L’Aula dice si: nasce nel Lazio il Consorzio Industriale più grande d’Italia

Via all'approvazione del Consorzio Industriale Unico nel Lazio. È il più grande in Italia. In pratica: un super assessorato all'Industria. La battaglia in Aula. L' emendamento Parisi. Il ruolo di Buschini

Via libera al più grande Consorzio Industriale d’Italia. La Regione ha approvato l’articolo 1 del Collegato al Bilancio: è il testo che accorpa tutti i consorzi industriali del Lazio. E ne istituisce uno unico con competenze del tutto nuove: dalla programmazione industriale alla proiezione delle aziende sui mercati esteri, dall’attrazione degli investimenti fino alla gestione dei finanziamenti europei.

L’Aula della Regione Lazio

Non è stata una passeggiata. È stata una battaglia campale: riga per riga, emendamento per emendamento. Con i consiglieri del Movimento 5 Stelle divisi in tre gruppi ma compatti nell’attaccare il testo. I Fratelli d’Italia ancora più agguerriti ed il centrodestra cha su alcuni punti ha votato con i grillini.

Una situazione tesa al punto che il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini non ha mai potuto abbandonare nemmeno per un secondo la sua postazione.

Nasce il Consorzio

Il nuovo Consorzio Industriale accorpa le competenze dell’Asi – Consorzio per l’Area Industriale di Frosinone, del Cosilam – Consorzio Industriale per lo sviluppo del Lazio Meridonale con sede a Cassino, del Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino con sede a Gaeta, del Ciap – Consorzio Industriale di Aprilia, del Consorzio Area Industriale Roma – Latina.

L’Articolo 1 disciplina tutto quello che riguarda l’istituzione del nuovo ente. Nei fatti diventa un super assessorato all’industria ed allo sviluppo industriale. Non a caso è stato chiamato a sovraintendere all’unificazione l’ex assessore regionale alle Attività Produttive e Piccola e Media Impresa Francesco De Angelis. Che oggi guida l’Asi di Frosinone.

Nello statuto si allargano le competenze anche ad altri settori non strettamente industriali: come il commercio e l’artigianato.

Dibattito durissimo

Davide Barillari Roberta Lombardi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Il Movimento 5 Stelle ne ha fatto quasi una questione di principio. È stato contrario fin dal primo momento a quel progetto di fusione. A volerlo era stato il presidente Nicola Zingaretti nell’ambito del piano di razionalizzazione e fusione degli enti regionali.

Gli esponenti del M5S hanno presentato emendamenti su ogni aspetto. Mauro Buschini ha dovuto più volte interrompere i lavori per tentare di governare la questione. E farla rientrare in carreggiata.

Gli emendamenti grillini hanno rappresentato in maniera plastica quello che è oggi il Partito nell’Aula della Regione Lazio: diviso in tre tronconi, disperdendo le forze. È stato come se stessero combattendo tre battaglie differenti controlo stesso avversario. Le consigliere Valentina Corrado e Gaia Pernarella hanno presentato emendamenti insieme; altre ondate le hanno presentate la capogruppo Roberta Lombardi con il consigliere Devid Porrello; altri interventi ancora li ha depositati Francesca De Vito.

L’emendamento Parisi

Fratelli d’Italia ancora più dura. Ogni volta che è stato possibile ha votato con i Cinque Stelle. Mentre Forza Italia tentava una mediazione. Il punto di svolta è arrivato con l’emendamento principale proposto dal consigliere Stefano Parisi. Ha semplificato il quadro: inducendo il capogruppo di Forza Italia Pino Simeone a ritirare i suoi emendamenti in quanto riassorbiti nella nuova formulazione.

Stefano Parisi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Il centrosinistra cede sul punto della durata del primo incarico da presidente: il testo originario prevedeva un mandato di 5 anni, gli emendamenti chiedevano di ridurlo a due o tre anni; Buschini ha chiuso a quattro.

Ma il tema chiave è stato quello introdotto da Parisi: la figura del presidente deve avere doti manageriali e non soltanto politiche. Altrimenti si avrebbe solo un super assessorato in più.

La conta

L’avversione nei confronti del Consorzio Industriale Unico è stata palpabile nel momento in cui il consigliere regionale Davide Barillari ha abbandonato il suo seggio ed è salito sulle scalette che conducono allo scranno della Presidenza. Ha voluto contare personalmente i voti, non fidandosi della conta fatta da Buschini.

Si è dovuto rendere conto di persona che i numeri c’erano. E che il più grande consorzio industriale d’Italia ha preso corpo nel Lazio.