La verità non è mai una sola

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Non esiste mai una sola verità. Ecco perché i giudizi affrettati uccidono. Quanto le pallottole.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Occuparsi di Cronaca nera è una delle cose più logoranti. Perché sei costretto a raccontare cose dolorose, setacciando con pazienza tra ciò che è confermato e ciò che sono chiacchiere, alla ricerca di una verità.

A rendere tutto più complesso è la mania di protagonismo che fa parte della natura umana: ognuno, per sentirsi importante, mostra di sapere qualcosa e spesso dà per certe quelle che sono solo chiacchiere. Che così circolano sempre di più.

A rendere tutto più complesso è il fatto che non esista una sola verità: ce ne sono tante. Dipende da quale punto stai osservando la scena.

In Scienze della Comunicazione fanno studiare l’esperimento condotto da cinque persone: in strada, si fermano, iniziano ad indicare una finestra, si crea un capannello, tutti guardano nella stessa direzione e appena la folla è consistente si allontanano; per tornare dopo un quarto d’ora e chiedere cosa fosse successo. Come se stessero arrivando solo in quel momento. Chi raccontava di una signora che si voleva suicidare, chi di un climber che si stava arrampicando, chi di un principio d’incendio. 

Il luogo dello sparo

Di Alatri vi parliamo a questo link. Occuparsi di un caso del genere è ancora più tragico. Esistono tante verità diverse a seconda dei frammenti che riesci a mettere insieme. Di mezzo c’è un ragazzo di 18 anni, ci sono colpi di pistola sparati e rimbalzati. Ogni dettaglio cambia il racconto mentre la famiglia vive quel dolore sulla carne viva.

Compreso lo stillicidio di un bollettino medico: che non può essere interpretato, il ragazzo è in condizioni disperate, non è morto. Non servono corse ad essere i primi a dare una notizia così quando c’è una tragedia del genere. Serve la corsa a dire la verità: per fare chiarezza. Evitando i giudizi.

Come ci racconta la storia di Michele Padovano, ex attaccante della Juve e della nazionale, arrestato nel 2006 per avere finanziato un traffico internazionale di droga. Oggi, dopo 16 anni, è stato assolto. (Leggi qui)

I giudizi affrettati uccidono quanto i proiettili.

Senza Ricevuta di Ritorno.

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