L’attimo fuggente di Angelozzi: “Bravi a cogliere le opportunità”

Il direttore traccia un bilancio del mercato. Tanta soddisfazione per aver portato a Frosinone elementi di spicco come Ricci, Garritano, Canotto, Casasola e Cicerelli: “Strada facendo si sono create delle occasioni inaspettate che abbiamo sfruttato grazie agli sforzi del presidente Stirpe”.

Alessandro Salines

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Le occasioni fanno le rivoluzioni. Ha scritto l’autore e poeta brasiliano Joaquim Maria Machado de Assis. È stata la filosofia che probabilmente ha accompagnato Guido Angelozzi in questi tre mesi di calciomercato. Il direttore dell’area tecnica del Frosinone infatti ha rifondato la squadra cogliendo al volo le opportunità di una campagna acquisti-cessioni lunghissima, intensa e come sempre piena di sorprese.

Il bilancio è soddisfacente anche se resta il rammarico di non essere riuscito a cedere i 4 giocatori fuori dal progetto. Angelozzi ha ripercorso i 3 mesi di calciomercato in 44 minuti di conferenza stampa (come un tempo di una partita) nella pancia dello stadio “Stirpe”. Tre mesi infiniti, intensi, frenetici nei quali ha rivoluzionato l’organico giallazzurro mettendo in campo esperienza, competenza ed una fitta rete di rapporti.

Guido Angelozzi

Diciannove arrivi e 24 partenze sono roba da Guinness dei primati. Angelozzi ha risposto a tutte le domande con grande franchezza. Molto diretto rispetto a tanti dirigenti che spesso abusano dell’arte diplomatica. Il suo è stato un vero e proprio giro d’orizzonte. Ha ammesso che strada facendo la società ha cambiato il tiro sfruttando le occasioni che si sono presentate. I tifosi possono sognare ma club e gruppo devono rimanere con i piedi per terra perché i programmi non sono cambiati.

Poi ha lanciato un monito ai giocatori: chi s’impegna e merita gioca, chi vuole rovinare il lavoro del club è fuori. E dulcis in fundo ha applaudito il tecnico Fabio Grosso che ritiene il valore aggiunto del Frosinone di oggi. (Leggi qui Frosinone, la rivoluzione è servita: tanti giovani e nel finale i botti).

L’ATTIMO FUGGENTE

Dopo una prima fase segnata dall’arrivo di diversi giovani stranieri e provenienti dalle serie inferiori, il Frosinone ha alzato a sorpresa l’asticella. Spiazzando tutti. E così sono stati presi elementi di esperienza (Cotali, Canotto, Garritano, Ricci, Casasola e Cicerelli) e qualità tanto da guadagnarsi un voto altissimo dalla critica.

Eravamo partiti per ringiovanire la squadra, abbassare i costi e formare il gruppo per il futuro – ammette Angelozzi – Poi strada facendo sono successe cose che non potevamo neppure prevedere come la mancata iscrizione del Chievo. Si sono liberati  giocatori importanti e grazie agli sforzi del presidente Stirpe siamo riusciti a cogliere l’attimo. Ed a portarli a Frosinone. Abbiamo fatto un sacrificio: sono calciatori di proprietà nel pieno della maturità ed il nostro è un programma triennale. Siamo partiti per creare una base inserendo dei giovani che non sono prontissimi ma lo saranno più avanti. Forse potevamo provare ad abbassare di più il monte ingaggi ma non sono processi facili ed immediati. Continueremo a lavorare per creare una base e cercare di avere dei costi sostenibili. Per adesso il tesoretto è più che altro tecnico”.

IL RAMMARICO DI ANGELOZZI

Guido Angelozzi e Maurizio Stirpe

Angelozzi è soddisfatto anche se non nasconde il disappunto per non essere riuscito a cedere tutti i giocatori finiti fuori dal progetto tecnico. Sono partiti Trotta e Krajnc (“La trattativa più lunga e difficile”, ammette il direttore) ma sono rimasti D’Elia, Ardemagni Bastianello e Tabanelli. Se fossero partiti avrebbero liberato risorse e abbassato ulteriormente il monte ingaggi.

Mi prendo la responsabilità di non essere riuscito a completare l’opera e per questo il mio mercato non posso definirlo da 110 e lode – sostiene Guido AngelozziAlcuni non avevano mercato, altri hanno rifiutato delle offerte. Continueranno ad allenarsi ma non fanno parte del progetto tecnico. Su questo dobbiamo essere chiari: non torneremo indietro. Per loro c’è la sessione di gennaio oppure andranno a scadenza a giugno prossimo. C’è anche da dire che non si può cambiare tutto e subito quando ci sono dei contratti in essere”.

Diverso il discorso di Iemmello finito sul mercato in un reparto troppo affollato. “La sua cessione non si è concretizzata, c’è ancora qualche possibilità all’estero. Altrimenti resta con noi”, taglia corto Angelozzi.

UNA ROSA AMPIA

Matteo Ricci

Alla fine della fiera è uscito un Frosinone rivoluzionato e con un organico profondo. Trenta giocatori di cui 3 portieri. Per Fabio Grosso l’imbarazzo della scelta ma nessun pericolo d’incartarsi. Almeno secondo Angelozzi.

La concorrenza fa bene – dice subito il direttore – La rosa è ampia come giusto che sia. Dobbiamo dire che ci sono dei giovani del 2002 che devono crescere. I giocatori fatti alla fine sono 24. Abbiamo lavorato per rinforzare la squadra. Ci sono dei prestiti come è normale ma anche tanti elementi di proprietà. Ricci è stato in Nazionale ed anche il ct Mancini lo ha ricordato. Si è presentata l’occasione per prenderlo e non potevamo farcela sfuggire. Stesso discorso per Garritano e Canotto. Siamo stati fortunati perché sono successe cose inaspettate ma devo sottolineare come l’intervento del presidente sia stato decisivo. Lui è il primo tifoso e quando c’è il calciomercato non resta a guardare”.

Non ci saranno problemi di spogliatoio. “Mi viene da ridere – aggiunge Angelozzi – Sono tutti professionisti pagati. Questa è un’azienda: chi è più bravo gioca. Dal primo all’ultimo sono tutti uguali, Chi vuole lavorare in un certo modo resta, altrimenti va via. Il gruppo deve rispettare le regole. Con i giocatori siamo stati chiari”.

I TIFOSI SOGNANO

La curva del Frosinone Foto: Mario Salati

L’impennata sul mercato ha acceso la fantasia dei supporters. L’entusiasmo ha avuto un rimbalzo importante. Se l’obiettivo dichiarato della società è la salvezza, i sostenitori sperano in qualcosa di più. Ed onestamente non hanno tutti i torti dopo gli arrivi dei vari Ricci, Canotto, Garritano, Casasola e Cicerelli.

È giusto che i tifosi sognino – afferma Angelozzi – La società però deve rimanere con i piedi per terra, il programma è triennale e non cambia nulla. Dobbiamo lavorare con impegno e la mentalità giusta per costruire qualcosa di nuovo rispetto al passato. Vediamo comunque dove arriveremo. Ripeto siamo stati bravi a cogliere delle occasioni impreviste. E per questo dobbiamo ringraziare il presidente che non si è tirato indietro. Credo che i tifosi debbano essere orgogliosi di avere una proprietà forte ed ambiziosa”.

UN MERCATO DA RECORD

Guido Angelozzi

Angelozzi ammette che mai aveva mosso così tanti giocatori. E’ stato un mercato lunghissimo – più di tre mesi – ed intenso. “In trent’anni di carriera non mi era mai capitato di trattare un numero così alto di atleti anche se a Catania acquistai 11 calciatori in un giorno – rivela il direttore – Abbiamo cambiato tanto ma non sempre è la scelta giusta. Speriamo di aver sbagliato il meno possibile. A livello generale sono circolati pochi soldi,  ci sono stati tanti prestiti. L’ultimo giorno alcuni club sono arrivati a regalare i giocatori pur di liberarsi degli ingaggi”.

Il calcio è in crisi. E diversi giocatori non lo hanno capito come ad esempio qualcuno dei nostri che ha rifiutato di spostarsi. Il Frosinone comunque ha dimostrato ancora una volta di avere una proprietà forte, Sono state perfezionate operazioni che non pensavo di fare assolutamente. Ed invece grazie alla spinta del presidente siamo stati in grado di sostenerle”.

E gli acquisti potevano essere di più. E’ vero c’è il rimpianto di non aver chiuso Ciervo (è finito alla Sampdoria ndr), un attaccante della Roma  classe 2002 – confessa Angelozzi – Su di lui volevamo fare un investimento in prestito con diritto di riscatto. Come d’altronde è stato con Manzari del Sassuolo che tra due anni diventerà nostro. Sono operazioni per creare valore”.

BOLOCA, GATTI E I GIOVANI

Boloca in campo contro il Venezia

Angelozzi sottolinea la bontà del lavoro svolto dallo scouting con il responsabile Gianluca Longo, Alessandro Frara e Mattia Biso, tornato a giugno allo Spezia. “Voglio ringraziare i miei collaboratori, sono stati bravi nella ricerca di giocatori sia in Italia che all’estero. In 10 mesi hanno fatto un lavoro splendido. Siamo sempre alla ricerca di giovani che possano dare prospettiva al Frosinone”. 

La crescita di Boloca è emblematica: arrivato a novembre scorso dalla Serie D sta diventando un punto fermo. “Speriamo che possano esserci altri Boloca o altri Gori cresciuto nel settore giovanile –  dice Angelozzi – Ci sono dei ragazzi ai quali dobbiamo dare del tempo per maturare”.

E poi Gatti. Il difensore centrale, prelevato dalla Pro Patria, è già titolare e sta impressionando per la personalità. “Conoscevamo il valore di Gatti e grazie ai miei osservatori lo seguivamo già dai tempi dello Spezia, quindi da due anni – aggiunge Angelozzi – Lo volevamo bloccare gennaio e lasciarlo alla Pro Patria ma non se ne fece nulla. A giugno però lo abbiamo preso. Siamo stati lungimiranti e allo stesso tempo felici. Il ragazzo ha accettato di venire al Frosinone anche se aveva la Juve U23. E lui è di Torino. In sostanza aveva un impegno morale con noi e lo ha rispettato”.

GROSSO VALORE AGGIUNTO

Fabio Grosso Foto: Mario Salati / Alessioporcu.it

Dulcis in fundo e sollecitato da una domanda di un cronista, Angelozzi ha voluto mettere in risalto il lavoro di Fabio Grosso che finora è stato molto positivo e probabilmente sottovalutato. Per il direttore giallazzurro il tecnico è il valore aggiunto del Frosinone.

Voi avevate delle perplessità su Grosso – chiosa Angelozzi – Io lo conosco da 30 anni, giocava in serie C2 al Chieti. Ero un direttore giovane, lavoravo nel Perugia. Lo portai con me e poi ha fatto la carriera che sappiamo. E’ diventato campione del mondo. Cinque anni fa ero al Sassuolo e lo volevo in panchina, quando andò via Di Francesco ma la proprietà non se la sentì d’ingaggiare un tecnico alla prima esperienza. Poi ha allenato il Bari, il Verona e quindi due esperienze non positive (Brescia e Sion, ndr)”.

A marzo lo ha chiamato per sostituire Alessandro Nesta e risollevare un Frosinone in crisi. “Non volevamo mandare via Nesta, poi sono successe delle cose che ci hanno convinto a separarci. Grosso era andato via dal Sion e mi disse: con te vengo subito, firmo e poi a giugno ne parliamo. Arrivò, si trovò una situazione non molto edificante, ci ha tirato fuori da quelle problematiche. A fine stagione gli dissi: te la senti di ripartire con un percorso nuovo? Mi rispose di sì”.

Avevamo stabilito di cambiare più giocatori possibile ma solo perché quando si è troppo tempo nel medesimo posto, anche inconsciamente, ci si adagia. Allo stesso tempo l’obiettivo era di rivitalizzare quei giocatori in organico e da confermare. Lui per me è stato bravissimo. La nuova posizione di Ciano è stata una sua felice intuizione. Lo scorso anno Camillo era un lontano parente di questo attuale. Per noi Grosso è il valore aggiunto di questo progetto. C’è grande sintonia tra il tecnico e la società. Tutto quello che facciamo lo concertiamo in tre: io, il presidente e Grosso. Il nostro nocchiero”.

LA TEGOLA-BRIGHENTI

Nicolò Brighenti

Non sono tutte rose e fiori. Guido Angelozzi in conferenza si è detto molto dispiaciuto per l’infortunio occorso a capitan Brighenti. Il difensore è stato operato a Bologna alla caviglia sinistra. Un infortunio che lo avevano tenuto fuori già dalla trasferta di Vicenza. Lunghi i tempi di recupero. Si parla di 2-3 mesi anche se solo nelle prossime ore si potranno fare valutazioni più precise.

Siamo molto amareggiati per quanto è successo a Brighenti – sostiene il direttore – Gli facciamo un grande in bocca al lupo”. Un’assenza pesante per Grosso considerando il valore del giocatore. Uno degli elementi più esperti, da 5 anni a Frosinone, 134 presenze, la fascia di capitano. Tuttavia le soluzioni per sostituirlo non mancano. In primis c’è il neo acquisto Casasola e poi Zampano.