La svolta di MaZinga e la “pazza idea” del Capitano

Il segretario del Pd dice alla direzione del partito che il Governo Conte bis è “completamente” dei Democrat. Una svolta che conduce al termine della legislatura e isola Matteo Renzi. Il leader leghista invece lavora ad un contro ribaltone che passa dalla riabilitazione politica di Luigi Di Maio.

In attesa delle elezioni (se il Governo supera lo scoglio della prescrizione, alle urne si andrà nel 2023), la partita tra il Capitano della Lega Matteo Salvini e il segretario del Pd Nicola Zingaretti si giocherà in Parlamento, più precisamente sulla blindatura o meno del Governo Conte bis.

Nicola Zingaretti con Anna Ascani e Andrea Orlando. Foto © Imagoeconomica / Alvaro Padilla

In direzione nazionale del Partito, Zingaretti ieri ha compiuto una vera e propria svolta. Dicendo a proposito dell’esecutivo in carica: “Un governoamico, ma pienamente un governo del Pd e un governo che ora deve accelerare. Il Pd non è disposto a subire temporeggiamenti o manovre per indebolire l’esecutivo. Noi non siamo al potere per il potere ma siamo al potere per servire l’Italia. E allora nessuno pensi di allungare la legislatura con il trasformismo e con un Parlamento in uno stato puramente vegetativo”.

Un governo pienamente del Pd. Non soltanto sostenuto dal Partito, ma del Partito. Una rivoluzione di prospettiva, che introduce l’altro terreno sul quale Zingaretti intende confrontarsi nei prossimi mesi. Ha affermato il segretario: “Ci serve un partito plurale, ricco di aree di pensiero, solidale, che dia valore e dignità agli iscritti, che li renda protagonisti dei processi decisionali. È un processo che deve fare dei passi avanti. Anche questo nuovo partito non può bastare. Il Pd deve avere una vocazione maggioritaria e indicare una direzione, senza avere una tendenza onnivora, cannibalizzando gli altri. Per questo non dobbiamo avere paura di un congresso politico straordinario.Non è una fuga dall’agenda quotidiana, ma un atto politico. Non sui nomi, ma sulle idee, chiamando l’Italia intera a confrontarsi e discutere sul futuro”.

Insomma, un campo aperto nel quale cominciare a piantare i semi della prossima campagna elettorale. Con le Sardine, con le associazioni, con i movimenti. Non necessariamente con Italia Viva di Matteo Renzi.

Matteo Salvini al citofono

Sull’altro versante, invece, Matteo Salvini pensa ad un contro ribaltone. Lo ha scritto perfettamente Giuseppe Alberto Falci sull’Huffington Post: “Certi amori ritornano. Giancarlo Giorgetti, il più autorevole della compagnia, in un’intervista all’Unione Sarda si era già lasciato andare. Giudizi lusinghieri per Luigi Di Maio niente meno, quello che per la maggior parte dei leghisti è solo un “bibitaro”.

Il chiacchiericcio, tra ex sodali, in Parlamento, al Senato, a Montecitorio, non è più acido e rancoroso come nei giorni del Papeete, ma assume i toni di un flebile ritorno di fiamma. Ecco, così: “Di Maio è uno che crede in quello che fa, non un opportunista!”. Leggendola nessuno sotto sotto voleva credere a queste parole del numero due del fu Carroccio. Eppure non finiva qui la strizzata d’occhio di Giorgetti all’inquilino della Farnesina. “Di Maio? E’ uno che soffre questa fase politica, che immagina un M5S non asservito al Pd. Uno con la schiena dritta”.

Se sono rose fioriranno. Va da sé che questi apprezzamenti arrivano dopo la sconfitta in Emilia Romagna, dopo il flop della strategia del citofono, dopo la strumentalizzazione della vicenda dei bambini di Bibbiano. E arrivano ancora dopo un consiglio federale dove Matteo Salvini ha rimesso mano all’organizzazione del partito, affidando al Giancarlo di cui sopra il delicato dossier degli Esteri. Che si traduce in ottime entrature nell’Europa che conta con una collocazione atlantista senza infingimenti.

Sergio Mattarella

Ma quelle parole arrivano soprattutto dopo la presa d’atto che la legislatura, a fatica, andrà avanti. Giorgetti ne è consapevole, lo ripete a ogni suo interlocutore. Almeno fino all’elezione del successore di Sergio Mattarella non si muoverà una foglia. E allora è necessario rimodulare la strategia. Non è sufficiente l’eterna campagna elettorale a colpi di dirette Facebook e di post al vetriolo eterodiretti dalla Bestia, una macchina propagandistica che può funzionare sul breve ma rischia di stancare per altri 3 anni”.

L’idea è quella di un Governo di centrodestra sostenuto anche da una pattuglia del Movimento Cinque Stelle. Magari quella che fa riferimento a Luigi Di Maio. La “pazza idea” di Salvini potrebbe essere questa.