L’appello di Coletta e i “Liberi e Forti” di Don Sturzo

L'appello di Coletta è come l'invito a bere dopo che le botti sono state avvelenate. Non punta ad un grande futuro ma ad una comunanza di vanità

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Era il gennaio del 1919, don Luigi Sturzo in una Italia lacerata lanciava un appello agli: Uomini moralmente liberi e socialmente evoluti per allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ed attuare gli ideali di giustizia sociale,  migliorare le condizioni generali del lavoro e sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della “Società delle Nazioni”

È grossa, ma quando si legge l’appello al Consiglio comunale di Latina rivolto dal sindaco rieletto Damiano Coletta, alla memorie sale subito quell’altro appello perchè è la differenza che segna. (Leggi qui La mossa di Coletta per costruire una maggioranza).

La differenza di sostanza

don Luigi Sturzo

Don Sturzo univa i cattolici per fare una Italia che non c’era, Coletta chiede aiuto per salvare una cosa che c’è stata.

Come avere da un lato un’auto per il futuro, dall’altro una scelta all’indietro.

Dice il sindaco che si rivolgerà prima di tutto alla civica del suo avversario Latina nel cuore: ma lui da quelli di Vincenzo Zaccheo non era riconosciuto, come lui non riconosceva loro. Ora?

Se avveleno le botti poi non posso fare la festa di matrimonio con lo stesso vino. E in più quelli che adesso vorrei invitare sono astemi.

Dice ma lo facciamo per Latina. Capisco tutto, ma non capisco perchè, se questo era nelle possibilità, usare quella veemenza nel criminalizzare gli altri. 

Don Luigi Sturzo unì i cattolici non sulla mediocrità quotidiana ma su un grande futuro. E pagò pegno. Anche la sua Chiesa lo rinnegò: lui fu “nascosto“. Il suo progetto politico risorse e fece una Italia nuova.

La mossa disperata

(Foto © Andrea Apruzzese)

Qui siamo al tentativo disperato. Siamo a non salutare il domani ma a voler perpetrare l’oggi. Si appella, Coletta ai consiglieri, ma non è la somma di io che fa il noi, ma la determinazione di chi pensa come “noi” a escludere l’io. 

L’appello di Sturzo era generoso, quello di Coletta così come formulato è disperato. Naturalmente in tanti di “sacrificheranno” per la Patria da salvare, per una emergenza che sta arrivando. Ma non sarà poi per la polis ma per la propria ruota di pavone.

Cosa avrei fatto io? Semplice avrei chiamato non gli uomini, ma le parti, non i singoli, ma i cori preparando uno spartito. Ma io ricordo Sturzo, qui non lo ricorda nessuno.

Avrei preparato lo spartito. Avrei fatto quello che dovevo in modo che accadesse quello che poteva per dirla alla Pietro Nenni.  

Non avrei chiesto “responsabili” ma mi sarei assunto una responsabilità sullo spartito.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright