Il ricordo di Daniele Nardi e la sua ultima sfida al Nanga Parbat. L'alpinista di Sezze rimasto per sempre lì a quota settemila. Il tributo di Andrea Purgatori su Atlantide a La7 riapre lo scrigno dei ricordi. E delle emozioni. Generate da un ragazzo mai banale. Felice della sua continua sfida.
Il programma è Atlandide de La 7 condotto da Andrea Purgatori, la serata è caldissima e di agosto. Lo guardo da un “comodo” piano, da un comodo divano e ci sono le stelle e la luna in cielo. Sono comodo, perché scomodarsi con le sfide? Perché affrontare l’ultima sfida.
Il programma parla di un uomo, Daniele Nardi, che sta a 7000 metri, d’inverno in una imprevedibile giornata di febbraio e dall’altra parte del mondo, sul Nanga Parbat
In molti dal divano diranno che è strano andare all’ultima sfida, è strano andare a toccare il cielo per vie mai provate, per sfide neanche mai pensate. Eppure, se ci pensate, e siete onesti, ogni giorno pensando di non rischiare, pensandoci sicuri facciamo salti nel vuoto, ci attacchiamo a corde che ci tradiscono, ci cambia il “tempo” sotto il nostro precisissimo orologio.
Daniele Nardi durante la trasmissione dice: “esporsi al pericolo non è il gioco, ma fa parte del gioco”. E’ la storia di noi umanissimi pigri, è la storia di temerari che fanno per primi la strada. Facile giudicare senza giudizio, difficile capire che siamo nati per le emozioni, per un vizio, per una virtù, per un talento. Daniele andava su per il suo talento, come ciascuno di noi vive nel suo personalissimo talento. E se non lo fa? Anche se vive a lungo, non ha vissuto neanche un minuto.
Nei filmati, mentre racconta Daniele Nardi è felice, parla di lui nel profondo e questo è vitale. Altri parlano seriamente di cose che non sanno.
Guardo il programma, i paesaggi, le parole di chi osa andare in alto, del progetto, dei progetti di Daniele. Non c’è mai, dico mai la banalità. Se ci pensate lui non è eccezionale, rischia anche chi va in auto per un pezzo breve breve, si muore nel letto più di ogni altrove, lui è eccezionale perchè vive il suo talento e questo ne fa un uomo felice.
Il resto sono cose che non contano e ogni cosa conquistata prima che un audace la conquistasse era semplicemente assurda. Esistono uomini che vanno avanti, così era Daniele Nardi, gli altri hanno solo il rischio certo di seguire.
Esiste un alpinismo dell’esplorazione, esiste una vita dell’esplorazione e… e la mediocrità di rischiare senza averne l’emozione.
Esistono uomini d’amore e uomini di libertà come diceva Luciano De Crescenzo i primi hanno bisogno degli altri, i secondi di esplorare cose nuove, nessuno è esentato dal rischio ma tutti condannati a vivere il talento, che è condanna bellissima.
C’era un ragazzo di Sezze che aveva il talento di salire in alto.