La tela di Zingaretti per scalare il Pd

La strategia di Nicola Zingaretti per arrivare al vertice nazionale del Partito Democratico. Ieri la prima mossa all'ex Dogana di Roma. Ora il tour per l'Italia. Prima tappa a Siena. Un po' gatto ed un po' saponetta. Per evitare che la grande opera di ricostruzione faccia la fine della Sagrada familia

Simone CANETTIERI

per IL MESSAGGERO

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La prima trasferta sarà nell’emblematica Siena. Fra tre settimane farà capolino in Toscana, chiamato a chiudere la campagna elettorale del candidato Pd nella città di Mps: «Martina o Renzi? Macché, ci sarà Nicola!», ha fatto sapere Bruno Valentini.

Sono i primi segnali della lunga marcia di Zingaretti. Il governatore è in campo (come da ieri anche il sindaco di Milano, Beppe Sala). Ma a modo suo. Tra zampate e ritorni veloci nell’ombra. Ieri, per esempio, all’ex Dogana di San Lorenzo, nella Capitale, ha offerto la prima prova di forza. Ovviamente a metà. Prima ha parlato di modello Lazio da esportare con la «sua alleanza del fare», ma poi ha anticipato le domande dei cronisti. Inchiodando: «Nessuna candidatura, nel caso ve ne accorgerete…».

 

Lo schema

Zingaretti, concavo e convesso, ha poi ribadito: «Siamo stati gli unici a vincere in Italia, noi». Dividendosi come sempre tra palco e dietro le quinte. Un po’ «gatto», un po’ «saponetta», soprannomi che lo accompagnano e lo raccontano da anni. Come si sa, accarezza le primarie del Pd e ha in testa uno «schema nuovo» di «centrosinistra e società».

Ma allo stesso tempo sa benissimo che la sua scalata dipende da una serie di treni che devono incrociarsi. La prima condizione per il grande salto è la formazione di un governo che scongiuri il voto a ottobre. Per fare in modo che a cascata si riunisca l’assemblea del Pd per eleggere un nuovo segretario e indire le primarie da celebrarsi «almeno» nel 2019. Con questo scenario – destinato a svelarsi nel bene o nel male tra pochi giorni – Zingaretti avrebbe il modo di preparare – senza fiatone – la sua marcia.

A partire da questa estate, «con un tour in giro per il Paese», racconta un collaboratore. La sua rete è in via di costruzione, o forse è meglio dire è «dormiente». A Roma ci sono una schiera di big del Nazareno tutt’altro che ostili con i quali i rapporti sono quotidiani: Dario Franceschini, Paolo Gentiloni (che prende tempo e non sembra interessato alla segreteria), Luigi Zanda. Mondi ormai lontani, quasi antropologicamente, da Matteo Renzi. Poi c’è la minoranza del Pd di Orlando e Cuperlo e si scivola fino a Leu.

 

I contatti

In queste ore guardano a lui con simpatia anche il collega Sergio Chiamparino in Piemonte e il sindaco di Bologna Virginio Merola.

«La sfida di Nicola – racconta chi lo conosce – è quella di unire i mondi moderati e cattolici con quelli della sinistra vicina alla Cgil, andare a riprendersi l’elettorato grillino, senza appoggiarsi ai notabili del Pd». Per questo il vero problema dell’assalto al cielo, per Zingaretti, potrebbe essere proprio il Sud, dove i dem sono stati bastonati alle urne.

«Non voglio rottamare nessuno, ma aprire e rigenerare il campo», ripete sempre il governatore del Lazio che in giunta conta un sindacalista della Cgil, pezzi di Giovani Turchi vicini a Matteo Orfini, gentiloniani purissimi (l’ex deputata Lorenza Bonaccorsi) e rappresentati di area Dem.

Il cantiere è «aperto». Ma nessuno sa se riuscirà a chiuderlo o farà la fine della Sagrada Familia. Dipende appunto dai tempi. Di sicuro il governatore intercetta una certa voglia di leadership che anima le truppe dem. La ricerca di modelli vincenti.

«C’è anche quello di Milano», ha rimarcato sempre ieri il sindaco Beppe Sala. «Tutti dicono che non c’è un’alternativa a Renzi, allora l’alternativa può essere quella di gruppo, di persone che vogliono far parte di una fase costituente senza chiedere nulla: dieci personalità».

Le grandi manovre stanno per iniziare, e qui si ritorna a Zingaretti convinto di poter incidere, con l’attuale sistema proporzionale, anche senza candidarsi alla presidenza del Consiglio. Intanto vuole partire dal Pd. Tra ombre e graffi.

 

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