La via di Caltagirone ed i campioni della monnezza

La differenza tra due visioni del futuro. Quella di Roma e quella di Frosinone: riassunte da due episodi avvenuti in settimana. Uno con protagonista Caltagirone, l'altro con al centro Navarra.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

I segnali arrivati questa settimana sono due. Entrambi sono chiari e dicono che questa provincia rischia di non avere un futuro. Sono segnali legati a due nomi: Francesco Gaetano Caltagirone e Rosettano Navarra.

Il primo è uno dei principali capitani d’industria in Italia: costruttore edile tra i più attivi nella Capitale viene accreditato di 3,3 milioni di metri quadrati edificati, la rivista Forbes lo colloca tra gli italiani più ricchi con un patrimonio di 3,8 miliardi di dollari; in sintesi, a Roma si deve tenere conto di lui. Rosettano Navarra è un self made man che ha costruito la sua fortuna sui materiali per l’edilizia e poi ha diversificato adattando le cave dismesse e la flotta convertendole al riciclo dei rifiuti inerti e fangosi.

Cosa c’entra Caltagirone con Navarra? Nulla: né sul piano economico né sul piano investigativo. Sono le due vicissitudini che in settimana li hanno visiti protagonisti a raccontare dove sta andando l’economia nel sud del Lazio.

Le due vicissitudini

Francesco Gaetano Caltagirone in settimana si è espresso a favore del progetto per la realizzazione di un termovalorizzatore a Roma. Come nelle principali città europee l’impianto annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri provvederà a smaltire i rifiuti urbani ed a generare sia elettricità e sia acqua calda. Caltagirone ha detto si come romano, come imprenditore, come costruttore. Dietro a quel termovalorizzatore c’è innanzitutto una visione di sviluppo.

Rosettano Navarra negli stessi giorni è stato raggiunto da un’indagine della Procura di Roma per smaltimento illecito dei rifiuti. È un fascicolo che riguarda la provincia di Frosinone: i fanghi gestiti in maniera che si ritiene non conforme sono quelli prodotti dal depuratore industriale di Ceccano. Lo gestisce la società AeA che è al centro di un’altra indagine per reati simili aperta presso la Procura di Cassino.

Una precisazione va fatta: in ossequio dell’onestà intellettuale e della normativa sulla presunzione di innocenza. E cioè: l’indagine è in corso, la Navarra SpA assicura di avere trattato i rifiuti secondo la legge; e che nel corso degli anni quei fanghi sono sempre stati classificati da AeA come rifiuto “non pericoloso, attraverso analisi di caratterizzazione effettuate da laboratori terzi accreditati”.

Saranno le indagini a stabilire come stiano i fatti. Non è questo il tema.

Il declino industriale

(Foto: Stefano Capra / Imagoeconomica)

I due fatti rendono evidente le due diverse direzioni imboccate da Roma e dalla provincia di Frosinone in materia di gestione dei rifiuti. Da una parte c’è una visione di sviluppo; dall’altra c’è una forma di smaltimento che nulla ha da spartire con il recupero e con il riciclo. Sono due filosofie opposte: una con un futuro e l’altra no a prescindere dalla regolarità con cui svenga svolta.

Ci allontaniamo alla velocità della luce dallo sviluppo ecosostenibile e ci facciamo sempre più classificare come i campioni della monnezza… Perché stiamo continuando a trattare i rifiuti come se fossero scarti da buttare, invece di calcolarli come materia prima da rigenerare.

Per essere ancora più chiari. La Provincia di Frosinone sta attendendo che il Politecnico di Torino finisca di esaminare le aree potenzialmente adatte ad ospitare la discarica provinciale al posto di quella in località Cerreto a Roccasecca esaurita da un anno. C’è un progetto approvato per il quinto ampliamento dell’esistente: la società Mad non vuole sentirne nemmeno parlare e finora ha respinto al mittente le diffide della Regione Lazio. L’imprenditore Valter Lozza ha detto che fino a quando non ci sarà una norma chiara lui non muoverà nemmeno una ruspa perché si è stancato di dover andare in giro per tribunali.

Siamo i Campioni della Monnezza perché rischiamo di ritrovarci senza un piano di prospettiva. Come li vogliamo gestire i nostri rifiuti? Dov’è la visione politica? Caltagirone vuole che i rifiuti di Roma diventino energia ed acqua calda per la doccia e per i termosifoni; noi pensiamo ancora ad interrare affidandoci a Navarra (sia detto sempre a prescindere da come viene svolto il servizio).

Perché ristiamo di restare fuori

Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica

In assenza di una rotta tracciata da chi dovrebbe progettare lo sviluppo del territorio s’è fatto carico di tutto il presidente della società pubblica Saf Lucio Migliorelli. Lo ha fatto con un piano di trasformazione dell’attuale impianto provinciale di Colfelice dove i rifiuti vengono tritati, vagliati e recuperati; vuole trasformarlo in una ‘fabbrica dei materiali‘ capace di riciclare almeno l’80% di quello che oggi non si recupera.

Ma a dettare le linee di sviluppo non deve essere una società, per quanto pubblica come la Saf. Dovrebbe essere una Provincia che oggi si affida ai Navarra. E dovrebbe essere una Regione che scrive un Piano Regionale in cui dice No ai termovalorizzatori salvo farsi stracciare quel documento costato nove anni di lavoro appena a Roma è stato eletto sindaco Roberto Gualtieri. Tempo perso insomma.

Il Piano Migliorelli rischia di fare la stessa fine. Perché? Potrebbe nascere a Santa Palomba un distretto del recupero, intorno al nuovo Termovalorizzatore. Il che significherebbe addio alla possibilità economica di tenere in piedi il progetto per Colfelice. E addio ai vantaggi per le aziende a stare qui con un’elettricità ad un costo più accessibile.

I rifiuti oggi sono energia. Che va ad abbassare la bolletta, soprattutto per il sistema industriale che è stato portato al collasso dalla speculazione prima e dalla guerra in Ucraina poi. È l’assenza di un piano che parta da questo aspetto ma pensa solo ad interrare che ci tiene fuori dallo sviluppo.

Meno spazio alle ecomafie

Foto Tama66 / Peter H / Pixabay

Il tema qui non è se lo smaltimento dei rifiuti deve essere lineare (interrando) o circolare (trasformando). Il tema è se lo smaltimento viene fatto in maniera onesta e circolare resterebbero pochissimi spazi per le ‘interpretazioni‘ che oggi dividono Procure della Repubblica e Gestori degli impianti.

Per dirla tutta. Che fine ha fatto la proposta messa sul tavolo della Regione Lazio ormai due anni fa di agganciare le autorizzazioni alle persone che le ottengono, in modo da evitare strane rotazioni e ritrovarsi in azienda (ormai autorizzata) figure poco edificanti? Che fina ha fatto la proposta, avanzata nella stessa sede, di inserire nell’assetto societario anche una minima parte di Pubblico per far scattare tutte le tutele ed i controlli delle Prefetture che questo implica?

Quello che la provincia di Frosinone non ha capito è che il mondo è cambiato radicalmente: Roma riparte con Caltagirone che spinge; Frosinone va a picco, con questa classe politica e dirigente che continua ad avere paura di affrontare la realtà. E la realtà è che Brescia porta 0 rifiuti in discarica, Milano porta 0 rifiuti in discarica, entrambe hanno la Tari più bassa d’Italia; Acerra ha risolto il problema della monnezza a Napoli. Ed in nessuna delle tre località c’è gente che va in giro con le maschere antigas. A Ceccano si.