Landini il “duro” alla guida della Cgil. Può essere un interlocutore per Zingaretti?

L’ex leader della Fiom alla guida del più grande sindacato italiano. Mentre il Partito Democratico deve porsi il problema della risintonizzazione con il mondo del lavoro e con le istanze sociali delle persone. Potrebbero aprirsi scenari nuovi

Maurizio Landini sarà il nuovo segretario della Cgil, Vincenzo Colla il vice: l’accordo, come riferisce La Repubblica, è stato trovato nella notte. Con l’obiettivo di scongiurare una spaccatura nel sindacato. 

Maurizio Landini si è descritto così:

Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l’apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia. Dovevamo lavorare all’aperto, faceva freddo d’inverno e c’era un disagio. Non è che volessimo lavorare meno, volevamo vedere riconosciuto questo disagio e abbiamo chiesto alla cooperativa di affrontare questo problema.

Era una cooperativa rossa, eravamo tutti iscritti al Partito Comunista. I dirigenti ci dissero che sì, avevamo ragione. Però dovevamo tenere conto che la cooperativa aveva dei problemi e dovevamo fare degli sforzi. Io ero giovane e d’istinto mi venne di interromperlo e di dirgli: “Guarda, tu sei un dirigente e io in tasca ho la tessera del Partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso”. Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno”.

Una delle tante cose che in questi anni ha contribuito all’isolamento politico del Pd è stata rappresentata dalla sostanziale frattura con il mondo sindacale, con la Cgil in particolare. Maurizio Landini è stati per sette anni il leader della Fiom della Cgil, l’ala dei duri, quella che sta nelle fabbriche come la Fiat, che oggi si chiama Fca.

Certamente Landini è un sindacalista, ma dal punto di vista politico ha combattuto le sue battaglie. Non è uno che passa inosservato e si farà sentire, anche nella questione della Fca. Non avrà problemi a dire la sua nell’ambito di un confronto, né ad attaccare il Governo di Lega e Movimento Cinque Stelle.

Ma, perfino suo malgrado, può rappresentare un interlocutore (anche critico) per il Pd che verrà dopo le primarie del 3 marzo. Se Nicola Zingaretti dovesse diventare segretario nazionale dei Democrat non potrà non cercare di ricostruire un dialogo con la Cigl per la rappresentanza del mondo del lavoro e dei diritti sociali.

Potrebbe essere un tema fondamentale per il rilancio dei Dem, il risintonizzarsi cioè sulle frequenze dei lavoratori.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright