Le amministrative semiserie ed i No Sindacs

Una campagna elettorale alla camomilla se paragonata con quelle del passato. E candidati che sembrano scelti attraverso un complotto: solo “bambacioni” paracadutati dall’alto. Come se esistesse un movimento accanto ai No Vax ed i No Pass: i No Sindacs

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Puntuali come un orologio sono arrivate le elezioni  amministrative 2021. La tornata quella seria, quella con Roma Milano e le grandi città. Che poi puntuali mica tanto, perché dovevano essere in primavera ma sono state spostate in autunno. Tra tante urla di incostituzionalità in queste settimane forse l’unico gesto veramente tale è stato questo insensato allungamento temporale del mandato elettorale. Sai, una volta allunghi sei mesi, una volta un anno poi finisci, parlo per paradosso, per abolirle le elezioni.

Ma quando si vota?

Dicevamo puntuali mica tanto, che se gli stessi protagonisti non si ricordano più quando si vota è già un caso. Lo ha rilevato puntigliosamente il presidente della Regione Nicola Zingaretti con un tweet polemico nei confronti del comune di Roma reo di aver pubblicato sul suo sito istituzionale una data errata per le consultazioni elettorali. “Il Comune ha sbagliato sul sito la data delle elezioni per le amministrative – ha scritto Nicola Zingaretti -. A scanso di equivoci: non è colpa della Regione, io non c’entro niente. Comunque si vota il 3 e 4 ottobre“. Come si può notare dallo screenshot del sito del Comune pubblicato da Zingaretti, le elezioni risultano erroneamente il “2 e 3 ottobre”. Le vere date della tornata elettorale, invece, sono 3 e 4.

Il tweet di Zingaretti

Deve essersi evidentemente piccato per i precedenti tweet della Raggi che attribuivano alla Regione, che ha poteri in campo venatorio e faunistico, la questione cinghiali che senza dubbio è diventata il leit motiv principale di queste amministrative romane. Dato che già da solo fa capire che siano amministrative semiserie. E forse esageriamo in positivo nella stima. (Leggi qui I cinghiali di chi sono? Per il giudice paga Zingaretti).

Si perché, memori dei grandi scontri tra leaders per la conquista dei Comuni più importanti d’Italia, queste amministrative sono una sagra paesana con temi e candidature davvero al di sotto delle aspettative. (Leggi qui La variante elettorale. E i leader arrivano ancora).

Ed in tempi di no vax, no green pass e chi ha più no più ne metta, è nata una nuova corrente di pensiero di un fantomatico complotto (stavolta) nazionale volto alla distruzione silenziosa della personalità politica dei sindaci in pectore: il movimento No Sindacs.

No Vax, No Pass e Non Sindacs

Non si sa ancora se con o senza il 5g, i microchip e le scie chimiche di mezzo ma il complotto prevede che vengano candidati solo “bambacioni” paracadutati dall’alto, completamente impreparati ed inadatti al ruolo, al fine di svilire definitivamente l’unica istituzioni in cui si vota ancora davvero: i Comuni.

Avviso i lettori più sprovveduti che il movimento No Sindacs è una mia invenzione letteraria prima che si creino gruppi di sostegno o diniego sui social. Di questi tempi con tutti questi fagiani che girano non si sa mai. Ma è l’unica spiegazione che razionalmente mi sono dato osservando pazientemente tutte le candidature e le campagne in corso.

Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica

A Roma Il centrodestra che doveva vincere a mani basse pesca un avvocato sconosciuto che parla uno strano latinorum, fugge dai confronti ed ha acquistato molti spazi sui social solo per dire che ha un programma ma senza citarne una parola. Io lo avevo un po’ tanato già alla presentazione quando riferendosi ai maggiorenti di Fdi, ringraziando per la candidatura, si sperticava in degli “ringrazio Gggiorgia, Lollo, Arianna” e così a seguire manco fosse un parente candidato alla circoscrizione.

Mi ha ricordato la scenetta di Brignano che raccontava dei dimutivi quando arrivavano alle feste in casa, che dicevano ciao mì, ciao gì, ciao lì, ciao rì e concludeva che più che a Dragona “pareva de sta a Pechino.

Fa eccezione la candidata vicesindaco Matone che sembra molto più concreta, decisa e preparata, infatti la chiamano “prosindaco”.

I successi fantasma di Virginia

Ma gli altri mica scherzano la Raggi con la sua ricandidatura ha fatto saltare i piani ed i nervi a tutti, impedendo quella di Zingaretti, mettendo a rischio l’alleanza nazionale e spaccando il suo Partito. La vediamo oggi rivendicare successi inesistenti con una pervicacia che fa tenerezza, quasi encomiabile.

Il Pd fregato da Zingaretti, fuggito alla competizione ha ripiegato su un candidato, dal curriculum denso, ma che lo chiamano Fracchia. E manco nella versione “la belva umana”. Solo Fracchia.

Foto: Imagoeconomica

Calenda si è candidato da solo, ed infatti è l’unico che parla di qualcosa ed ha una discreta personalità, ingigantita dalla pochezza dei suoi avversari. E rischia il ballottagio nonostante liste mosce in cui spiccano solo i candidati col rolex.

Mi diceva un amico romano esperto l’altra sera che a sinistra dicono “se va Calenda al ballottagio vince contro chiunque”. E lui ribadiva “e allora mandatecelo”. “Eh no non si può fare non lo controlliamo”.

E questo è tutto il riassunto della vicenda. Il movimento No Sindacs non vuole sindaci forti. Troppo ingombranti.

La corsa delle tartarughe

E dalle corse tra levrieri si passa a quelle tra tartarughe. Sono lo stesso sport ma a ritmi diversi.

Vale lo stesso a Milano dove Beppe Sala, che ha come testimonial asso nella manica nientepopodimenoche Carola Rackete, la speronatrice di navi. Pochino per uno che ha governato prima l’Expo e poi un quinquennio palazzo Marino.

Gli contrappongono questo Bernardo, che al femminile ha una valenza senza dubbio positiva,  che si è distinto per essersi recato a fare il medico con la pistola e poi per il messaggio in cui minacciava i Partiti che se non avessero cacciato i soldi per la campagna elettorale si sarebbe ritirato. Un idealista convinto. Non si sa, allo stato attuale, se il porto d’armi lo abbia aiutato ad ottenere ciò che voleva o no ma certo è più convincente.

Antonio Bassolino ai tempi del Pd (Foto: Imagoeconomica)

E Napoli con l’ammucchiata filogovernativa in pole position, il resuscitato Bassolino, giovane di belle speranze, a dar fastidio. Il centrodestra che candida incredibilmente un giudice, Maresca, che alla prima uscita, la presentazione delle candidature viene trombato da altri giudici che ne decretano la bocciatura di ben quattro liste, in primis quella della lega. Un record in molti sensi ma tutti negativi.

A Torino non ci ricordiamo nemmeno il nome dei candidati spicca solo la rinuncia al secondo mandato della sindaca uscente Appendino. Non si è ricandidata per una condanna a sei mesi, come da statuto del Partito. Nessuno l’ha avvisata che negli ultimi cinque anni lo statuto era diventato il “pongostatuto” malleabile ad ogni esigenza contingente anche la più lontana dallo statuto originario. 

A Bologna, col centrosinistra in vantaggio netto, l’unica nota di colore è la candidatura di quell’intelligentone di Mattia Santori leader delle sardine che giurò di non essere intenzionato, né lui né altri prodotti ittici, ad entrare in politica, smentendo se stesso poche settimane dopo. L’unico vantaggio se verrà eletto è che sparerà le sue fesserie prevalentemente  in ambito locale preservandoci da ulteriori ragionamenti assurdi come quelli propinati in passato in ambito nazionale.

No Sindacs anche in Ciociaria

Ora dopo questo quadro non siete ancora convinti della mia teoria complottista e dell’esistenza di un movimento No Sindacs?

Allora non avete seguito le candidature nella provincia di Frosinone. Nella quale i Partiti sono andati in mille pezzi disgregati poi ricostruiti, poi mutati in altre forme, con candidature bruciate ed altre uscite dal cilindro all’ultimo minuto. Che hanno partorito una miriade di sindaci, tutte brave persone si intende, ma nessuno che abbia l’aspetto di un leone, nemmeno a dirsi la personalità.

Infatti l’unico sussulto politico lo ha dato la presenza contemporanea ieri sul nostro territorio di due leader nazionali Conte e Salvini, ex alleati di governo oggi acerrimi nemici che si sono sfidati in orari diversi in quel di Sora.

Matteo Salvini sul palco di Sora

Qualche maligno ha detto che vista la mosceria in giro non avevano molto da fare nelle città maggiori, altri più ottimisti hanno detto che sono venuti nella bella Sora dove almeno la campagna è stata un po’ movimentata a “riprendersi”.

Peccato che i due comizi non vertessero minimamente sulle politiche locali e fossero gli stessi format degli stessi incontri che avevano già tenuto in località diverse durate il giorno. Infatti candidati li definivano con “il candidato che ha parlato prima di me” che lascia il sospetto non ne conoscessero nemmeno il nome.

Piazza piene. Urne vuote?

Qualche scintilla in realtà ci avrebbe divertito. L’unico aspetto veramente positivo che entrambe le piazze erano piene e la sera anche quella di Alatri. Sintomo che la gente sta tornando a schierarsi ad appassionarsi alla politica dopo un lungo letargo. Non sappiamo ancora se solo per passione o per rabbia repressa.

Ma positive sono state anche le manifestazioni della Meloni a Roma e Milano piene di gente come non si vedeva da tempo. Solo il povero Enrico Letta segretario in carica del Pd e candidato al collegio camerale di Siena spicca per le scarse presenze ai suoi comizi. Inseguito da crudeli giornalisti che certificano un giorno si ed uno no i suoi insuccessi di pubblico, che arrivano a non riempire nemmeno più le bocciofile ed i dopolavoro.

Ecco, i giornalisti, uno in particolare che in questa settimana ha fatto notizia il povero Paolo Mancinelli che in un collegamento su Rainews ha avuto un blackout ed improvvisamente non riusciva a mettere in sequenza concetti e parole. Alla fine ha onestamente opposto un decoroso silenzio all’attesa delle informazioni che doveva fornire. Neanche a dirlo è stato massacrato sui social. Anche esageratamente diciamolo, ma oramai dietro la tastiera si nascondono dei cafonauti sempre più volgari ed iracondi. Lo ha difeso con un bell’articolo Valter Veltroni sul Corriere dal titolo “Elogio dell’errore umano contro l’odio social”. 

Giuseppe Conte

Parla di clima da mattatoio, di tribunale supremo, di ragioni politiche, ci ricorda anche cosa sia una shitstorm che non traduco per pudicizia.

A leggerlo sembra un altro mondo. Solo un quinquennio fa le invettive e le “shitstorm” di un Partito come i Cinque Stelle li avevano portati prima alla doppia splendida vittoria amministrativa di Torino e Roma e poi al governo. Oggi il loro leader a Sora sembrava un’educanda.

Vediamo allora come si rifletterà questo cambiamento di clima nel voto reale amministrativo. Che, movimento No Sindacs o meno, produrrà un migliaio di nuovi primi cittadini. Molti saranno inaspettatamente bravi, altri dei bluff ma almeno li avranno scelti i cittadini. Che è già tanto.

Sindacs e rispetto, sempre e comunque

Ed a loro, visto che ho avuto l’onore di ricoprire la stessa carica in una città meravigliosa, se potessi darei un consiglio solo. Lo stesso che ripeto come un mantra a chi mi capita negli ultimi tempi, soprattutto in periodo di No Sindacs.

In una consiliatura si può sbagliare, non riuscire a fare ciò che si è prefisso, rimanere impantanati nei giochi della politica, subire influenze o attacchi esterni, ma una cosa bisogna ricordare sempre per avere la stima ed il rispetto anche nei momenti complicati.

Che le decisioni, seppur difficili che siano, vanno prese sempre a favore dei cittadini e mai contro.

Solo così si è veramente “primi” cittadini.