Le bugie hanno le gambe corte: il ricorso di Cassino è stato respinto

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Il ricorso del Comune di Cassino per bloccare il commissario Ernesto Raio e impedirgli di prendere gli acquedotti cittadini per consegnarli ad Acea già la settimana prossima è stato respinto. Soprattutto, i giudici della Quinta Sezione del Consiglio di Stato hanno bocciato su tutta la linea le tesi che sono state sostenute dal Comune. Nessun freno e nessun limite al commissario nominato dal prefetto Emilia Zarrilli che a questo punto è ancora più pienamente legittimato a procedere con l’applicazione della sentenza.

Tre giuristi interpellati da Alessioporcu.it, un professore universitario, due alti funzionari dello Stato, hanno dato tutti e sei la stessa chiave di lettura alla sentenza: il ricorso è respinto. La fissazione dell’udienza all’otto di settembre? E’ un atto dovuto, si tratta di una fissazione tecnica perché su ogni provvedimento deve esserci un’udienza.

Cosa dice il provvedimento firmato dal presidente Carlo Saltelli? Stronca il Comune di Cassino.

La Quinta Sezione del Consiglio di Stato mette subito le cose in chiaro: «gli atti di cui è stata chiesta (dal Comune di Cassino) l’immediata sospensiva sono stati posti in essere dal commissario ad acta quali misure attuative del giudicato formatosi sulla sentenza n. 2614 del 2015, come disposto dalla sentenza n. 2086 del 19 maggio 2016». Tradotto dal linguaggio giudiziario significa: il dottor Ernesto Raio sta agendo sulla base di una sentenza di maggio con la quale è stato ordinato di attuare la decisione numero 2614 del 2015, cioè quella che dispone di consegnare ad Acea gli impianti del Comune di Cassino.

Scrivono poi i giudici: «Non risultano immediatamente apprezzabili, ictu oculi, i vizi di cui gli stessi sarebbero affetti secondo la prospettazione del Comune di Cassino». Tradotto significa: negli atti impugnati dal Comune di Cassino non si vedono gli errori che ci state dicendo.

Ancora: «alcune delle censure sollevate dovevano essere proposte nell’ambito del giudizio conclusosi con la sentenza della cui ottemperanza si discute». Traduzione: le questioni che sollevate adesso ce le dovevate dire prima, quando c’era il processo aperto; ora non discutiamo se Acea debba o non debba avere gli impianti perché quello è già accertato; adesso discutiamo del fatto che nonostante la sentenza voi non state consegnando gli impianti in questione.

Il colpo di grazia arriva subito dopo: «non sembrerebbero opponibili (le censure) derivanti da provvedimenti e delibere dell’ente estranee al giudizio di ottemperanza ovvero addirittura successive alla deliberazione ed alla pubblicazione della citata sentenza n. 2086 del 19 maggio 2016». Significa: non potete portarci provvedimenti e delibere che siano stati approvati dopo il 19 maggio: quel caso ormai è chiuso ed abbiamo detto che dovete consegnare gli impianti.

La pietra tombale arriva nel periodo immediatamente seguente: «Ritenuto che le questioni così prospettate non sembrano integrare i presupposti della estrema gravità ed urgenza che legittimano la concessione delle misure cautelari monocratiche, per questi motivi si respinge l’istanza di misure cautelari provvisorie». Non c’è bisogno di traduzione.

Ma allora perché il Comune di Cassino dice di avere vinto? Carlo Maria D’Alessandro è sicuro che a far saltare tutto sarà questo inciso: «fermo restando che in ogni caso gli enti interessati dovranno in ogni caso adottare ogni opportuna e doverosa cautela per evitare qualsiasi interruzione del servizio idrico». In pratica, il sindaco e la sua amministrazione ritengono che se il dottor Raio dovesse procedere con la consegna ad Acea degli impianti, automaticamente ci sarà un’interruzione del flusso idrico nella parte di città servita attraverso l’acqua che viene ‘girata’ e pompata nelle condotte da EniAcqua, cioè quei circa 200 litri al secondo che rappresentano il ristoro alla città in cambio dei disagi patiti con la costruzione, sul suo terreno, degli impianti per alimentare la Campania.

Chiaro a tutti, allora, che 1) il ricorso è stato respinto; 2) la fissazione dell’udienza a settembre è solo una fissazione tecnica; 3) il provvedimento adottato dal Consiglio di Stato non limita in alcun modo le funzioni del vice prefetto Raio.

Resta ora il passaggio tecnico: l’unica cosa sulla quale D’Alessandro può aggrapparsi e con la quale può forse bloccare la consegna. E cioè: se il dottor Raio acquisirà gli impianti (non le opere compensative) si blocca il funzionamento dell’acquedotto cittadino?

Se la risposta è si, allora non può procedere. Se la risposta è no, allora già lunedì o martedì procederà. Ma questa è questione per ingegneri meccanici ed idraulici. Non di giudici.