La tangente ‘sfuggita’ a Di Ruzza? Due giudici dicono che non c’è

Nuovi elementi sul caso del palazzo acquistato a Londra dal Vaticano. E che vede indagato un banchiere ciociaro. La Cassazione italiana annulla uno degli atti. E anche Londra aveva già detto che l'operazione era regolare. Cosa significa. E cosa cambia ora.

Tra corti in tre stati diversi. Una sta a Londra, sponda sud est del Tamigi: la Crown Court di Southwark; l’altra sta a Roma, nell’imponente palazzo che si affaccia sul Tevere, al fianco di Castel Sant’Angelo: la suprema Corte di Cassazione. La terza si trova in Piazza Santa Marta, nella Città del Vaticano. Tutte e tre hanno avuto a che fare con la famigerata storia del palazzo di Sloane Avenue a Londra: quella che nella Santa Sede ritengono sia stata “la truffa del secolo”. In pratica: un giro complicatissimo di finanzieri e cardinali, tangenti e faciloni, capace di scavare un buco da cento milioni di euro nelle casse della Santa Sede.

In quell’inchiesta è indagato anche un banchiere ciociaro, Tommaso di Ruzza: era il direttore dell’Autorithy antiriciclaggio nella Città del Vaticano. Lo accusano di non avere visto una tangente da 5 milioni di euro nascosta all’interno di un’operazione finanziaria. Gli contestano che se ne sarebbe dovuto accorgere ed avrebbe dovuto fermare tutto prima che i soldi arrivassero a destinazione. La settimana scorsa una parte delle accuse a suo carico ha lasciato il tribunale ed è tornata in Procura per vedere ripartire daccapo le indagini. (Leggi qui Scandalo Vaticano: le accuse a Di Ruzza tornano indietro).

Londra e Roma

Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Il caso che coinvolge Tommaso Di Ruzza è già stato esaminato dalla corte inglese di Crown Court . Il giudice inglese Walter Baumgarten ha pronunciato nei mesi scorsi una sentenza. Stabilisce che quella del palazzo di Sloan Avenue è stata un’operazione regolare. Forse sbagliata, forse fatta in maniera poco prudente, ma comunque regolare.

Lo dicono 42 pagine di provvedimento con le quali il giudice Baumgarten ricostruisce i fatti ed annulla il sequestro milionario dei conti del brooker molisano Gianluigi Torzi. È il destinatario dei fondi che Tommaso Di Ruzza avrebbe dovuto intercettare. Infatti, Torzi è indagato dal Vaticano per estorsione, appropriazione indebita, frode e riciclaggio.

Ora però c’è un aggiornamento. Che arriva da Roma: la Suprema Cassazione ha integralmente annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma. Quale? Quella che aveva confermato la misura cautelare emessa a carico di Gianluigi Torzi dal GIP romano per le ipotesi di auto riciclaggio dei soldi ottenuti dal Vaticano per l’acquisizione della proprietà del famoso palazzo di Londra.

A spiegarlo sono stati gli avvocati del businessman londinese, Ambra Giovene e Marco Franco. Per loro “questo annullamento sarà un importante tassello per la dimostrazione della innocenza del nostro assistito”. Perché? Le prove erano state fornite all’autorità giudiziaria italiana dagli stessi Promotori di Giustizia vaticani.

E ora il Vaticano

Foto: Giuseppe Carotenuto / Imagoeconomica

Cosa cambia per Tommaso Di Ruzza? Londra dice che l’operazione è stata regolare, Roma dice che non c’erano gli elementi per l’arresto. Se non c’era la tangente allora non c’era nemmeno il pacco di soldi che il banchiere della provincia di Frosinone (è originario di Aquino) avrebbe dovuto intercettare dal suo ufficio.

Dal canto suo, l’ex direttore dell’Antiriciclaggio vaticana ha sempre evitato di rilasciare dichiarazioni, rifacendosi agli accertamenti interni avviati subito dopo che era scoppiato il caso. Avevano stabilito che tutte le procedure erano state rispettate. Aveva detto  «Sono in gioco attività istituzionali di intelligence finanziaria, inclusa la collaborazione con agenzie estere, che richiedono adeguate procedure e garanzie non solo a tutela del diritto alla difesa ma anche degli interessi sovrani sullo sfondo». 

Il processo riprende nei prossimi giorni. (Leggi qui Scandalo Vaticano: le accuse a Di Ruzza tornano indietro).

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