La variante elettorale. E i leader arrivano ancora

I leader arrivano ancora in provincia di Frosinone. Ma lo scenario è del tutto diverso da quando arrivavano gli Andreotti o i D'Alema ed i Berlusconi. È cambiata la gente, cambiato il territorio con la sua economia. Ed i Partiti giocano a nascondino. Per questo nessuno è in grado poi di rappresentare i nostri problemi lì dove si decide davvero

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Prima Giuseppe Conte a Sora, poi Matteo Salvini a Sora e ad Alatri. I leader vengono ancora in provincia di Frosinone per la campagna elettorale. Nulla a che vedere con due decenni fa, quando davvero arrivavano tutti: da Silvio Berlusconi a Romano Prodi, da Gianfranco Fini a Massimo D’Alema, da Rocco Buttiglione a Pierferdinando Casini. E via di questo passo.

Erano altri tempi, le piazze si riempivano con facilità (anche perché il Covid faceva parte del mondo delle idee di Platone). Però una differenza eclatante si nota. Le visite dei leader erano annunciate e strombazzate dalla classe dirigente locale dei Partiti. Oggi no: la comunicazione arriva dai livelli nazionali e regionali, c’è poco spazio per i referenti provinciali.

Giuseppe Conte a Sora

Certamente la classe dirigente del passato “pesava” di più. Sia a livello nazionale che regionale. È un fatto. Il voto del 3 e 4 ottobre avrà una rilevanza nazionale. I risultati di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna rappresenteranno più di una cartina da tornasole. In Ciociaria i Comuni alle urne sono 24, 2 con più di 15.000 abitanti. Alatri e Sora appunto.

Lo schema non è cambiato rispetto a quanto successo negli ultimi anni. Il centrodestra sulla carta è maggioritario in Ciociaria, ma poi si scopre diviso e in competizione quando si vota nei Comuni. Il Partito Democratico non sempre si presenta con il simbolo sulla scheda e unitariamente. Per il resto ci sono le liste civiche: trasversali e agguerrite. Pure questo però è un film che abbiamo visto. Perché poi ad un certo punto la coalizione civica si spacca. E a quel punto o si torna alle urne o subentrano i Partiti.

Però, chi lo ha detto che per diventare sindaco è meglio essere civico? Domenico Marzi (Frosinone), Patrizio Cittadini (Alatri), Enzo Di Stefano (Sora), Franco Fiorito (Anagni), Tullio Di Zazzo e Giuseppe Golini Petrarcone (Cassino), Maurizio Cerroni (Ceccano) erano riconoscibili politicamente.

I Partiti giocano a nascondino. I leader anche di più

La verità è che oggi i Partiti cercano di mimetizzarsi alle amministrative. Ma se lo fanno è anche perché le leadership politiche faticando ad emergere e ancora di più ad imporsi.

Per esempio: è complicato dire chi davvero dà le carte nella Lega. Se Claudio Durigon o Francesco Zicchieri, se Nicola Ottaviani o Pasquale Ciacciarelli. Altro esempio: impossibile provare a individuare il vero capo politico del Pd in Ciociaria. Francesco De Angelis è il più carismatico, ma Sara Battisti, Mauro Buschini e Antonio Pompeo si stanno muovendo molto sul territorio. Ognuno per conto proprio però.

Restando nel Pd, è complicato capire se Nicola Zingaretti vuole continuare a recitare un ruolo in Ciociaria oppure no. Fino all’anno scorso non c’erano dubbi. Mancano anche i riferimenti nazionali.

Antonio Tajani (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Così come è difficile capire per quale motivo Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia, abbia deciso di non avere più la Ciociaria come roccaforte elettorale. Negli “azzurri” al timone c’è il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone, che però non è di queste parti. È della provincia di Latina. Come della provincia di Latina è il deputato e coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon.

La provincia di Frosinone è stata sempre centrale nelle dinamiche politiche. Da anni però non è più così. Certamente ci sono le eccezioni, ma ogni volta che si presenta un problema serio si capisce che ci sarebbe bisogno di un punto di riferimento territoriale. Che non c’è però.

Per quanto riguarda la questione dello stabilimento Stellantis e dell’indotto, la Camera di Commercio ha preso l’iniziativa di istituire un tavolo di confronto permanente. Benissimo. C’è poco da girarci intorno: va evitata la delocalizzazione. Ma a Roma chi rappresenta queste ragioni nei palazzi della politica? Il punto è esattamente questo: manca una sponda politica forte e autorevole sul territorio. Non c’è. La preoccupazione maggiore è quella di ottenere una candidatura alla Camera, al Senato, alla Regione. Sono gli imprenditori, le associazioni di categoria, i sindacati a delineare gli scenari possibili. Dovrebbe farlo la politica. Ma non lo fa. Non ne ha la forza. (Leggi qui La delocalizzazione della classe dirigente).

Il centro di gravità sono le comunali di Frosinone

Fra nove mesi si vota nel capoluogo. In quell’occasione avremo il quadro chiaro di quelle che saranno le coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Sapremo se Lega e Fratelli d’Italia esprimeranno lo stesso candidato sindaco, conosceremo il ruolo di Nicola Ottaviani, intenzionato a passare da sindaco a regista. Vedremo se il centrosinistra davvero procederà con le primarie. E chi concorrerà.

Nicola Ottaviani (Foto: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi)

Ma poi, al netto di tutto, si tratterà di capire chi saranno i vincitori e chi i vinti. Perché il risultato del capoluogo è destinato a pesare moltissimo sul versante delle future candidature alla Camera, al Senato e alla Regione. Anche perché nel frattempo a livello nazionale la situazione non sarà certo quella di adesso.

C’è l’appuntamento dell’elezione del presidente della Repubblica. Cruciale. Ma soprattutto le comunali del 3 e 4 ottobre, destinate a ridisegnare le mappe delle coalizioni. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) punta alla leadership del centrodestra, Matteo Salvini dovrà capire se nella Lega c’è chi vuole metterne in discussione il ruolo di Capitano. Nel Pd Enrico Letta dovrà tirare le somme e magari provare a mettere in campo la “sua” segreteria politica. Nei Cinque Stelle scopriremo se la leadership di Giuseppe Conte è solida oppure no.

Sul piano provinciale occorrerà rendersi conti se esiste un esponente locale in grado di “agganciare” il piano nazionale. Se non ci sarà, allora la battaglia vera resterà quella di ottenere le candidature che contano. Ma forse è proprio dall’esito delle comunali che può venire fuori uno straccio di variante politica.

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