Latina, dal voto agli ex voto

Più che una caccia al voto sembra una caccia agli ex voto. Perché in molti cono convinti che serva solo un miracolo. Ma la devozione è figlia dell'autorevolezza

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Non lo so. Cerco, tra le cose affardellate, di capire questa campagna elettorale a Latina. Nei bar non si parla di voto ma di ex voto. Gli ex voto iI conoscete sono le “memorie” di miracoli che si lasciano nel santuari. La Santissima, il Divino Amore e… ciascuno ha la sua devozione.

Qui siamo tutti che speriamo che me la cavo. A Latina ci sono due candidati sindaco (Damiano Coletta e Matilde Celentano), due solo due. Bianco e nero, come negli scacchi. Qui a Latina la cosa o non è o è: terzo non è dato.

Promesse evergreen

Matilde Celentano e Damiano Coletta

Poi i candidati, a loro volta, ci ridicono le cose che non passano mai: gli evergreen. Due e già detti.

C’erano, una volta, quelli che contavano. Mio zio Tony Bergamin era una autorità per il vino. Clintò e tutti i cispadani dell’agro se c’era di discutere di quello e della sua bontà avevano in zio la Cassazione. Ora? Tutti dicono la loro sul vino senza averlo manco mai bevuto.

Non ci sono gli “autorevoli” ed è tutto un richiamare Nino Corona, Ajmone Finestra e anche Vincenzo Zaccheo. I più sofisticati richiamano anche Maurizio Mansutti o Fernando Bassoli. Quelli dei riscatto dei cispadani Delio Redi. 

Naturalmente si può avere nostalgia di Napoleone ma se si presentasse alle elezioni contro Macron o la Le Pen nessuno lo voterebbe. I francesi non rifarebbero certo la campagna di Russia o quella d’EgittoQuando i tempi presenti non fanno innamorare, i tempi passati si fanno ricordare, mitizzare. Ma non certo per riviverli.

Ex voto ma il miracolo non avvenuto

Foto: Marco Carli © Imagoeconomica

Gli ex voto ringraziano di un miracolo già avvenuto: la politica dovrebbe immaginare il mondo da venire. E qui la questione: cosa farei io?

Andrei alle radici del ringraziamento al miracolo, andrei a cercare la devozione che è la fiducia nel santo che si sceglie, tanto che se serve la mia vita la raccomando a lui. La devozione è figlia della autorevolezza del santo, della sua disponibilità a parlare, se necessario, anche con i lupi per salvare la città, i cittadini.

I santi salvano dai draghi, i santi sono uomini eccezionali. Qui è il nodo, la banalità che sta uccidendo la scelta della città. Questo è un appello affinché gli ex voto diventino voti: bisognerebbe alzare il tiro, cominciare a dire mirabilia che si potrebbero fare, a dire cose piccole che si potrebbero amare. 

Io naturalmente voterò San Lidano, chi San Tommaso, chi Maria Goretti. Non per fede ma per quello che dicono intorno a Dio, come i sindaci vanno scelti per quello che dicono intorno alla città.