L’alternativa al bazooka: lasciateci fare gli italiani

I Paesi dell'Europa del Nord non intendono imbracciare il bazooka invocato da Mario Draghi. Perché Giuseppe Conte ha detto 'se è così, facciamo da soli' di fronte alle loro proposte. la via alternativa a quella del bazooka. Lasciarci fare gli italiani, in un'economia come nel dopoguerra. Perché ora c'è bisogno di fare. E farlo in fretta.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il sazio non comprende l’affamato. A Bruxelles è andata in scena la rappresentazione del celebre proverbio. I sazi Paesi del Nord Europa non riescono a capire la portata del coronavirus che sta flagellando il Sud del continente. Rischiando di affamarlo. Rifiutano quegli interventi ‘uniti e urgenti’ invocati dall’Italia, dalla Spagna e dalla Francia.

La risposta è stata in sostanza: ‘Vi servono soldi? Li avrete in base alle solite regole che abbiamo messo per chi fa debiti’. Come si risponderebbe alle cicale di fronte all’arrivo dell’inverno. Non ad un Paese costretto a chiudere il 70% del suo sistema produttivo e tenere la gente in casa per bloccare la diffusione della nuova peste del ventunesimo secolo.

Giuseppe Conte

Qui le cose possono essere solo due: o tra Berlino, L’Aia e Stoccolma non hanno per niente chiara la decimazione che è in atto, oppure l’hanno capita benissimo e si preparano ad interpretare il ruolo degli avvoltoi su ciò di buono che sarà rimasto. La risposta, in entrambi i casi, non ha tenuto minimamente conto dei consigli elargiti nelle ore precedenti dall’autorevole ex presidente della Bce Mario Draghi sul Financial Times (leggi qui Il nuovo bazooka consigliato da Mario Draghi).

Servono soldi, servono subito, serviranno presto a quasi tutta l’Europa che poco alla volta si troverà alle prese con un coronavirus che si sposta dove vuole. Servono per dare da mangiare alle famiglie che sono bloccate in casa e non posso lavorare, alle fabbriche che sono ferme e non possono produrre, ai negozi che hanno dovuto abbassare la saracinesca.

Perché l’Italia non s’è messa in vacanza con un mese d’anticipo sulla Pasqua: ma perché conta da settimane quasi settecento morti al giorno.

Di fronte a questa situazione l’Europa ci ha risposto con strumenti pensati nel passato e per il passato, immaginati per una tensione finanziaria e non in caso di pandemia. “Non disturbatevi, ve li potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno” ha giustamente risposto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Rivendicando che i conti sono stati messi in ordine. Se l’Europa non vuole imbracciare il bazooka invocato ieri da Mario Draghi l’Italia è tranquillamente nelle condizioni di agire. Ma è chiaro che «Se la Ue non è solidale il progetto europeo è finito».

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ed il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri

Il ‘subito‘ ce lo possiamo finanziare da soli. Perché il 2019 si è chiuso con un rapporto deficit/Pil all’1,6 e non al 2.2, come programmato. In queste condizioni possiamo farcela da soli. Ma a condizione di avere un progetto di ripartenza degno del Dopoguerra. Con cui far ripartire l’economia post covid.

Lasciamo stare le mance. Chi non ha futuro, si deve accontentare del presente. Soldi subito per non morire. Chiaro. Ma questo non è un programma di sviluppo e di ripartenza. Questo è un programma di sopravvivenza: arte antica, tipicamente italica perché ci hanno abituati a non a coltivare le nostre ambizioni, ma ci hanno costretti a preoccuparci delle nostre contingenze. Se devi pensare a cosa mettere in tavola stasera non hai il tempo per immaginare un ristorante da aprire la prossima settimana con cui mangiare sempre.

E invece il programma ci sarebbe. Passa ancora una volta per la demolizione della vera causa di tutti i mali: la burocrazia. E sia chiaro una volta per tutte: una cosa sono i burocrati (che non molto hanno fatto per farsi stimare) cosa ben diversa è la burocrazia. Quando Guglielmo I di Hohenzollern unificò la Germania prese il meglio dai singoli lander e lo mise a sistema nel Paese, in questo modo ciascuno aveva fornito un pezzo al nuovo regno. Dalla Prussia prese l’apparato burocratico: il più efficiente tra tutti.

Guardando la situazione di oggi: in fondo, a mente lucida, possiamo dire che si muore di Covid, o si muore perché non arrivano mascherine, guanti, camici, respiratori, posti letto, regole chiare per evitare il contagio, meccanismi agili per erogare il minimo necessario per le urgenze?

E le aziende non avranno soldi e falliranno, perchè non ci sono i soldi, o perchè non arriveranno in tempo per lungaggini e macchinose procedure per poter attivare le linee di finanziamento necessarie?

Foto © Imagoeconomica / Marco Cremonesi

Questo è il tema. Se si vuole uscire dalla crisi bisogna demolire la burocrazia e smettere di pensare che la iper regolarmentazione plurilivello istituzionale ci permette di far bene le cose. E ad ognuno di poter mettere uno zampino.

Facciamola finita. Si deve ripartire da qui. 

Il primo provvedimento che andrebbe fatto è che tutti gli enti che hanno pratiche autorizzative in corso, le sblocchino per motivi di urgenza entro 30 giorni, senza deroga. E che in assenza di pronunciamento vale il silenzio assenso. Cioè: sono sbloccate in automatico.

Vorrebbe dire per la nostra economia avere autorizzazioni a costruire, a realizzare, ad operare, a produrre, ad iniziare attività. Liberando una mole di investimenti capace di produrre una spinta simile a quella che fu alla base del boom economico negli anni Cinquanta. Non c’è bazooka finanziario che possa competere in termini di spinta propulsiva
Il modello utilizzato per rifare il ponte Morandi di Genova è la conferma, per le opere pubbliche, ma anche per quelle private si deve sbloccare d’urgenza ogni forma di autorizzazione in tutti i settori.

Quindi, in periodo di Smart working, in questa fase dove la burocrazia si difende e si nasconde ancora di più rispetto ai periodi ordinari, lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, devono lavorare il doppio, garantire il massimo di velocizzazione degli iter, con le tecnologie dello smart working e delle teleconferenze, con tutti gli strumenti che l’innovazione tecnologica ha messo a disposizione della Pubblica Amministrazione. 

Il tricolore di luci sul Ponte Morandi Foto © Archivio PerGenova Scpa

Correre, correre, accellerare, come con i medici: moltiplicare le risorse umane a disposizione delle pratiche amministrative per garantire “permessi a fare”, autorizzazioni e concessioni, nel più breve tempo possibile. Eliminando l’obbligo di pareri multipli di innumerevoli Enti che nulla sanno e nulla fanno in materie specifiche delle autorizzazioni.

Da qui, da questo snodo passa la sopravvivenza economica ed il rilancio del Paese.

Non ci saranno soldi che potranno bastare, senza dare agli italiani la possibilità di fare quello che sanno fare, ovvero fare impresa. Come nessun altro al mondo.

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