Le coltellate nell’ombra: congiurati e idi di marzo sulle candidature

C'è chi si sta informando sulla candidabilità dei big indagati nel Pd. Cosa prevede la nuova legge elettorale in provincia di Frosinone. Piccole e grandi manovre nei Partiti: tutti con il coltello affilato tra i denti

Nel Partito Democratico, nella piena logica del parenti-serpenti, in diversi stanno chiedendo pareri ad illustri avvocati romani sulle condizioni di candidabilità previste nell’articolo 5 del Codice Etico del partito.

 

TRE BIG DA PUGNALARE

Qualcuno ha puntato più a Nord ed ha chiesto dell’avvocato Lorenzo Borré: il legale che ha assistito Marika Cassimatis al tribunale civile di Genova ottenendo l’annullamento del voto che sul blog incoronava Pirondini dopo aver eliminato la professoressa di geografia; lo stesso legale che in Sicilia ha messo in ginocchio le candidature grilline.

Vediamo cosa dispone il testo:

  1. Condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni

    Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione ­ anche di carattere interno al partito­ coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato:

    a) emesso decreto che dispone il giudizio;

    b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione;

    c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di patteggiamento; per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza;per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.

 

.E ancora

  1. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione ­ anche di carattere interno al partito­, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, ricorra una delle seguenti condizioni:

    a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste e di concussione;

    b) sia stata emessa sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità ;

    c) sia stata disposta l’applicazione di misure di prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima normativa;

    Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c).

    Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c).

In pratica, ai legali è stata prospettata una situazione analoga a quella impugnata in tribunale dall’avvocato Borré: io sono un tesserato del Pd e mi sono iscritto perché vige questo regolamento. Se voi però candidate qualcuno contravvenendo alle regole, mi state creando un danno, non state rispettando le regole. Ed io posso impugnare la candidatura

 

Evidente il riferimento alla recente disposizione che ha disposto il giudizio, per il caso di alcune spese alla Regione Lazio, fra gli altri, nei confronti dei senatori Bruno Astorre, Francesco Scalia e Claudio Moscardelli. (leggi qui)

 

La domanda cerca di avere una risposta su questo tema: si può configurare una situazione nella quale un ricorso al Tar può bloccare la candidatura, come successo in altre parti d’Italia per partiti differenti? Intanto bisogna vedere se il Codice Etico viene equiparato ad uno Statuto. Poi l’articolo va letto ed interpretato tutto, perché le fattispecie stabilite dall’articolo in maniera esplicita sono enormemente più gravi. Scalia fra l’altro ha subito detto: «La contestazione che mi riguarda è esclusivamente un’ipotesi di concorso in abuso in atti d’ufficio, legata alla procedura adottata per la stipula da parte del gruppo PD della Regione Lazio del contratto di alcuni collaboratori per la diffusione dell’attività politica del gruppo stesso. La contestazione si fonda su un’erronea interpretazione della normativa di riferimento che al contrario prevedeva, e prevede tuttora, tale diritto per i gruppi politici presenti all’interno del consiglio regionale».

 

LA NUOVA LEGGE

Poi c’è l’aspetto squisitamente politico perché altre volte si è derogato e comunque stiamo parlando di pezzi da novanta come Bruno Astorre (numero due di Dario Franceschini nell’AreaDem), di Francesco Scalia e Claudio Moscardelli. In ogni caso è chiaro che già si sta pesnsando seriamente alle candidature. Il Rosatellum 2.0 può passare, l’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi c’è. Bisogna vedere se reggerà al tiro incrociato dei franchi tiratori alla Camera, dove è previsto il voto segreto. A meno che sul testo non venga messa la fiducia. In ogni caso una vecchia volpe come Paolo Romani (Forza Italia) ha annunciato che si vota il 4 marzo. E’ già deciso.

 

In provincia di Frosinone, con il Rosatellum 2.0 ci sarebbero 2 collegi alla Camera: Nord (33 Comuni), Sud (58). Più un collegio unico al Senato. Parliamo della parte uninominale maggioritaria. Quella nella quale chi prende un voto in più viene eletto.
Poi c’è la parte proporzionale nei collegi plurinominali che dovrà fare il Governo: 70-77 al massimo. Vuol dire che diverse province verranno accorpate: Frosinone e Latina per esempio, oppure tutto il Lazio tranne Roma. Ci saranno liste di 2 o 4 candidati, ma in tal caso i prescelti saranno sicuramente eletti se il partito prenderà percentuali importanti. Si può definire il listino bloccato.

Contemporaneamente alle politiche si voterà per le regionali del Lazio.

 

SQUADRA CHE PRENDE VOTI…

Nel Partito Democratico lo schema è quello di sempre: Francesco Scalia e Francesco De Angelis cercheranno un posto blindato nel proporzionale, altrimenti concorreranno nel maggioritario: uno alla Camera Nord, l’altro al Senato. Nazzareno Pilozzi proverà a dire la sua, ma dovrà fare i conti anche con le ambizioni della senatrice Maria Spilabotte, di Sara Battisti e di Simone Costanzo. E anche del presidente della Saf Mauro Vicano.

Alla Regione Mauro Buschini appare il favorito, però Marino Fardelli non intende gettare la spugna e confida nel sostegno dell’intera area di Scalia. Anche perché i voti del cassinate saranno indispensabili se il senatore dovesse concorrere nel maggioritario.

Attenzione però a Michele Marini.

Articolo 1 Mdp ha un solo obiettivo per ora: far perdere il Pd dappertutto. I candidati potrebbero essere Massimiliano Massimi, Luciano Gatti, Giuseppe Moretti, Stefano Vitale.
Campo Progressista non sta a guardare,con l’obiettivo opposto: neutralizzare Mdp. Giuseppe Fortuna sta scaldando i motori, mentre Daniela Bianchi giocherà la sue carte alle regionali.

 

IL GLADIATORE MARIO

Forza Italia sta ripassando il film Il Gladiatore: “Al mio segnale scatenate l’inferno”. Il segnale deve darlo Mario Abbruzzese, spiegando prima dove si candiderà lui. Se alla Regione o alla Camera. Poi si posizioneranno gli altri: Antonello Iannarilli,Danilo Magliocchetti, Adriano Piacentini, Alessandra Mandarelli, Gianluca Quadrini, Silvio Ferraguti, Maria Teresa Graziani, Serena Petricca e gli altri.

 

TUTTI INSIEME AFFILATAMENTE

Caos in Noi con Salvini: il braccio di ferro eterno tra Fabio Forte e Kristalia Rachele Papaevangeliu sta bloccando il quadro delle candidature.

Colpi bassi in Fratelli d’Italia. Vogliono andare tutti alla Regione Lazio. Alessandro Foglietta non intende lasciare neppure un centimetro di vantaggio a Massimo Ruspandini. Foglietta confida in Rampelli, Ruspandini nella Meloni. Ma Antonio Salvati non è fuori gioco.

Alternativa Popolare: Andrea Amata e Massimiliano Mignanelli aspirano ad uno scranno regionale, Michele Nardone ed Ernesto Tersigni ad uno parlamentare. Alfredo Pallone continua a ripetere non volersi candidare, ma al Senato potrebbe concorrere proprio lui. Nel Partito c’è chi ha già fatto circolare la frase con cui, pieno di mestizia, darà l’annuncio: «Ragazzi, c’è poco da fare: vogliono candidare un romano; l’alternativa è o me o un romano…»

Nel Psi c’è Gian Franco Schietroma, ma dipenderà dagli accordi con il Pd. Per le regionali Roberto De Donatis è l’uomo di punta.

 

Manca ancora molto alle candidature. Mica tanto però. Dopo le elezioni regionali siciliane del 5 novembre ogni secondo potrà essere quello decisivo. Per le Idi di marzo, quelle delle coltellate a Giulio Cesare. Metaforiche e politiche in questo caso.

Ma non meno legate alla logica dei congiurati.

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