L’arma contro la violenza si chiama rispetto: va usato tutti i giorni

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Le leggi contro la violenza ci sono: ma non si applicano o non sono applicabili. Mentre basta una parola. Da imparare ad usare ogni giorno

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Si chiama ‘gerarchizzazione delle notizie’: è il processo attraverso il quale si decide come collocare in pagina i fatti del giorno. In base alle loro importanza si attribuisce una visibilità maggiore o minore.

Home Page del Corriere: Cartelle esattoriali, Funerali di Maroni, Rivalutazione delle pensioni, Raid a Kherson, Covid. Il resto ha poca o scarsa importanza

Home di Repubblica: Cartelle esattoriali: come funziona la manovra; Putin incontra le madri dei soldati; mondiali in Qatar, i veleni in Vaticano. Il resto è troppo giù.

Home de La Stampa: i Mondiali, la guerra, il vaticano, l’odissea di Lando Buzzanca.

Giù, soltanto giù la Giornata contro la Violenza sulle Donne. L’attenzione c’è stata solo in prima mattinata. 

Foto: Lucidwaters / Can Stock Photo

Giusto. Perché è un’ipocrisia di facciata, una giustificazione: dietro la quale molti si nascondono per dire che qualcosa hanno fatto. Un alibi indegno al quale molte donne danno il loro contributo.

La realtà è che le leggi ci sono ma sono o inapplicate o inapplicabili; violenze psichiche, fisiche, morali, coercizioni, ricatti, umiliazioni: avvengono ogni giorno. Ed un giorno con le scarpe rosse serve a sciacquarsi la faccia.

La lotta alle violenze sulle donne si combatte ogni giorno e non si vincerà mai fino a quando non verrà usata l’unica arma micidiale, capace di fare qualcosa: andare in soffitta e rimettere in servizio una parola dimenticata: rispetto.

Chi non rispetta le donne è una bestia.

Senza Ricevuta di Ritorno

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