L’auto riparte e non è una buona notizia

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Dopo quattro anni i numeri di Stellantis tornano ad essere incoraggianti. Ma come diceva Totò "è la somma che fa il totale”

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Se vogliamo essere onesti e dire le cose come stanno, la notizia di un ritorno del segno più sul dato di produzione Stellantis è positiva ma fino ad un certo punto. (Leggi qui: Stellantis, torna il segno più sulla produzione auto).

I numeri dicono che dopo quattro anni di calo questa volta la produzione negli stabilimenti italiani è cresciuta: poca roba ma il trend è stato invertito. Cassino cresce addirittura del 25,7%. Siamo ancora lontani dai livelli pre pandemia. E soprattutto pre Ecotassa ed Ecobonus che hanno iniziato a drogare la nostra produzione favorendo quella della concorrenza straniera.

Allora perché non dovremmo correre in cantina e stappare una bottiglia di quello buono, messo lì da 4 anni?

Perché se vogliamo essere onesti dobbiamo dire anche che il processo di passaggio al motore elettrico prevede la creazione di circa 226.000 nuovi posti in tutta Europa, mentre quelli che allo stesso tempo rischiano di andare persi nella filiera dell’auto saranno 501.000.

È la somma che fa il totale, diceva Totò: si perderanno 275.000 posti. Una parte di loro verrà recuperata: insegnando a quei 275mila una parte dei lavori che nasceranno con la mobilità elettrica.

E qui veniamo al punto. La vera scommessa per salvare almeno una parte di quei 275mila posti si chiama Formazione. Qualcuno di voi ne ha sentito parlare? Non in assoluto: ma in concreto e negli ultimi mesi. Qualcuno sta preparando qualcosa? In Germania, Francia, Spagna e Portogallo si. In Oriente la risposta è si al quadrato.

Se qui non ne sentite parlare, preoccupatevi.

Senza Ricevuta di Ritorno

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)