Le balle sui veleni nella Valle del Sacco

Nessuno ha detto una sola parola sulla grave rivelazione fatta in Consiglio Comunale dal sindaco di Anagni. Si finge di non avere sentito. L'aspetto politico dei lavori. Il fianco scoperto. la via d'uscita

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Cosa resta, a livello politico, del consiglio comunale che l’altra mattina ad Anagni ha affrontato il tema del bio metano da estrarre dagli avanzi delle cucine? Al netto delle polemiche (numerose) vediamo di capire quali sono le questioni in campo.

I numeri falsi sull’inquinamento

C’è un dato gravissimo emerso durante i lavori del Consiglio. Che il sindaco Daniele Natalia ha avuto il coraggio di rivelare. Sul quale fino ad oggi sono rimasti tutti in silenzio: sia i consiglieri di maggioranza, sia i consiglieri di opposizione, sia gli ambientalisti. In pratica: i numeri sull’inquinamento ed i veleni nella Valle del Sacco sono in parte una colossale balla.

Per stabilire quanto sia una larga parte o una minima parte occorrerebbe un’indagine. Stranamente nessun consigliere e nessun ambientalista sta facendo niente per sollecitarla. Tutti sono rimasti in silenzio quando il sindaco ha rivelato che facendo le analisi dei terreni non sono stati trovati i veleni in nome dei quali Anagni ed il suo sviluppo sono bloccati da anni.

A cercare quei veleni non sono stati laboratori privati, pagati dai proprietari delle aree: è stata l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente: cioè il braccio analitico dei carabinieri forestali e delle Procure.

È per questo che il sindaco ad un certo punto del suo intervento ha detto “Non è più tollerabile che questa area venga definita la Valle dei Veleni, nessuno verrà qui ad investore sul turismo, a fare una vacanza, ad impiantare una fabbrica se gli rappresentiamo così la nostra zona. E oltretutto i numeri dicono il contrario: otto volte su otto che abbiamo effettuato i sondaggi preventivi, Arpa non ha trovato traccia di quei veleni.

Il sospetto che emerge: c’è stata un’esagerazione quando è stata perimetrata l’area inquinata dal lindano. All’epoca si fantasticava di milioni a pioggia per le bonifiche. “Invece abbiamo avuto lo sviluppo bloccato per anni”.

L’aspetto politico

Daniele Natalia

Una cosa da sottolineare è senz’altro l’abilità del sindaco Natalia. Si può essere o meno d’accordo sul tema (e non tutti lo sono, anzi). Ma un dato è chiaro. Il sindaco, nel consiglio, non ha fatto passare tanto (o solo) l’idea del nuovo impianto, ma quella di un futuro possibile per la città. Un’idea chiara, senz’altro discutibile (ed infatti in tanti la discutono) ma netta. Quella di una ripartenza possibile per tutto il territorio. Un politico, al netto di tutte le critiche che gli si possono recapitare, deve saper fare soprattutto questo. E questo Natalia ha fatto. 

Anche perché il sindaco, nelle more di tutto questo, ha anche fatto passare un altro concetto importante. Ovvero, il fatto che con la partenza del progetto del bio metano, per la natura stessa del progetto, non sarà più necessario (e tantomeno possibile) pensare ad una discarica in zona (ad esempio, nella ex Polveriera). Stesso ragionamento di prima; si può essere d’accordo o meno sul percorso del sindaco; ma una linea chiara c’è. (Leggi qui Il metano si, la discarica no: la mossa di Natalia).

Anche perché nella discussione di giovedì praticamente tutti quelli che hanno criticato il progetto lo hanno fatto stigmatizzando non tanto il progetto in sé, ma le sue ricadute su una zona già stressata. La parola più usata è stata «preoccupazione». Che è un argomento potente, va da sé. Ma che non sposta di un millimetro la domanda di fondo; quella struttura, così com’è, è invasiva oppure no? I tecnici, quelli che c’erano, hanno risposto di no.

Il limite del sindaco

L’intervento dei consiglieri di opposizione

Questo porta al vero limite, per il sindaco, del Consiglio comunale dell’altro giorno. Ovvero, l’aver fissato un’assise aperta, alla quale si sono presentati solo i tecnici «d’area» per così dire. Lo ha fatto per chiarezza, per far portare tutte le risposte a qualunque domanda si fosse voluta sollevare, già il fatto che imprese di quel livello ci abbiano messo la faccia è un segnale importante. Però, questo ha permesso all’opposizione di ribattere dicendo che sarebbe stato opportuno far presenziare anche tecnici di area opposta.

Argomento retorico corretto, nulla da dire.  Organizzare un dibattito più ampio sarebbe stato importante per due motivi;

  1. Perché avrebbe consentito di aver una fotografia più ampia di tutta la questione
  2. Perché avrebbe consentito al sindaco di silenziare un argomento polemico importante.

Che, infatti, è stato utilizzato da chi, nell’opposizione, ha detto che questa non è la fine, ma solo l’inizio della battaglia sul tema. 

La via d’uscita

L’operazione è troppo importante. E, lo ribadiamo, non è solo la realizzazione di un impianto per ricavare il metano bio dai rifiuti delle cucine dei ciociari. È una visione dello sviluppo e della ripartenza di un intero comprensorio.

Mauro Piscitelli

Proprio per questo è particolarmente importante la denuncia fatta dal sindaco durante il Consiglio. Ancora di più lo è quella durissima fatta dal segretario Uil Mauro Piscitelli che con coraggio e dignità sindacale immensa ha denunciato che la politica sta giocando sulla pelle di centinaia di lavoratori e centinaia di famiglie che chiedono lavoro. Ha messo a nudo il fatto che nessuno durante il Consiglio ha portato un solo tema concreto con cui confutare il progetto.

Il metodo di biodigestione? Esattamente quello suggerito dal consigliere di opposizione Fioramonti. I controlli? Più se ne fanno e migliore è la qualità del prodotto pertanto ben vengano. I cattivi odori? Se l’impianto è fatto bene non devono essercene.

Sarebbe il caso, ed in tempi brevi anche, di non chiudere qui l’argomento ma di creare dei tavoli di confronto tecnico reali. Allargati ad esperti di tutti gli orientamenti. Tavoli che permettano di sviscerare tutto il tema.

Tavoli dai quali però tenere fuori la politica che – come denunciato dal sindacato – ha solo l’interesse di soffiare sul fuoco. E “non si capisce con quali benefici”.

Perché la sensazione, fastidiosa, è che siamo di fronte, più che ad una questione centrale per il futuro di Anagni, ad una guerra di religione. Mentre, proprio perché il tema è importante, le cose andrebbero soprattutto spiegate.

Bene, se possibile.

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