“L’avvelenata” e le elezioni

Prendendo in prestito le parole della celebre 'L'Avvelenata' di Guccini. Chi resterà intossicato dal risultato di queste elezioni: Ursula von der Leyen o Giorgia Meloni?

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Non ce lo aspettavamo, appena Ursula Von der  Leyen ha intuito che vi fosse la concreta  possibilità che il centrodestra vincesse legittimamente le elezioni in Italia si è “avvelenata”!

«Vedremo il risultato del voto in Italia, ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria» ha tuonato dall’alto della torre eburnea eretta al centro del potere europeo. Credo il più grande caso di intromissione nelle libere e democratiche elezioni di uno Stato sovrano dalla fondazione della Comunità Europea.

Mario Draghi ed Ursula Von der Leyen (Foto Filippo Attili © Imagoeconomica)

In genere la Commissione Europea aveva il vezzo di distruggere i governi dopo le elezioni, insediando qua e la, laddove il risultato non fosse gradito, tecnocrati di provata fede europeista pronti a smembrare gli Stati insubordinati spolpandoli dall’interno tra il plauso convinto delle elite finanziarie.

Stavolta non si sono trattenuti, prevedendo la batosta, cercano di influenzare negli ultimi giorni di campagna elettorale gli italiani dando spunto ai Partiti fautori di nuovi governissimi o Draghi bis di usare la solita tiritera del “lo vuole l’Europa” per influenzare gli indecisi nelle urne.

Salvini l’influencer

Maldestramente però ha dato fiato a coloro che ormai mal sopportano l’ingerenza europea, primo fra tutti il neo influencer Matteo Salvini. Che reduce da interminabili dirette sui social si è speso in lungo in largo in campagna senza grandi risultati visto che il programma trito e ritrito del prima gli italiani è già stato metabolizzato da tempo.

Matteo Salvini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ursula però gli da lo spunto finale della campagna elettorale e con un sussulto inaspettato lo rende paladino della difesa dell’integrità nazionale. Lui ringraziando di cotanto regalo si lancia in improperi vari tacciando la presidente della commissione europea addirittura di bullisimo.

«Che cos’è? Un ricatto, una minaccia, bullismo istituzionale? O chiede scusa o si dimette, a tre giorni dal voto è istituzionalmente scorretto minacciare gli italiani» tuona il capitano sfidando la Von der Leyen a singolar tenzone. Lei rincula subito con un comunicato del portavoce che in sintesi dice “stamo a scherzà”.

Piomba subito il falchetto Antonio Tajani che richiamato dai suoi danti causa ricorda che Ursula è un esponente del Partito Popolare Europeo simbolo che in queste elezioni troneggia anche nel logo di Forza Italia a ricordare il mistico legame di affiliazione.

La doppia avvelenata di Guccini

Francesco Guccini

Insomma avvelenatasi la Von der Leyen è ora di esplicitare che io citando l’avvelenata non avevo pensato prima a lei ma innanzitutto al povero Francesco Guccini. Ed alla sua “L’avvelenata” una delle canzoni più belle della musica italiana ed una delle mie preferite.

Nel culmine del paradosso, nel cuore di bologna, dove vota Guccini,  il Pd candida nientedimeno che Pierferdy Casini. Ed allora immagini l’avvelenatura anche del malcapitato cantautore emiliano inorridito al sol sentire il nome di quello che per anni fu considerato il possibile erede di Berlusconi alla guida del centrodestra.

E invece no, perché Guccini voterà Casini! Lo ha confessato il diretto interessato in un’intervista concessa a Repubblica. Guccini ha spiegato che, domenica, si sposterà da Pavana per recarsi a votare a Bologna visto che risiede ancora lì e che la sua preferenza andrà al Partito Democratico. Di conseguenza, per il Senato, sarà costretto a votare proprio Casini, candidato dem nel collegio uninominale del capoluogo emiliano, anche perché l’alternativa sarebbe Vittorio Sgarbi. «Avrei preferito Elly Schlein. Spero che Casini si riveli meno di destra di quanto dicano», ha spiegato il cantautore in tono rassegnato.

Le strofe profetiche

Nell’immaginario nazionalpopolare nostrano, Guccini è il cantautore comunista per antonomasia, un’etichetta che, per la verità, lui ha sempre rifiutato. In ogni caso, immaginare che proprio lui, in una uggiosa domenica di settembre, sarà costretto a votare Casini, il candidato democristiano e trasformista per definizione, beh, fa un certo effetto.

E allora mi è tornata in mente la strofa iniziale de L’Avvelenata. Che faceva così: “Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni credete che per questi quattro soldi questa gloria da stronzi avrei scritto canzoni? Va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il “crucifige” e così sia…”.

Sembra che questa strofa scritta nel ’76 fosse stata pensata per l’attuale momento di imbarazzo e così l’ho vissuta io riascoltando stanotte la canzone. Non dev’essere facile per Guccini e per la sinistra tutta attraversare un momento così difficile in crisi di valori di identità e forse scopriremo anche di voti.

Forse la strofa più adatta era una successiva. In cui lui vagheggia di se molte versioni diverse: “Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone Io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista Io ricco, io senza soldi, io radicale Io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista Io frocio, io perché canto so imbarcare Io falso, io vero, io genio, io cretino Io solo qui alle quattro del mattino L’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare”. Ecco magari nell’intervista a Repubblica non lo ha rivelato ma si sarà sentito un po’ così in preda ad una crisi di identità e con tanta voglia di imprecare.

La vittoria incerta

Ma poi prevale sempre la logica di non far vincere la destra ed anche gli intellettuali soavemente ingoiano rospi di dimensioni galattiche.

La campagna del Pd diciamocelo non è stata incisiva. La simpatica trovata dei temi alternativi su sfondo rosso e nero si è prestata a molti sfottò e meme. Da quelli alimentari al cane della Cirinnà. La coalizione è deboluccia ed hanno preso il sopravvento i temi dei verdi e della sinistra che francamente non avevano nulla di moderno.

Niente a che vedere con la campagna del centrodestra, Meloni in testa, che sta arrembando col piglio del vincitore le piazze italiane certa della vittoria. Ma il punto è proprio questo ma è così certa questa vittoria?

Diciamo che i sondaggi la indicano abbastanza chiaramente ma molti dimenticano che in tutti c’è quasi sempre una altissima percentuale di indecisi. Lo deve aver capito anche la Von der  Layen per lanciare quella bombetta in piena campagna elettorale. Infatti  ritengo che le elezioni si decideranno seguendo il risultato di due competitor il duo Calenda Renzi ed i Cinque Stelle di Conte.

I travasi di voti

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto Paolo Lo Debole / Imagoeconomica)

Renzi e Calenda sembrano un duo canoro di grido degli anni Ottanta. Dicono cose diverse le dicono in modo diverso, hanno obiettivi diversi. Ma stanno insieme e questa diversità se ben studiata diventa un arma. Dunque se riusciranno a coinvolgere una fetta maggiore di elettori rispetto a quanto i sondaggi iniziali prevedevano determineranno uno squilibrio dalle previsioni iniziali.

E soprattutto sarà da comprendere se ruberanno voti più al Pd in crisi non disturbando il centrodestra o più a Forza Italia determinando un abbassamento dei voti della coalizione berlusconiana e possibili influenze determinanti.

Ma questo discorso vale ancora di più per i Cinque Stelle. Io che non ne sono affatto estimatore devo dire che assegnerei il voto più alto di questa campagna elettorale a Conte. Confesso che da Presidente del Consiglio non lo sopportavo, ritengo ancora oggi abbia fatto errori giganteschi. Ma il Conte candidato è risultato sicuro, brillante, incisivo e duro quando serviva. E, diciamolo, in una analisi dei fatti ha realizzato molto più lui che Mario Draghi.

Chi lo ha visto nei giorni scorsi scontrarsi con Mirta Merlino su La 7 incalzandola dicendogli “mi cita per favore una misura per la quale nella storia si ricorderanno di Draghi”. E lei “la gestione della pandemia”, “l’abbiamo fatta noi”. La giornalista “il Pnrr” e lui “lo abbiamo ottenuto noi”. E ancora “il prestigio internazionale” e giù Conte “con il prestigio non si governa”. Ed ha ragione.

Effetto RdC

Crozza mentre imita Draghi a New York

Non per caso Crozza ha ironizzato un esilarante video imitando Draghi premiato a New York come miglior statista dell’anno da una associazione di ricconi americani. Diceva il comico genovese “mi premiano per la campagna vaccinale” e la voce fuori campo l’ha fatta Conte, “allora per il 110 %” anche quello Conte. E lui guardando la telecamera dice allora perché mi hanno dato sto moscardino? Alludendo alla strana forma del premio a metà tra delle corna e una piovra.

Se a questo slancio elettorale aggiungiamo che l’effetto del Reddito di Cittadinanza che, diciamolo è il più grande voto di scambio legalizzato nella storia, sta provocando soprattutto nelle regioni del sud un inaspettato successo dei grillini dati per morti ad inizio campagna, allora capire te che il combinato disposto della crescita dei due Partiti potrebbe, in particolare nei collegi uninominali del sud, determinare una vittoria per il centrodestra dalle proporzioni più modeste di quanto ipotizzato. Regalando magari una maggioranza risicata ed il rischio della confusione e della ingovernabilità. 

Che è proprio quello a cui puntano la Von der Layen ed i nostalgici di Draghi.

La domenica interessante

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

Ed allora questo rende questa domenica piovosa interessante e curiosa dal punto dei vista dei risultati, dell’affluenza e del rispetto delle previsioni.

Vedremo se “l’avvelenata” in questione resterà la Von der Layen, osservando impotente la vittoria della Meloni e del centrodestra o se invece in caso di risultati meno netti “l’avvelenata” sarà proprio la leader di Fratelli d’Italia che dopo questa marcia trionfale vedrebbe mettere in dubbio la sua probabile premiership.

E non so se tutto questo interesserà davvero Guccini o milioni di italiani ancora indecisi sul voto.

Infatti alla fine della canzone torna alla domanda della prima strofa rispondendo così:

Ma s’io avessi previsto tutto questo

Dati causa e pretesto, forse farei lo stesso

Mi piace far canzoni e bere vino

Mi piace far casino, poi sono nato fesso

E quindi tiro avanti e non mi svesto

Dei panni che son solito portare

Ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare

E a culo tutto il resto

E se non importa a lui il destino della sinistra italiana figuriamoci a noi. Ma forse appena metterà la croce sul nome di Casini la prossima volta che canterà quel verso “tiro avanti e non mi svesto dei panni che sono solito portarelo intonerà con meno enfasi del solito. E forse su questo aveva ragione Bertoncelli.

Ma anche quel singolo voto alla fine potrebbe concorrere ad un risultato dubbio ed incerto proprio alla vigilia di un autunno ed inverno caldissimi dal punto di vista della crisi in corso. Ed allora affrontarli senza un governo nel pieno delle sue funzioni alla fine farebbe avvelenare tutto il popolo italiano. E allora staremo bene a cantare.

In ogni caso andate a votare. Per chiunque. Fa sempre bene alla democrazia.

(Leggi qui tutte le analisi di Franco Fiorito).

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