L’Anpi accusa Mastrobattista di fare il saluto romano, ma lui: “Non provateci neanche”

Veleni da campagna elettorale a Fondi. Il candidato sindaco di FdI viene additato come un 'nostalgico' del Ventennio. Ma lui squaderna un curriculum da vecchio democristiano conservatore. "Confondono la mia componente Dc Forze Nuove con Forza Nuova”

«Quella vocale finale costituisce una differenza abissale. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha fatto forse confusione. O forse non sa la differenza tra la storica componente della Dc Forze Nuove ed il Partito di Forza Nuova».

Ormai ufficializzato il divorzio elettorale a Fondi tra Lega e Forza Italia da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra, l’aspirante primo cittadino di FdI Giulio Mastrobattista giura che non «avrebbe mai voluto» prendere carta e scrivere di suo pugno.

Cosa? Una presa di distanza da quella che definisce una polemica «gratuita ed offensiva».

L’accusa dell’Anpi

Giulio Mastrobattista

Polemica innescata dalla delegazione locale dell’Anpi. Mastrobattista è stato accusato di essere protagonista di un “gesto criminale” al termine di un comizio svolto l’altra sera in piazza De Santis. Di «alzare il braccio a mò di saluto fascista».

Ne è convinto Marco Fiore, presidente dell’Anpi di Fondi. «Probabilmente l’avvocato Mastrobattista proverà a giustificarsi affermando di averlo fatto per salutare un amico seduto al bar antistante. Tuttavia ai nostri occhi il gesto è apparso inequivocabile. Oltretutto questo nostalgico istinto è stato accolto dal sorriso compiaciuto del nipote dello stesso candidato sindaco. Cioè Francesco Mastrobattista, coordinatore di Forza Nuova, che poco prima era intervenuto nella stessa piazza. Il frutto non cade mai troppo distante dall’albero».

Da qui la decisione dell’Anpi di condannare questo gesto. Nonché di valutare «con attenzione» l’ipotesi di una denuncia per apologia di fascismo secondo quanto prevede la legge Mancino.

Una lunga storia, cominciata con la Dc e proseguita con Segni… e col Pci

CARLO DONAT-CATTIN

Il diretto interessato è stato costretto a respingere questa prima polemica elettorale. E di farlo ricordando che «solo chi non conosce la mia storia politica mi dà del fascista».

Mastrobattista ha dovuto rispolverare il suo curriculum vitae. «A soli 16 anni ero iscritto al movimento giovanile della Democrazia Cristiana. Sono stato per molti anni delegato giovanile della Dc di Lenola, eletto più volte Delegato al Congresso Provinciale. Allora nella Dc c’erano le correnti , io militavo nella corrente di “Forze Nuove”, che non centra nulla con Forza Nuova. “Forze nuove” era la corrente che rappresentava la sinistra sociale della Democrazia Cristiana di Guido Bodrato. Prima di lui dell’onorevole Carlo Donat-Cattin».

Mastrobattista, poi, è stato stretto collaboratore di Mariotto Segni, «il più grande politico che abbia mai conosciuto». Divenendo poi segretario provinciale di Latina del “Patto Segni”. Partecipando attivamente alla campagna referendaria, collaborò per la raccolta delle firme con l’onorevole Pci Claudio Petruccioli. Questi era braccio destro di Achille Occhetto, ultimo segretario del Partito Comunista.

La svolta a destra del ’99 con AN

Gianluca Quadrini con il parlamentare Ue di Fondi Salvatore De Meo

La parziale virata verso destra di Mastrobattista c’è stata comunque nel 1999. Fu quando, in occasione delle elezioni europee, fu uno dei promotori della lista italiana presentata da Alleanza Nazionale. Lui lo definiva «Partito ispirato al conservatorismo nazionale e dal Patto Segni».

E allora chi è il candidato sindaco di FdI che mira a contrapporsi a Beniamino Maschietta? Questo nel tentativo di succedere al neo deputato europeo Salvatore De Meo?

Osserva Mastrobattista: «Non ho mai militato in Partiti fascisti. Men che mai neo fascisti. Non coltivo nostalgie romantiche ed estetismi dannunziani pur rispettando chi non la pensa come me. Sono solo un uomo di destra, di una destra moderna ed allo stesso tempo una destra sociale, voglio stare vicino alla gente. Perché sono convinto che soltanto votando a destra si rifà l’Italia. Chi mi accusa di aver fatto il saluto romano mi ferisce l’anima e violenta la mia storia. Offende la mia formazione politica e culturale e ne risponderà nelle sedi giudiziarie, non ultima quella penale».