La via di Zingaretti per la Regione: «Il Campo Largo garantisce la vittoria»

I segnali lanciati da Nicola Zingaretti in vista delle prossime Regionali. L'appello al centrosinistra a confermare l'attuale 'Modello Lazio'. Ed al Pd affinché individui una figura "che possa essere le sintesi per l'unità”

Nicola Zingaretti manda un segnale sulla frequenza delle prossime elezioni Regionali. Dice: «Spero che faremo di tutto per confermare un Campo Largo che garantisce le condizioni della vittoria». Lo fa da via del Tritone, nel set televisivo dello storico quotidiano romano diretto da Massimo Martinelli.

Nella video intervista rilasciata al giornale, il segnale del governatore uscente è per i Partiti del centrosinistra che compongono l’attuale coalizione. Ma ne manda uno anche al suo Pd: dicendo che bisognerà «trovare la persona che di più possa essere la sintesi per l’unità».

La data delle elezioni verrà individuata insieme ai capigruppo di tutte le forze presenti in Aula. I rumors dicono che a tutti potrebbe convenire una data compresa tra la fine di gennaio e la metà febbraio. Circa un mese prima della scadenza naturale della legislatura. (leggi qui: La strategia di Zingaretti per evitare la trappola delle dimissioni).

L’alleanza vincente

Zingaretti durante l’intervista

La sintesi di nove anni in Regione Lazio? «Quando diventai presidente della Regione nove anni fa trovai 22 miliardi di euro di debiti, di cui 12 non pagati. Andando via, lascerò 18 miliardi di investimenti» ha sottolineato Zingaretti.

Chi raccoglierà la sua eredità dipenderà da ciò che decideranno gli attuali alleati. Le elezioni Politiche del 25 settembre non hanno generato un Campo Largo: al contrario ci sono state tutte le divisioni possibili. Al punto che l’alleanza realizzata da Nicola Zingaretti nell’Aula della Pisana è un unicum. Il Governatore dice al direttore Martinelli «Questa è un’alleanza del Campo Largo che vede dentro il M5S, Azione, il Pd, le realtà civiche, la sinistra e Italia Viva. Una squadra molto plurale e diversa ma unita. Mi auguro che si abbia l’intelligenza e l’amore per il Lazio per ripresentarsi uniti. E per trovare la persona che di più possa essere la sintesi per l’unità».

Non è un messaggio di principio. In questi anni su una cosa in particolare Nicola Zingaretti ha gettato la spugna e lo ha fatto con rabbia: la rigenerazione del Partito Democratico; aveva avviato un processo che puntava alla creazione non di un nuovo Partito ma di un Partito nuovo. Che si evolvesse dall’interno, liberandosi delle correnti. Quando ha capito che non ci sarebbe riuscito si è dimesso da Segretario Nazionale.

I fatti gli hanno dato ragione: alla base di molti dei problemi recenti c’è la lotta tra le correnti. Per questo dice a Il Messaggero che trovare la persona giusta, capace di realizzare la sintesi per l’unità del centrosinistra «sarebbe il più importante atto d’amore per la nostra comunità, che non si merita un ritorno al passato. Negli ultimi 15 anni quando questa cultura unitaria di buongoverno si è presentata agli elettori ha sempre vinto».

Molto dipenderà dalle elezioni 

Nicola Zingaretti con Roberto Gualtieri

Quello che sarà il dopo dipenderà molto dall’esito elettorale: il governatore ne è certo. Nel corso di un’intervista al ‘Messaggero TV’ Nicola Zingaretti ha tratteggiato così la possibilità di un ritorno al dialogo tra Pd e M5S per tentare di ricostruire il campo largo del centrosinistra.

Nel Lazio quel dialogo è stato costruito e conservato. L’intenzione di mantenerlo e rinnovarlo c’è tutta: la leader regionale Roberta Lombardi lo ha detto con chiarezza. Evidenziando che molto dipenderà dal programma. E da chi ne sarà il garante.

Certo, le recenti parole del presidente dei pentastellati Giuseppe Conte, che congelavano i rapporti con gli attuali vertici nazionali dei dem «sono un modo per non avere il dialogo» ha detto Zingaretti. «Sono il leader che ha spinto per l’unità e il dialogo quando i 5 Stelle sostenevano Matteo Salvini ministro degli Interni. Rivendico l’idea di una ricostruzione, all’interno di un sistema maggioritario, di poli che si contrappongono. Avevo ragione a insistere perché si costruisse una proposta politica. Ma la rottura è stata unilaterale e non legata a noi o a nostre scelte, ma a un errore politico».

Colpa del M5S, nella visione di Zingaretti. Per il quale «Il Pd ha fatto tanto per salvaguardare un’alleanza unitaria. Ma la rottura non l’abbiamo voluta noi. E’ stata una scelta e il Pd è stata la forza più unitaria anche in quel passaggio».

Il nodo Calenda

Carlo Calenda

Il nodo più complesso da sciogliere è rappresentato da Carlo Calenda. Durante la fase delle trattative poi interrotta dalla crisi di Governo e dalle elezioni anticipate, aveva detto di essere pronto a sostenere ancora il centrosinistra. A condizione che il candidato espresso dal Pd per il dopo Zingaretti fosse l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato.

Sul piano politico ci sono visioni differenti tra Zingaretti e Calenda. Che riguardano l’orizzonte nazionale. Su quello regionale, la competenza ormai è del Segretario Pd del Lazio Bruno Astorre. Spiega il Governatore: «Larghe intese dopo il voto? Mi auguro di no. Combatto per vincere e credo che una democrazia abbia bisogno di una maggioranza e un’opposizione. E che faccia bene a tutti una dialettica dove la poltica riprende a dire la propria, a partire dai propri valori». Insomma, chi vince governa e chi perde va all’opposizione. Zingaretti non lo ha mai nascosto: un eventuale periodo in minoranza potrebbe essere rigenerante.

Sta qui la distanza con Azione. «Non condivido chi, come la lista di Calenda, si augura di nuovo un pantano. Dopo 5 anni abbiamo dato tanto e Draghi non sarebbe disponibile» ha aggiunto Zingaretti. «Combatto per vincere anche perché se tanti danni abbiamo avuto è perché nel Parlamento che abbiamo alle nostre spalle c’era l’egemonia e la forza della destra che vinse elezioni nel 2018. E ogni volta che abbiamo tentato di affermare politiche e leggi sociali o civili abbiamo visto erigere un muro».

Lega, ‘boom debito e tasse con Zingaretti’

Il centrodestra è concentrato sulle Politiche del 25 settembre. A quell’intervista per ora risponde solo la Lega. Dicendo che «Il debito della Regione Lazio è aumentato e le tasse sono aumentate. Questo è il risultato del governo Zingaretti».