuoco, uno dei suoi uomini più rappresentativi. Che – piaccia o no – alle scorse Regionali è stato in grado di spostare 30mila voti.

Ma forse è proprio questo a dare fastidio a Roma. E renderlo in bersaglio sacrificabile. 

Senza Ricevuta di Ritorno.

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