Le buone intenzioni portano all’inferno di Steccato

Siamo pieni di buone intenzioni. Ma non sono quelle a salvare i profughi in fuga dai talebani in Afghanistan, dalle bombe in Siria, dalle persecuzioni in Pakistan. Lasciandoli morire davanti alla spiaggia di Steccato

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. (Sal 32, 18-19)

Il salmista tratteggia poeticamente gli effetti del “timor di Dio”, spiegando che in realtà questa espressione significa sperare nell’amore di Dio. La speranza è una delle virtù, delle capacità, che consentono all’uomo di conoscere meglio Dio, di entrare in contatto con lui.

Ma il salmista non si limita ad indicare una prospettiva futura. Prospetta chiaramente due conseguenze virtuose del timor di Dio: libera dalla morte e nutre in tempo di fame.

Il Papa ed il Presidente

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al PalaMilone di Crotone

Mentre scrivo ho sempre negli occhi le drammatiche immagini delle spiagge di Steccato in provincia di Crotone, quelle bare allineate, l’omaggio silenzioso del presidente Mattarella alle vittime del naufragio, quasi a suggellare iconicamente la stessa forza  mediatica della preghiera di Papa Francesco in Piazza San Pietro durante la pandemia. I naufraghi dispersi in mare e le persone colpite dal covid, quando non avevamo nessuna arma per combatterlo, hanno vissuto la stessa esperienza di abbandono, di impotenza terribile. 

Quei due anziani,  in piedi davanti all’abisso del male,  ci rivelano che possiamo evitare di precipitarvi  dentro, se capiamo ciò che l’autore del salmo vuole dirci.

Il timore del Signore è la consapevolezza che c’è una legge superiore ai nostri calcoli e ai nostri interessi spiccioli e ridicoli. Una legge che ci obbliga alla dirittura morale ma che ci consente di recuperare la nostra dignità umana, quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Una legge che può salvarci dalla morte dell’insensibilità, del tornaconto, del considerare gli esseri umani soltanto come numeri. 

Altrimenti questa è la morte cui siamo condannati dalla mancanza del timor di Dio. Una morte definitiva, misera, insignificante, perché basata sul nostro orgoglio, sull’incapacità di ammettere gli errori pur quando sono evidentissimi e soprattutto forieri di sciagure.

I valori perduti a Steccato

Sergio Mattarella rende omaggio alle vittime del naufragio

Quei corpi di bambini sulla spiaggia, quei camion militari pieni di bare davanti all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo devono farci capire che senza timor di Dio rischiamo di morire per fame. Non mangiamo più valori, regole, idee che ci consentano di sollevarci dallo scontro di interessi reciproci. 

E ci accorgiamo di avere fame,  fame  di umanità perché abbiamo disperso quel patrimonio di valori che tutta la civiltà occidentale ci aveva lasciato e di cui invece dobbiamo ricominciare a nutrirci se vogliamo essere capaci di sostenere il giudizio della nostra coscienza.

Io non so come possa sentirsi chi ha impedito alle motovedette di salvare i naufraghi sulle coste crotonesi o chi avrebbe potuto adottare decisioni diverse nei primi giorni della pandemia. Chi ha quella responsabilità, come Raskol’nikov in Delitto e castigo di Dostoevskij, sa dentro di sé che ha bisogno del castigo, indipendentemente dal giudizio che ne darà il magistrato. 

Raskol’nikov  ha ucciso una vecchia megera, una strozzina che aveva rovinato la vita di tante persone: lo ha fatto per liberare il mondo dal male ma nel farlo ha ucciso anche un’altra donna che si trovava lì per caso. Un danno collaterale, lo si direbbe oggi, un carico residuale…  Tutti hanno buone intenzioni che, purtroppo,  lastricano l’inferno di quei poveretti in balia di trafficanti e governanti, apparentemente privi del timor di Dio

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).