L’allarme di Bonomi: «Un milione di posti di lavoro a rischio»

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Il neo presidente di Confindustria: «L’occupazione e l’innovazione non si creano per decreto. L classe politica dimostra di non avere né una visione né una strategia».

Confindustria non concede tregua. Non solo al Governo, ma alla politica. E il neo presidente Carlo Bonomi lo sta facendo capire in ogni occasione. In un incontro di Fondazione Fiera a Milano, Bonomi ha spiegato: «Aspettiamo i dati i dati di fine maggio ma si parla di qualcosa tra i 700 mila e un milione di posti di lavoro che sarebbero a rischio. Poi sono bloccati per decreto ma il rischio c’è».

«In Italia si pensa che il lavoro o l’innovazione si creano per decreto. L’economia è cosa diversa. Quindi o noi liberiamo le risorse o non cresceremo come Paese. I posti di lavoro si creano se ci sono crescita e investimenti».

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Ancora: «Non bisogna pensare che le risorse sono infinite perchè così non è. È giusto sostenere per un certo periodo l’emergenza ma la sensazione è che stiamo immaginano che passata la pandemia torna tutto come prima. Si pensa che si possono sospendere i licenziamenti per legge, come se una legge può mantenere i posti di lavoro, il mercato i clienti. Purtroppo non è così perchè l’economia è altro».

Attacco frontale

Quello di Bonomi è un attacco frontale alla politica portata avanti in questi mesi dal premier Giuseppe Conte, ma soprattutto dalla “cabina di regia” del Movimento Cinque Stelle. Il divieto di licenziamento dovrebbe essere accompagnato da una forte iniezione di finanziamenti a fondo perduto. Che non si è vista.

Ha continuato Bonomi: «Vedo la classe politica, non parlo di Governo, molto concentrata sull’emergenza ma con zero visione e zero strategia su dove dobbiamo andare. Questo mi preoccupa molto. Ci sono dei nodi fondamentali che dobbiamo affrontare oggi. Penso all’automotive, al fisco, che deve essere una leva di competitività e non solo come strumento per il gettito, e il lavoro. Penso anche alle infrastrutture e le grandi opere e il mondo dell’acciaio».

Giuseppe Conte

«Vedo una politica che ha delle posizioni diverse anche all’interno degli stessi Partiti e quindi diventa tutto difficile e complicato. Abbiamo, quindi, una serie di questioni da affrontare scevri dagli interessi di parte o dividendi elettorali. La scelta dell’altro giorno ci ha regalato una speranza (circa il recovery fund) ma non illudiamoci. Io non vorrei che ci illudessimo che questi fondi, abbiamo circa 172 miliardi, arriveranno domani mattina. Sarà un percorso lungo per averli e sarà soggetto a tantissime contrattazioni. Quindi il tema è come prenderemo quei soldi e come saranno spesi».

Manca la visione

Cioè Bonomi mette il dito nella piaga nell’incapacità italiana di spendere, nella difficoltà di un Governo che ha il “braccino” nei confronti delle imprese. Una difficoltà che è figlia della mancanza di visione. Se non si sa dove s’intende portare il Paese la conseguenza è che non si costruisce nemmeno la strada per portarlo fino a quel traguardo.

La linea Giulia nello stabilimento Fca Cassino Plant

L’esempio dell’Automotive nel Lazio e nel Cassinate è la fotografia di questa totale mancanza di visione. Dimostrata sia da questo che dal precedente Governo. Nel resto del mondo i Governi hanno accompagnato l’industria automobilistica verso un’evoluzione green: incentivando la ricerca, lo sviluppo di soluzioni ibride, allestendo una rete di centraline che rendessero alternativa la ricarica elettrica alla pompa di benzina. In Italia invece abbiamo introdotto un sistema di bonus e tasse che ha portato i soldi italiani nei conti delle case automobilistiche straniere. Più disarmante ancora non è stata questa scelta: ma i politici che andavano in televisione a dire che nulla sarebbe successo agli stabilimenti italiani. Infatti si sono fermati dopo pochi mesi. Incapaci di vedere oltre il loro naso.

La stessa miopia la stiamo vedendo ora con il divieto di licenziamento per legge: non potrà impedire la perdita dei posti di lavoro se non ci sarà rilancio. Perché le imprese falliranno.

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