L’Albaneta, la birra, i tifosi, la speculazione: su cosa vale la pena dividersi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

[dfads params=’groups=105&limit=1&orderby=random&return_javascript=1′]

 

La diffidenza nasce quando le cose non sono chiare. Nel caso del progetto per realizzare un’Agri farm nell’area dell’Albaneta di Cassino c’è anche il pregiudizio. Perché è stato il primo argomento di scontro con il quale lo scorso anno si è dato il via ad una campagna elettorale lunga e feroce. E anche perché su quel terreno si scontrano una serie di interessi, tutti legittimi: il diritto di Montecassino al recupero delle masserie da cui storicamente traeva il suo sostentamento; il diritto del popolo polacco di tutelare la memoria dei propri eroi; ma anche il diritto di un privato a fare un investimento in un Paese nel quale l’iniziativa privata è garantita dalla Costituzione; come il diritto di una città ad essere coinvolta. Il nostro ordinamento prevede strumenti chiari al fine di tutelare questi diritti e contemperarli. La divisione in partigianerie e tifoserie non agevola.

Vediamo allora di riasumere i fatti, dalla lettura incrociata dei giornali di oggi.

La nuova amministrazione di Carlo Maria D’Alessandro ha vinto le elezioni e spiana la strada al progetto che invece venne bocciato dal centrosinistra di Petrarcone?
No. Almeno cosi si ricava dalle cronache di Alberto Simone su Ciociaria Editoriale Oggi quando scrive che in municipio tutti giurano di non saperne niente:

Il progetto dell’Albaneta (…) è perlopiù sconosciuto agli amministratori della città martire. Almeno stando alle dichiarazioni ufficiali. Eppure, il video che circola su youtube nel quale l’architetto Giacomo Bianchi dà qualche anticipazione del progetto dopo quello naufragato a Natale scorso, ha già creato non poche polemiche sui social. Il vicesindaco Carmelo Palombo, che in questi giorni fa le veci di D’Alessandro in comune, si è detto all’oscuro di tutto. L’assessore alle attività produttive Tullio Di Zazzo non ha nascosto di essere al correnete dell’Agri Farm ma ha però evidenziato che non è di sua competenza «fin quando – ha però evidenziato – non si chiederà la licenza per eventuali attività produttive». «Agrifarm e birrificio a due passi da Montecassino? Mi informerò», la lapidaria risposta della delegata al ramo, ovvero l’assessore alla cultura e al turismo Nora Noury.

I fatti sono due. O in Comune sanno ma non ancora in modo ufficiale e correttamente aspettano che gli vengano illustrate le carte anticipate solo a voce. Oppure in Comune non sanno e si ripeterebbe lo sgarbo istituzionale dello scorso inverno. Un dato è certo: la pubblicazione – sulla bacheca Facebook di Albaneta Farm – dell’intervista ad un architetto di chiara fama quale Giacomo Bianchi che svela alcuni dettagli del piano di recupero, fa parte di un piano di comunicazione. Viene specificato. E si spiega che nei prossimi giorni veranno pubblicate altre interviste. Ognuno segue la strategia di marleting che più preferisce: se l’obiettivo era quello di fare esplodere il dibattito è stato fatto centro. Se era quello di anticipare un progetto…  all’università di Cassino insegnano che strategie più equilibrate ed efficaci.

Verrà stravolta l’Albaneta?
No. E questo lo ha spiegato con chiarezza nella sua intervista l’architetto Bianchi dicendo: « Il restauro sarà comunque portato avanti con la Soprintendenza, non sara fatto nulla se non insieme alle istituzioni»

Allora non verrà costruito nulla?
Ci saranno costruzioni. Ma non nuove costruzioni. Il tecnico ha detto che il tutto avviene “all’interno di un recupero del complesso delle aziende agricole, lo stesso monastero diventerà parte di questo progetto. In che modo: con il recupero e la messa in sicurezza di ciò che resta del monastero di Santa Maria dell’Albaneta, con il recupero delle superfici utili rimaste intatte dopo il bombardamento”. Recupero delle superifici utili significa: recuperare quegli edifici, consolidare e mettere in sicurezza quelle mura, ricostruire parte di ciò che è stato distrutto. Punto. Qui inizia la prima confusione fatta se si legge con occhio da tifoso. Infatti, una fazione immagina che questo significhi la nascita di un modernissimo Palazzo della Fonte a cinque piani con piscine e solarium capace di stravolgere il paesaggio. Il tecnico non dice questo. Anzi: dice il contrario. Vengono recuperate le volumetrie ma nel totale rispetto del psssato. La domanda alla quale sarà interessante avere risposta è: quanto volume verrà recuperato? Verrà ricostruito l’intero ex monastero dell’Albaneta in cui trovarono alloggio Tommaso d’Aquino e Ignazio di Loyola? Anche se la risposta fosse si, nulla di scandaloso ci sarebbe. Se l’arredamento al suo interno non fosse spartano ma confortevole al punto da poter parlare di resort? Dibattito per arredatori e per storici che poco o nulla ha di politico, a meno che non si voglia tornare al concetto della tifoseria.

Il birrificio si fara?
E’ previsto. Lo dice sempre il tecnico su Il Messaggero a Elena Pittiglio:

 

In uno dei capannoni dove venivano allevati i bovini forse, sottolineo forse – dice Giacomo Bianchi – si farà una distilleria artigianale per dare un certificato di nascita ad un brand che, se avesse successo, diventerebbe un brand conosciuto più di altre birre al mondo. Mi spiego: se il brand della birra dell’abbazia avesse fortuna potrebbe presentarsi la necessità di costruire un birrificio nella zona industriale di Cassino con conseguenti risvolti occupazionali. Il progetto della birra è importante, eventualmente, per gli esiti che potrebbe produrre nell’area industriale del Cassinate.

Vale il ragionamento del punto precedente. L’architetto conferma che esiste l’ipotesi di far nascere una birra artigianale all’Albaneta, ricavata da un’antica ricetta monastica, tentando la strada seguita da monasteri belgi e olandesi (la La Trappe a tripla fermentazione è uno dei piaceri della vita). Se il prodotto dovesse funzionare sul mercato, il birrificio artigianale dell’Albaneta genererebbe uno stabilimento nel quale produrla in serie. Questi sono i fatti. Che non significano costruire uno stabilimento come la ex Prinz Brau di Ferentino o la ex Carlsberg di Ceccano, proprio sotto Montecassino: quello, eventualmente nascerebbe nella zona industriale di Cassino.

E il ristorante?
Nel primo progetto, quello di alcuni mesi fa, era previsto al pari dell’albergo: se ora sia stato canellato lo sapremo solo a fine settembre quando verrà presentato ufficialmente il progetto. Certamente, nel contratto stipulato ad ottobre del 2015 tra Montecassino ed il privato si prevedevano con chiarezza anche queste royalties: 2,50 euro su ogni pernottamento; 1 euro su ogni coperto del ristorante, 15 centesimi su ogni litro di birra venduto in qualsiasi rete commerciale.

Sarà una speculazione?
Il privato si è impegnato a pagare un canone a Montecassino: 10mila euro il primo anno (e risulta già pagato), 20mila euro per il secondo anno (il pagamento è programmato per dicembre 2016), a partire dal terzo e fino al quindicesimo anno 40mila euro l’anno, più l’adeguamento Istat. Se questa sia speculazione, se sia investimento, ognuno scelga la parola che ritiene più adatta. Possibilmente senza tifoserie. Le elezioni sono finite.

L’errore più grande che si potrebbe commettere sarebbe quello di politicizzare il progetto: esempi di questo genere, dagli anni Ottanta in poi, ce ne sono stati almeno una dozzina in tutta la provincia di Frosinone. Tutti progetti interessanti e poi realizzati altrove perché finiti nel tritacarne della tifoseria dell’uno e dell’altro fronte. I casi più clamorosi hanno riguardato i progetti per l’ex bosco Faito di Ceccano dove c’era una parte degli stabilimenti militari Bomprini Parodi Delfino, oppure l’ex Deposito Munizioni di Anagni ed il piano per la manutenzione aeronautica: non si è nemmeno arrivati ad esaminare i dettagli. Logica vuole che nel caso dell’Albaneta non ci si divida tra chi ritiene che dietro all’investitore ci siano Mario Abbruzzese ed il centrodestra e chi ritiene che contro ci siano il centrosinistra e Giuseppe Golini Petrarcone. Forse i punti da considerare sono proprio quelli indicati dall’architetto Bianchi: c’è recupero storico e funzionale? Rispetta l’ambiente e la storia? Crea economia? Qualifica Cassino? Rispetta i ragazzi polacchi, tedeschi e di ogni alla nazione, morti per la loro bandiera a ridosso di quei terreni? E’ su questo che ci si deve dividere.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright