Le bollette Acea non pagate andranno a Equitalia (e noi ve lo avevamo detto)

Il ministro delle Finanze ha firmato il decreto: o paghi o la bolletta Acea oppure finisce ad Equitalia. Con tutto quello che ne consegue: sanzioni, oneri di riscossione, fermi amministrativi, sequestri, pignoramenti. Tranne la suocera portata via in manette, tutto è scritto: è nel decreto è il numero 16A01974 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 58 del 10 marzo. Il ‘siringone’ per gli utenti della provincia di Frosinone porta la firma del ministro Pier Carlo Padoan.

Il provvedimento è valido in tutti gli 85 Comuni riforniti da Acea Ato 5 di Frosinone, a tutela dei pagamenti sulle bollette emesse per ognuno dei 188.214 contatori dell’acqua che risultano attivi, riforniti da circa 4.200 chilometri di rete idrica. Il decreto dice: Acea potrà passare ad Equitalia le bollette dell’acqua non pagate dagli utenti della provincia di Frosinone.

Il caso è analogo a quello di Acea Ato 2 in provincia di Roma (leggi qui il precedente). Acea aveva usato quell’area per tastare il polso ed aveva sottoscritto una convenzione con Equitalia passandogli tutte le bollette non pagate dagli utenti della provincia di Roma. Ma l’associazione Codici aveva fatto riscorso. E lo aveva vinto. Tutto grazie ad un cavillo: la bolletta dell’acqua rimane una bolletta pure se non viene pagata, non diventa una cartella esattoriale che poi può essere riscossa da Equitalia. A stabilirlo era stata la suprema Corte di Cassazione il 5 maggio 2011 dopo avere esaminato un caso simile: «Per emettere cartelle esattoriali non è sufficiente la semplice fattura idrica, ma serve un atto idoneo a costituire titolo esecutivo, come il decreto ingiuntivo». Pertanto, la società Equitalia, costituita per riscuotere i tributi pubblici e non i corrispettivi dei privati non può essere competente alla riscossione coattiva dei crediti vantati dalla società Acea Ato2, poiché il canone idrico non è un tributo.

Trovato il ‘buco’ nella norma, si chiama il ministro e gli si fa cucire la toppa. Era successo a Roma e adesso succede anche a Frosinone. Viene chiesto al ministro dell’Economia e delle Finanze di emettere un apposito decreto con cui venga «verificata la sussistenza del requisito soggettivo previsto dalla legge: essendo Acea Ato 5 una società a partecipazione pubblica deve vigilare sul mancato pagamento da parte degli utenti morosi in quanto ciò rischia di compromettere l’equilibrio economico-finanziario dell’azienda e, quindi, in ultima analisi, di pregiudicare la sostenibilità e la qualità delle risorse idriche gestite».

Letto, confermato, sottoscritto, ratificato: il decreto è finito sulla gazzetta ufficiale di giovedì, pubblicata venerdì.

Contro quel decreto si è schierata ancora una volta l’associazione Codici. L’associazione sostiene che il testo ignori una recentissima pronuncia del Tar del Lazio. Nel ricorso, l’associazione aveva sostenuto che « La Provincia di Frosinone ha per noti motivi, non ultimo il costo dei conguagli per aumento delle tariffe, una quota altissima di morosità e quello che si rischia è una macelleria sociale, con i cittadini costretti alle spese legali del ricorso in commissione tributaria per vedere affermate le proprie ragioni».

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