L’altolà di Cristofari: «Il Pd faccia chiarezza o me ne sto a casa»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Non cerca benedizioni, rifiuta assoluzioni, non ha bisogno d’esami di coscienza politici: il presidente dell’Ordine dei Medici Fabrizio Cristofari non si lascia condizionare dalle parole dette dall’ex sindaco Michele Marini a Luciano D’Arpino su Il Messaggero. Marini non ha nessuna intenzione di appoggiare una eventuale candidatura a sindaco di Cristofari: eppure erano amici, stavano entrambi nel Pd. Poi, cinque anni fa, il cardiologo uscì dal Partito ed appoggiò la candidatura dell’avvocato Domenico Marzi , voltando le spalle all’uscente Marini. Che non gliel’ha mai perdonata. E ora ha ribadito con chiarezza che non appoggerà mai Cristofari, nemmeno se questi vincesse le primarie Pd del 30 ottobre. (.leggi qui la fumata nel nel Pd)

 

«Non replico alle argomentazioni espresse dall’ex sindaco Marini, attuale capogruppo consiliare del PD: ritengo le sue dichiarazioni basate sul risentimento personale più che su una analisi politica equilibrata, che dovrebbe sconsigliargli di intervenire con minacce di candidatura, peraltro già bocciata 5 anni fa dalla cittadinanza». Dritto al bersaglio.

 

E poi un segnale al Partito Democratico: il cardiologo inizia a scocciarsi di questo tira e molla: «Le perplessità che sorgono a confermare la disponibilità a candidarsi del sottoscritto, provengono da altre considerazioni: è vero che sono un iscritto del PD, ma il sindaco di Frosinone appartiene ai cittadini e la Città di Frosinone ha bisogno di essere governata. L’attuale quadro politico, gli incomprensibili rituali dai quali non riesce a liberarsi, non lasciano sereni per una proficua stagione di governabilità e per la soluzione degli annosi problemi che assillano i Frusinati».

 

Che potrebbe essere tradotto: o mi garantite che il Pd c’è, e che c’è tutto, oppure posso starmene a casa.

 

Il fatto è che cinque anni fa Cristofari fece quello che nessun altro nel Pd ebbe il coraggio di fare: schierarsi con un altro candidato perché tutti sapevano che Michele Marini era bruciato. Di lì a poco infatti un avviso di garanzia avrebbe raggiunto il sindaco. Ufficializzando l’inchiesta per gli appalti sulla via Monti Lepini. C’era il rischio politico che tutta l’amministrazione venisse oscurata dall’ombra che si sarebbe proiettata sul primo cittadino.

L’avviso di garanzia poi è puntualmente arrivato. C’è pure la richiesta di processo. Non c’è traccia di soldi che Marini avrebbe né chiesto né tantomeno ricevuto, ma il processo verrà fatto comunque.

 

Ma a Marini non importa. E’ il gesto. Il modo in cui tutto è avvenuto. In cui il Pd ha gestito il tutto. Ed il Pd in questa fase non può permettersi di perdere i tremila voti che vale Michele Marini, indagato o no: i suoi elettori lo voterebbero anche se venisse trasferito a La Cayenna.

 

E pure quelli di Cristofari farebbero altrettanto con il loro medico.

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