L’assordante silenzio di De Angelis (di C. Trento)

Il silenzio di Francesco De Angelis in questi giorni è una strategie. Per mantenere aperta la strada che potrebbe portare ad un incarico. Soprattutto per piazzare il vero colpo: Mauro Buschini capogruppo Pd in Regione Lazio

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Non una parola. E men che meno una polemica. Francesco De Angelis viene da lontano, dalla scuola delle Frattocchie: ha attraversato da protagonista l’ intero percorso, storico e culturale prima che politico, del Pci-Pds-Ds-Pd. Sa perfettamente che in momenti come questo è il silenzio la scelta strategica migliore. Soprattutto dopo una sconfitta come quella rimediata dai Democrat il 4 marzo scorso.

Francesco De Angelis non ha centrato l’elezione a Montecitorio proprio per il basso risultato del partito. Ma anche perché nel listino proporzionale della Camera era in terza posizione e l’ unico seggio è scattato per il capolista, Claudio Mancini, orfiniano della prima ora. Pure De Angelis fa parte dell’ area del presidente nazionale dei Dem e probabilmente si aspettava una posizione migliore. Però non lo dirà mai. Ci fossero state le preferenze sarebbe stato diverso: alle regionali, infatti, è riuscito ad ottenere il pieno dei consensi per il “ ticket” formato da Mauro Buschini (suo fedelissimo da sempre) e Sara Battisti, anche lei orfiniana della prima ora. Come Mancini.

Alla Regione Lazio il presidente Nicola Zingaretti è impegnato nel difficile varo della giunta. Il termine ultimo scade il 28 marzo. Tra le indiscrezioni gira anche l’ opzione De Angelis, ma il diretto interessato non rompe il silenzio su questo tema. Ancora una volta la partita potrebbe giocarsi, però, nell’ area orfiniana. Considerando che in Consiglio sono le opposizioni ad avere la maggioranza, Zingaretti è orientata a scegliere il più possibile assessori esterni.

Per quanto riguarda la provincia di Frosinone, nelle ultime ore è iniziato a circolare con insistenza il nome di Enrico Pittiglio, sindaco di San Donato Valcomino. Anche lui orfiniano, candidato alla presidenza della Provincia proprio da De Angelis nel 2014, nel momento di massima frattura all’ interno del partito. Quando, per intenderci, Francesco Scalia lanciò la designazone di Antonio Pompeo.

La domanda è: il nome di Enrico Pittiglio passerebbe da Francesco De Angelis?

Naturalmente è evidente che le decisioni finali saranno prese da Zingaretti. Però l’ esito della partita a scacchi nell’ area orfiniana potrebbe avere delle conseguenze in provincia di Frosinone.

Francesco De Angelis è da sempre il leader dell’ area maggioritaria del partito in Ciociaria: sta osservando con attenzione l’ evolversi della situazione. Probabilmente, però, si aspettava di più. Per esempio la blindatura sulla candidatura alle politiche. Da aggiungere pure che l’ adesione di tutta la sua componente all’ area di Orfini determinò il “grande gelo” con Nicola Zingaretti alle primarie per la segreteria nazionale di un anno fa.

Sul versante del consiglio regionale, invece, Mauro Buschini è in pole position per la nomina a capogruppo del Pd. Un ruolo politico di grande importanza alla luce proprio del fenomeno dell’anatra zoppa. Un ruolo per il quale Buschini è in corsa in virtù dei voti ottenuti.

La casella fondamentale sarà quella della presidenza del consiglio regionale: l’ idea di Zingaretti è quella di chiudere con le opposizioni (che hanno i numeri, sulla carta, per dire la loro) sull’ uscente Daniele Leodori

Per quanto riguarda la giunta, Massimiliano Smeriglio è in corsa per il ruolo di “ vice” . Gli altri nomi in prima fila sono quelli di Alessandra Sartore, Gian Paolo Manzella e Alessio D’Amato. Si parla pure di Pina Maturani e Lorenza Bonaccorsi. Mentre, sul versante di Liberi e Uguali, c’ è l’ opzione Paolo Cento.

Il nodo più intricato è quello dei numeri in Consiglio. La delegazione del Pd (formata da Leodori, Buschini e Valeriani) incontrerà i gruppi del centrodestra, dei Cinque Stelle e Sergio Pirozzi.

Un possibile terreno di confronto potrebbe essere quello delle presidenze delle commissioni: otto quelle ordinarie, poi possibili quattro speciali. Quelle al Bilancio e alla Sanità, però, difficilmente faranno parte della trattativa politica.

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