La vera posta in palio (pesantissima) del caso Durigon

I nuovi attacchi arrivati questa mattina al sottosegretario di Latina. La risposta di Salvini da Agorà. Ad Enrico Letta non pare vero sventolare la bandiera dell’antifascismo in campagna elettorale. In realtà le scelte di Durigon non sposteranno niente, ma una cosa è certa: nel caso di un passo indietro al Mef nel Carroccio diventerebbe un intoccabile sul piano politico. Lo scenario della candidatura alla presidenza della Regione Lazio.

Il bombardamento dei quotidiani è continuo e costante. La Repubblica questa mattina titola Salvini molla Durigon “per il bene del governo”, parla di sacrificio del fedelissimo di Salvini dopo il pressing di Draghi.

Valuterò con Claudio

Scrive Emanuele LauriaCon il silenzioso dissenso dei big del Partito, e soprattutto sotto il garbato pressing di Palazzo Chigi, Matteo Salvini alla fine allenta la presa. Abbassa lo scudo della difesa a oltranza di Claudio Durigon, il sottogretario che vuole ripristinare la vecchia intestazione ad Arnaldo Mussolini del parco di Latina che oggi porta il nome di Falcone Borsellino. Al meeting di Rimini dice una cosa chiara. Apre a una verifica sul futuro di Durigon “per il bene del partito e del governo”. Il che non significa affatto togliergli la fiducia personale, piuttosto fare con lui un ragionamento che è figlio di una questione di opportunità sempre più evidente”.

La foto sulla Prima Pagina del Domani

Dalla stessa area prosegue anche il cannoneggiamento del Domani. Che titola: Durigon e l’uomo vicino ai clan di Latina: ecco la foto che imbarazza il governo. Pubblica una foto che lo ritrae ad un pranzo accanto a Natan Altomare: il sommario recita Il braccio destro di Salvini e il professionista che pagava cene elettorali e parlava con i boss di Latina. «In cambio del sostegno mi promise un posto nella sanità». Il sottosegretario non risponde alle domande.

La risposta arriva in diretta Tv. dagli studi di Rai Tre Matteo Salvini partecipa ad Agorà. E dice: “È un mese che la sinistra insegue Durigon nel nome del fascismo e di robe surreali. Siccome è una persona che stimo ai massimi livelli, mi vedrò con Claudio e per evitare altri mesi di polemiche valuteremo come andare avanti: per il bene suo, del governo e del Paese“.

La posta in palio

Ma alla fine quali effetti politici sulla maggioranza e sul Governo produrrebbe la scelta del sottosegretario al Mef Claudio Durigon? Se si dimettesse come muterebbe il quadro? In nessun modo. E se restasse? In nessun modo lo stesso. In realtà lo scontro tra il Pd di Enrico Letta e la Lega di Matteo Salvini è su tutto (dal green pass alla scuola, dall’Afghanistan all’immigrazione). In questo contesto Claudio Durigon è il bersaglio grosso, peraltro in piena campagna elettorale per le comunali. Si andrà alle urne in Comuni come Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna.

La questione di fondo c’è: l’antifascismo costituisce ancora oggi il carburante ideologico di un centrosinistra in difficoltà. Mentre la Lega sventola la bandiera dell’immigrazione per tenere sotto scacco i Democrat.

Enrico Letta e Matteo salvini al Meeting di Rimini (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Enrico Letta ha detto che è “pronta la mozione di sfiducia su Durigon, perché l’apologia del fascismo è incompatibile con questo governo e con la nostra storia”. Aggiungendo: “Invece trovo che le critiche che sono rivolte nei confronti del ministro Lamorgese da parte sia di partiti dell’opposizione che da parte di quelli che stanno al governo siano assolutamente pretestuose. Critiche che sono legate semplicemente a generare un clima di sfiducia e ad agitare sempre e comunque il tema sicurezza come tema sul quale lucrare voti. Io difendo il ministro, credo che il Governo stia facendo un buon lavoro su questi temi e invoglio ad andare avanti”.

La linea di Salvini

Matteo Salvini ha ribattuto: “I numeri sui morti nel Mediterraneo nei primi mesi di questo anno sono da soli sufficienti a bocciare l’operato del ministro Lamorgese. Mi domando in questi 8 mesi come abbia occupato il suo tempo. Sarà necessario pensare a un cambio, altrimenti problemi della sicurezza nazionale così non li gestiamo. Deve fare il ministro. Cosa che non ha cominciato a fare”.

Poi su Durigon: “Ragioneremo io e lui su quello che è più utile fare per lui e per il movimento, per il governo e l’Italia. Perdere tempo in polemiche sul passato…Fortunatamente fascismo e comunismo sono stati sconfitti e archiviati. Ne ragionerò io con Claudio persona di cui ho massima fiducia”. 

Ora, potrebbe pure succedere che Matteo Salvini possa chiedere a Claudio Durigon un passo indietro sul ruolo di sottosegretario al Mef, ma questa eventualità rappresenterà il primo passo per un nuovo ruolo del coordinatore regionale del Lazio. Un ruolo all’interno della Lega, un ruolo politico, destinato a far capire sia all’interno che all’esterno che su di lui Salvini continua a puntare. Nel Lazio e su temi cruciali come quelli del lavoro. Le pensioni in particolare.

Il senso della Federazione

Antonio Tajani al Meeting di Rimini

Semmai nella Lega bisognerebbe interrogarsi sul senso delle federazione con Forza Italia, considerando che Elio Vito è stato il primo a posizionare gli “azzurri” sul punto della sfiducia a Durigon. E ieri ha attaccato frontalmente il coordinatore nazionale del partito Antonio Tajani per il fatto di non essersi sbilanciato sui casi Lamorgese e Durigon. (Leggi qui Tajani finisce nel mirino: “Su Durigon è Ponzio Pilato”).

Su Canale 5, intervenendo a Morning News poco fa Antonio Tajani ha fatto una serie di affermazioni non proprio in linea con il pensiero di Matteo Salvini. Difendendo il Ministro dell’Interno: “Noi siamo contro le sfiducie individuali, non credo ci siano gli estremi per votare la sfiducia al ministro Lamorgese“. Ma anche sui vaccini e sl Green pass: “Non possiamo pensare di avere un altro anno di insegnamento a distanza, ne va della formazione dei nostri figli e dei nostri nipoti. Quindi il personale scolastico, insegnante e non, dovrà essere obbligato – se non è vaccinato – ad avere il Covid pass. Lo stesso discorso vale per chi lavora in grandi comunità“.

Poi la netta frenata sulla Federazione. “Dar vita come pensa Berlusconi al Partito unico del centrodestra significa lavorare molto intensamente, non è una decisione che si prende a tavolino con uno schiocco di dita: dobbiamo discutere, confrontarci. C’è una base comune nel centrodestra, oggi due forze sono al governo e una è all’opposizione. Noi come Fi ci poniamo il problema non solo di come vincere le elezioni nel 2023 ma anche di come governare l’Italia dopo il 2023, dare una prospettiva“.

Fuori sintonia

All’interno del Carroccio Salvini sa che esiste un’area, che va da Luca Zaia a Giancarlo Giorgetti, non sintonizzata sulla sua lunghezza d’onda. Occorre iniziare a chiedersi cosa succederà dopo che la federazione con Forza Italia sarà operativa. E deve cominciare a chiederselo anche Forza Italia.

In questo contesto il “promovetur ut amoveatur” di Claudio Durigon non rappresenterebbe una bocciatura politica per l’ex dirigente dell’Ugl. Anzi, da questo episodio potrebbe iniziare  la lunga marcia verso la candidatura alla presidenza della Regione Lazio.

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