La tristezza di una Cassino senza politici

Nessun candidato espressione di Cassino né all'uninominale del Senato né della Camera. Cioè le candidature più rappresentative del territorio. La classe politica Cassinate non è riuscita ad esprimere un nome.

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

Correva l’anno 1972 quando, con la produzione della 126, la Fiat accendeva i motori nello stabilimento di Piedimonte San Germano. Da mezzo secolo è l’insediamento produttivo più importante di tutta la Ciociaria, a lungo è stato il sito metalmeccanico con più addetti in tutto il Lazio. È stato a lungo il motore dell’economia del Lazio Meridionale, il fiore all’occhiello del Cassinate.

Qualche anno più tardi, nel 1979, all’ombra della millenaria abbazia di Montecassino iniziò a muovere i primi passi quello che oggi è un affermato ateneo italiano con cinque dipartimenti, decine di corsi di studio, centinaia di docenti e migliaia di studenti: l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

Il peso dei politici

Anna Teresa Formisano

Ironia della sorte, proprio quest’anno il territorio festeggia le nozze d’oro con lo stabilimento Fiat, oggi Stellantis. Tre anni fa è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad omaggiare il territorio nel quarantennale dell’Unicas.

Se oggi la città di Cassino può vantare questi due fiori all’occhiello è anche grazie ai rappresentanti che ha avuto in Parlamento nel corso di questo mezzo secolo. Se può fregiarsi ancora d’un Palazzo di Giustizia in pieno centro è perché dieci anni fa l’allora deputata Anna Teresa Formisano riuscì a sottrarlo alle forbici del Governo Monti che con la spending review aveva messo mano alla riorganizzazione dei tribunali italiani.

Negli anni Cinquanta fu il senatore Pier Carlo Restagno ad imporre la svolta che ha cambiato la storia di Cassino fino alla fine del millennio. Rifiuta i fondi per l’Agricoltura, pretende che la città da lui rappresentata venga inserita tra quelle che avrebbero sviluppato l’infrastruttura industriale. Le premesse per avere Fiat, Skf ed altri colossi derivano da lì.

La catena di montaggio della 126

Mezzo secolo fa, a portare la Fiat a Cassino fu Giulio Andreotti al termine di un scontro epico nel Governo. Lo stabilimento di Piedimonte San Germano in realtà doveva andare in Abruzzo: fu il divo Giulio a portarlo in Ciociaria. E quando ci fu la gravissima crisi degli anni Novanta fu Angelo Picano con il padre abate di Montecassino dom Bernardo D’Onorio ad attuare una manovra a tenaglia che salvò la struttura. A Picano ed al socialista Peppino Paliotta si deve il nuovo ospedale Santa Scolastica.

È perché questo territorio ha sempre espresso parlamentari “di peso” che a Roma ha saputo far sentire e far valere la sua voce.

L’assenza degli evanescenti

Nella Legislatura che si sta chiudendo nessuna opera è stata progettata per il territorio. Nessuna iniziativa è stata adottata per Stellantis Cassino Plant. Se quella struttura ha un avvenire si deve alla mobilitazione delle industrie dell’indotto: cresciute al punto di produrre in modo globale. Sono state loro con il coordinamento di Unindustria Cassino a mettere in campo il più grosso progetto di riorganizzazione dell’Automotive laziale. Non è stata la politica.

Chi ci sarà domani a difendere gli interessi dei lavoratori dello stabilimento Stellantis di Cassino e delle aziende dell’indotto? Chi alzerà la voce per il potenziamento del “Santa Scolastica”? Con chi dovrà dialogare l’amministrazione comunale per procedere con il progetto dell’Alta velocità? E chi difenderà il Tribunale di Cassino da un’eventuale nuova ondata di riordino della spesa?

A vedere le candidature ufficializzate in questi giorni appare evidente che la classe politica di Cassino non è stata in grado di esprimere un solo nome da poter schierare all’uninominale. Cioè il luogo più rappresentativo. Dove non si fanno calcoli per diventare Deputato o Senatore. Si devono avere i voti ed il rispetto degli elettori.

Colpa dei tagli? Solo in parte

Colpa certamente del taglio dei Parlamentari. Ha costretto a ridisegnare i collegi. Ha unito i Comuni del Cassinate con i comuni del Sud Pontino, con un evidente vantaggio della provincia di Latina. Ed ha i numeri maggiori.

Non ci saranno dunque più i comizi infuocati come nel 2018 quando da un lato c’era il leader del Centrodestra Mario Abbruzzese e dall’altro l’avvocato socialista Gianrico Ranaldi. Quel collegio era considerato blindato per il Centrodestra. La spuntò, a sorpresa, la candidata del M5S Ilaria Fontana. Di Frosinone. Che questa volta è stata ricandidata ma nel Capoluogo. Nessuno a Cassino si è strappato i capelli per quel trasferimento.

Non sono presenti candidati di Cassino e del territorio. Ci sono nei listini Proporzionali: ma da lì entri senza dover fare la campagna elettorale, non ci sono le preferenze, se tira il Partito entri altrimenti resti a casa.

Scelta strategica

Nicola Ottaviani

Il gioco degli incastri ha creato un paradosso. Il centrodestra ha candidato all’Uninominale il suo uomo più rappresentativo di Frosinone. Nicola Ottaviani è un’eccellenza della politica: si deve a lui la tripla vittoria del centrodestra alle Comunali del Capoluogo. Ma con Cassino non ha una storia, non ha un legame, i Cassinesi hanno in uggia i Frusinati. Sia chiaro: non cambierà d’una virgola il risultato finale che Nicola Ottaviani saprà registrare a Cassino; lo dimostra quanto accaduto 5 anni fa proprio a Frosinone dove il centrodestra schierò Francesco Zicchieri di Terracina. Eleggendolo.

Il centrosinistra esprime all’uninominale la candidatura del sindaco Sant’Ambrogio del Garigliano. Sergio Messore. Nasce non già da un’ondata di consenso intorno al suo nome. Deriva da una levata di scudi del sindaco di Cassino: contro la Federazione Pd di Frosinone. Ci sarà la conta su quella candidatura. Con un’evidente sottovalutazione: vero che Enzo Salera non poteva candidarsi in quanto si sarebbe dovuto dimettere; ma avrebbe potuto individuare un suo assessore o un nome più identitario e legato alla città di Cassino.

Gabriele Picano

I sondaggi dicono anche questa volta che il collegio di Cassino – Terracina è blindato per il centrodestra. Se a differenza di cinque anni fa dovessero avere ragione si determinerebbe la situazione evidenziata nelle settimane scorse da Gabriele Picano, figlio del senatore Angelo e attualmente vicecoordinatore provinciale di FdI. “Questo territorio che come prodotto interno lordo rappresenta certamente la metà della provincia di Frosinone rischia di essere terra di conquista da parte di candidati provenienti da altri territori per determinare elezioni sicure. Indipendentemente da chi verrà designato”.

È andata così. Rappresentanti del territorio non ce ne sono. Mai si era assistito nel Sud della provincia di Frosinone ad una tale povertà di candidature e alla certezza di non avere un rappresentante locale in Parlamento.