L’acqua che ci ha consentito di resistere al Covid

Cosa ci ha consentito di resistere alla pandemia? Perché c'è stata gente che ha dato tutta se stessa, rischiando la vita, per fare il proprio dovere in favoreid dei malati? La risposta la danno un albero ed un fiume

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Benedetto l’uomo che confida nel Signore

e il Signore è la sua fiducia.

È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,

verso la corrente stende le radici;

non teme quando viene il caldo,

le sue foglie rimangono verdi,

nell’anno della siccità non si dà pena,

non smette di produrre frutti   Ger 17

Le splendide metafore del profeta Geremia sono il paradigma del rapporto tra Dio e l’uomo. Un albero e il corso d’acqua, il primo senza il secondo non esiste, non ha possibilità di sopravvivere. Grazie alle radici stese verso il corso d’acqua, non c’è caldo, non c’è siccità che possano spaventarlo. Nonostante tutto, porterà frutti, non ha paura, è piantato lungo il corso d’acqua.

L’albero però può ingannare sé stesso. Può vedersi forte, alto, rigoglioso, non aver paura di niente ma, se non avesse quelle radici profonde, tese verso il corso d’acqua, la siccità non avrebbe pietà di lui.

L’albero che ha resistito al Covid

Foto © Vince Paolo Gerace / Imagoeconomica

Qualche giorno fa abbiamo superato le 150 mila vittime per il covid Sars-2. Dobbiamo chiederci che cosa ci ha consentito di superare la gravissima crisi della pandemia e soprattutto non dimenticare chi ci ha fatto lo sforzo maggiore: innanzitutto il personale sanitario.

Chi li ha spinti a rimanere al loro posto durante i giorni terribili degli ospedali presi d’assalto, sottoposti a turni massacranti? Chi li ha tenuti là, piuttosto che abbandonare la nave in tempesta, dandosi malati, imboscandosi in altri reparti? Sarebbe bastato un certificato medico.

E come loro tanti altri lavoratori che in quei mesi tragici hanno continuato a fare il loro dovere senza cedere alla facile tentazione della fuga, del pensare soltanto a sé stessi. Eppure ciascuno di loro, medici, infermieri, portantini, autisti, magazzinieri, commesse, forze dell’ordine, tutti hanno rischiato e rischiano la vita e tanti ce l’hanno rimessa. Non possiamo dimenticare quanto hanno fatto per tutti noi, anche se oggi, di fronte alle riaperture, è facile cadere nell’oblio di quei mesi spaventosi.

Il fiume dell’onestà

Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Soltanto il fiume d’acqua dell’onestà, del rispetto del dovere, della dignità del paziente, dell’educazione al rispetto della vita, fondamenti dell’educazione cristiana basata sul vangelo e sui comandamenti, ha consentito alle loro radici di offrire quanto necessario per resistere alla tempesta del covid.

E ora che cominciamo ad uscirne, non possiamo dimenticarli. Le radici hanno funzionato, hanno consentito all’albero di non perdere il contatto con il corso d’acqua.

Chi ha seminato il bene nel loro animo, nella loro vita, ha seminato bene. Grazie!

(Leggi qui qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).