Latina e la toponomastica. Dalla “Femmina morta” ai sindaci storici

I nomi delle strade raccontano la storia di ogni città. Poi ci sono luoghi nei quali ci si distrae e di strade con lo stesso nome ce n'è più di una. O dove si litiga se dedicare una via a Berlinguer o ad Almirante. E per non fare torto alla memoria, si propone di intitolare la stessa ad entrambi

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

La toponomastica cittadina, si sa, è cosa delicata. Piazze, strade e viali di una città devono avere nomi e numeri civici, per rendere rintracciabili luoghi e persone: per la consegna della posta, per il soccorso quando deve giungere un’ambulanza. Ma la toponomastica è storia, è cultura, è tradizione, è memoria, è tramandare le origini del luogo e della comunità alle nuove generazioni.

Così, ecco che l’attuale sindaco di Latina Damiano Coletta propone una intitolazione per Fernando Bassoli, primo cittadino del capoluogo pontino da quel 1946 che segnò, in Italia, il passaggio dalla monarchia alla Repubblica e alla democrazia, dopo le tragedie della guerra e del Ventennio.

Il sindaco della ricostruzione

Fernando Bassoli

L’occasione, per Coletta, è stata la presentazione del volume di Licia Pastore su Bassoli. Ne ricostruisce la vita e le opere, ma soprattutto il quadro storico in cui si trovò a guidare la città. Quello di una difficile fase come può essere la ricostruzione. Bombardamenti e combattimenti distruggono Latina, che ha il problema di trovarsi sulla strada di risalita verso Roma delle truppe alleate sbarcate al Sud.

Una fase, quella tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, che vide non solo una ricostruzione fisica, ma anche una trasformazione dell’economia del territorio, da rurale e agricola a industriale.

In questo quadro, Bassoli, è prima commissario prefettizio dal 1945, poi sindaco eletto nel 1946 con una coalizione PRI-PCI. In una città figlia prediletta del Ventennio, che guidò per cinque anni, fino al 1951.

I due volti della Commissione

Ilaria Alpi

Ma quella per Bassoli è solo una delle intitolazioni. In realtà, a Latina, la toponomastica ha sempre sofferto, e tanto, di disattenzioni, ritardi, polemiche politiche, mutamenti di concetto della stessa commissione.

Quest’ultima ad esempio, fu, fino al 2015, composta in maniera mista da membri politici, i consiglieri comunali, e membri laici tecnici, esterni. Una ventina di componenti, che avevano difficoltà a trovare una data, e infatti la commissione si riuniva una o due volte all’anno. Per confrontarsi, più che per decidere. Poi, dal 2016, divenne una normale commissione consiliare: la delega della Toponomastica rientra infatti ora tra quelle della commissione Urbanistica (o Governo del territorio che dir si voglia). E si riunisce.

Nella consiliatura 2016-2021 sue furono alcune intitolazioni di aree ad esempio a figure femminili come la giornalista del Tg3 uccisa in Somalia nel 1994 Ilaria Alpi (ora è a lei intitolata la grande piazza a ridosso di piazza Aldo Moro), o Ada Bootle Wilbraham Caetani la nobildonna che rese Ninfa e Villa Fogliano i giardini che sono oggi (a lei è intitolata la strada di accesso al Fogliano), o la giornalista pontina Susetta Guerrini pioniera del giornalismo televisivo e radiofonico a Latina (a lei è intitolata l’Oasi Verde in Q4-Q5); fu intitolato anche un tratto di via Pio VI, privo di accessi e numeri civici, al primo clinico e chirurgo di Latina, Mattia Pompili.

Nomi doppi e senza nome

L’ingresso di Parco Mussolini

Di tre giorni fa è una nuova seduta della Commissione, tesa a risolvere alcune incongruenze. Si, perché Latina ha strade – differenti e distanti – con nomi uguali, strade senza nome e ancora parecchi toponimi derivanti dalle sue origini. Dal nucleo “Pantano d’inferno” ai confini con Sermoneta (ma i “Pantani d’inferno“, zona umida costiera dove si riuniscono i fenicotteri, appartiene a Sabaudia), alla famosa “femmina morta” (che appare nei toponimi anche di molti altri paesi d’Italia), che partiva dall’antica via di Campomorto (tanto per restare in termini allegri) e si perdeva nel territorio dell’attuale Borgo Montello.

E capita che le ambulanze, chiamate per soccorrere qualcuno, finiscano in una strada piuttosto che in un’altra. Ad esempio, è stata risolta l’omonimia tra “via Tiglio” e “via del Tiglio” (la prima, quella posta all’intersezione con via Lunga, si chiamerà “via delle Tigliacee“); e sono state assegnate denominazioni a strade tuttora senza nome.

Un altro problema è infatti anche quello che a Latina sono nate molte strade traverse di arterie di grande scorrimento, ad esempio a lato della Pontina, chiamandosi anch’esse, per osmosi, “Pontina“, creando non poca confusione.

Almirante e Berlinguer

Bruno Magliocchetti con Giorgio Almirante

Ma la toponomastica è anche storia. E all’epoca delle consiliature di Vincenzo Zaccheo, ci fu la proposta bipartisan: una strada per Giorgio Almirante e una per Enrico Berlinguer. Ci si perse in ampie e approfondite volute storiche di dibattiti in Consiglio.

A Terracina, due anni fa, fu approvata in Consiglio una mozione FdI per una piazza intortata a entrambi. Salomonicamente. Finita in roventi polemiche. La toponomastica è memoria. E la memoria a volte divide. 

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