Da Gramsci ad Angelli, passando per Fedez ed il suo monologo. Per scoprire che di lavoro non si è parlato nemmeno nel giorno a lui dedicato. Merito dell'Economia alla quale ci siamo votati tutti. Abbattendo la Filosofia che è rivoluzione. Solo così può nascere la Superlega dei Cretini. Che non è solo quella di Calcio
Il “cretinismo economico” è un espressione che viene coniata ed impiegata da Antonio Gramsci nei quaderni del carcere. In particolare nel settimo quaderno, tra i più interessanti. Il cretinismo economico è una formula particolarmente efficace ed ancora oggi valida per alludere a quel modo di ragionare, tipico dell’odierno pensiero unico politicamente corretto, in forza del quale si assume che quella economica sia la sola risorsa di senso a cui ricondurre tutte le altre e attraverso la quale ricavare il senso complessivo dell’essenza contemporanea.
Non siamo in grado più di parlare nessuna lingua che non sia quella dell’economia. E pensiamo che sia la sola forma di senso di questo mondo e la sola via d’uscita. Ci accorgeremo presto che non sarà mai la soluzione, perché è essa stessa parte del problema.
Ma il cretino economico, razza oggi dominante, non lo sa. Ed il cretinismo economico è il suo vangelo.
I cretini della Superlega
L’espressione gramsciana mi è tornata prepotentemente in mente guardando in questi giorni il triste dibattito sulla Superlega europea, prematuramente abortita nel pubblico ludibrio. In particolare osservando la figura di Andrea Agnelli, fulgido e quasi inarrivabile esempio di cretinismo economico. (Leggi qui: Lo scudetto del Cagliari o del Verona: altro che Superlega).
Al netto del fatto che, senza offesa, l’espressione del cretino c’è l’ha già di suo con quell’occhio da pesce ammoniacato, la pettinatura come quelli che si fanno tagliare i capelli dalla moglie per risparmiare pensando tanto non si vede ma invece si vede, la barba che cresce fino quasi sotto gli occhi modello troglodita, ma soprattutto il monosopracciglio, che fa invidia ad Elio e tutte le storie tese, unico strumento di espressività rimasto in una faccia tanto inespressiva.
Col suo linguaggio finto forbito ed irridente della grammatica e della sintassi italiana fatto al pari del cugino Lapo di una massiva immissione di “facci”, “dichi”, “venghi” che nemmeno in tutta la serie di Fantozzi se ne sentono tanti, aveva annunciato insieme a diversi altri ricchi club europei la creazione di una superlega europea formata dalle squadre più ricche e blasonate del vecchio continente.
Un campionato esclusivo, per ricchi diciamo. Ma nonostante l’annuncio bomba e il battage roboante, il progetto è finito per naufragare in poche ore, tra gli insulti quasi unanimi del mondo del calcio e dei tifosi. (Leggi qui I tormenti poco sportivi di quelli della Superlega).
Perché? Per cretinismo economico.
Ed i cretini universali
Perché un progetto fondato solo su dei report economici e soprattutto sulla necessità di coprire gli ingenti debiti accumulati da tutti questi squadroni non poteva funzionare. Perché il calcio, come la politica aggiungo io, non è e non sarà mai fatto solo di conti. È fatto di tifo di emozioni, di passione, di fascino, di sorpresa, di tattica, di intelligenza, di sudore, di rabbia, di gioia, di coraggio.
Ed il cretino universale ed economico non lo sa.
Infatti uno degli aspetti più sconvolgenti di questo periodo storico, di cui pochi si sono realmente avveduti, è la vittoria schiacciante riportata dalle discipline scientifiche ed economiche su quelle filosofiche e umanistiche.
Siamo stati scaraventati nel buco nero mangiatutto della prevalenza del cretino universale. Il cretino universale è la riedizione, riveduta e corretta a beneficio del terzo millennio, di quel tale a cui si riferiva Antonio Gramsci quando parlava di cretinismo economico. Il cretinismo economico: quell’ingiustificata e stupida protervia con cui gli economisti del suo tempo pensavano di poter dominare il mondo e i suoi sviluppi attraverso la profetica infallibilità delle loro dottrine. Oggi, il cretino universale non è più solo l’economista, in quanto tale, ma l’intellettuale di riferimento, cioè l’uomo di cultura medio e va spaziando in altri campi come lo sport come abbiamo appena visto. Costui, diciamolo, non è più in grado di portare avanti un ragionamento autonomo che prescinda, per un istante, dalla puerile registrazione dei fenomeni sub specie di ‘report statistico’ o di ‘studio economico o di fattibilità’.
Non è solo il povero Agnelli quindi. Di cretini universali è pieno il mondo dell economia e della politica. Li vedi sempre indaffarati a citare qualche dato economico a parlare di bilanci a sciorinare dati con frasi fatte tipo “dobbiamo rispettare i conti” o “ce lo chiede l’Europa”. E con queste premesse si è raggiunto, il risultato di distruggere interi capisaldi sociali del nostro paese in primis la previdenza sociale e la sanità. Ce li ha fottuti, dilapidati il cretinismo economico.
Le bugie di Andrea
Certo, a pensarci, Il rampollo Agnelli un po’ del suo nella figuraccia ce l’ha messo sfuggendo, da pavido, al confronto col presidente Uefa Ceferin che poi lo ha mazzolato con sommo dileggio, apostrofandolo come bugiardo matricolato.
Ha infatti raccontato il capo del calcio europeo “Ho ricevuto chiamate da 5 dei 12 club coinvolti che mi hanno avvisato che avrebbero firmato. A quel punto ho chiamato Agnelli e mi ha detto che non era vero niente, che era tutto inventato. Così ho risposto che avremmo potuto fare una dichiarazione pubblica e lui mi ha detto di preparare una bozza. Quando l’ha vista, mi ha detto che non gli piaceva molto, che l’avrebbe cambiata un po’ e che mi avrebbe richiamato. Invece non mi ha più chiamato e ha spento il telefono.”
Infatti Agnelli lo lascia in attesa, mentre poche ore dopo fa l’annuncio ufficiale in qualità di vicepresidente della futura superlega. Perchè il cretino universale è pavido. Qualsiasi cosa esula dai report dagli studi suggeriti dagli esperti gli risulta difficile da fare, compreso rispondere al telefono e dire la verità ai diretti interessati.
E se le qualità di Agnelli sono queste, immaginiamo che spunti brillanti ci fornirà il prematuramente dimesso presidente della superlega dei cretini lo spagnolo Florentino Perez, patron del Real Madrid. Un nanerottolo occhialuto con un patrimonio di un paio di miliardi di euro fatti essenzialmente con la vendita del colosso ambientale Urbaser ad un gruppo cinese.
E quelle di Florentino
E questo scienziato stiamo per ritrovarcelo anche in Italia perché, come molti sanno, sarà il probabile futuro acquirente di Autostrade dai Benetton. Ricordate i Benetton? Quelli del ponte Morandi che i cinque stelle avevano annunciato di cacciare a calci in culo salvo poi rinculare facendogli guadagnare il 10% in borsa in un solo giorno e lasciandoli oggi liberi di vendere nei tempi stabiliti da loro ai loro prezzi e condizioni.
Ma l’acquisto sarà solo un pro forma perché i ben informati sanno che i due Perez e Benetton sono già soci in Abertis, la società autostrade spagnola, attraverso la stessa Atlantia. Sono personaggi molto simili, li differenzia sostanzialmente che Perez non ha una pecora da tosare al posto dei capelli come Benetton, per il resto sono della stessa pasta. Rimarrà quindi tutto in famiglia, gattopardescamente, ed a giudicare dalla predilezione per i crolli come quello drammatico del ponte Morandi o quello ridicolo della superlega il futuro dell’economia guidata dai cretini universali riserverà continue sorprese, non credo sempre positive.
Ma la superlega dei cretini non è l’unico argomento notevole di una settimana scandita tra il 25 aprile ed il 1 maggio.
Per non parlare di Fedez
Dove siamo passati in un atmosfera depressiva e lugubre dalla Festa di Liberazione, di quelli che ti impediscono di uscire di casa e ti danno il coprifuoco, alla Festa del Lavoro, di quelli che impediscono ad intere categorie di lavorare. Ma nel mondo del cretinismo economico è un risvolto normale.
Quello che non è normale è che, neanche nel giorno della Festa del Lavoro, non si parli più di lavoro. Segnali neanche dai sindacati che, pur antiquati e démodé, l’argomento in passato lo ritenevano fondante. Neanche dalla sinistra che ne ha fatto nei decenni una battaglia sociale e culturale.
Oggi nell’era del cretinismo economico il lavoro è secondario anche nel giorno del lavoro. Tanto che pure al concertone del primo maggio, teatro storico di rivendicazioni sindacali, politiche e sociali sul lavoro, di lavoro non si parli mai. Gli argomenti della giornata sono stati ius soli e ddl Zan. Affidati, in particolare il secondo, ad un polemico intervento di Fedez che, vestito come un bambino rapper, leggeva, nell’ordine, un foglietto con contumelie varie ad esponenti politici contrari al ddl Zan, un po’ di cazzi suoi, insulti nominativi ai dirigenti Rai, e boiate varie. Ma niente argomento lavoro, se non una piccola parentesi per i lavoratori dello spettacolo. Il problema principale è stato, tra l’altro, che poi Fedez ha anche cantato e nonostante il suo fosse un discorso del cavolo ci siamo resi conto, addirittura, che canta peggio di come parla. (Guarda qui)
Ecco nell’era del cretinismo economico il lavoro non è un tema centrale nemmeno nel giorno a lui dedicato. Un segnale grave e preoccupante come lo è stato il concetto alla base della superlega di calcio. Con tanti ricchi che spendono risorse ingenti, ma non infinite, e quando le terminano invece di rimodulare le spese cercano nuove entrate. Per reggere i loro ipertrofici e gonfiati bilanci immettendo sempre nuove risorse, senza nessun criterio di economicità.
Per il Lavoro no, per il pallone si
Ma se ci pensiamo bene, in un periodo in cui ci hanno privato di molte libertà, in cui la pandemia ci deprime ed il lavoro per molti non esiste più non siamo scesi in piazza a protestare per nessuno di questi argomenti. Mentre contro la superlega si sono rivisti i tifosi in piazza, a manifestare di fronte agli stadi, a fare sentire la propria voce.
E di certo non è un segnale incoraggiante per lo stato di salute e reazione della nostra società.
Ecco, i cretini universali, un cretini al cubo rispetto ai quali persino il cretino economico palesa scintille di intelligenza, è il sottoprodotto tipico di un’era disgraziata e alla deriva come la nostra.
Ma, per tornare da dove siamo partiti, esso è anche il prodotto finito (e quindi voluto) di un sistema di educazione, formazione, istruzione in cui si è data prevalenza totale al culto delle scienze e dell’economia e si è dolosamente perpetrato l’omicidio delle discipline umanistiche e filosofiche. Le prime sono funzionali al mantenimento dello status quo. Le seconde ambiscono a rivoluzionarlo. Quindi, le prime vanno promosse, le seconde soppresse.
Così ha deciso la superlega dei cretini. Che é dominante e si impone. E che sarà difficile da sconfiggere a breve. Perché come è noto universalmente: la mamma dei cretini è sempre incinta.