Le comunali di Roma sono la linea del Piave del Pd

L’ostacolo più grande alla candidatura a sindaco di Nicola Zingaretti è lo stesso Nicola Zingaretti. Il Governatore è tentato, ma pensa pure ad altri scenari. Il problema è che se i Democrat non vincono nella Capitale rischiano un arretramento pericoloso anche nel Paese.

L’unico vero ostacolo alla candidatura di Nicola Zingaretti è Nicola Zingaretti. Tutti gli stanno chiedendo di candidarsi: amici e nemici, alleati e avversari. E tutti i sondaggi continuano a dare lo stesso risultato: Zingaretti vincerebbe contro qualunque avversario. Ma il presidente della Regione Lazio è combattuto: forte la tentazione di scendere in campo. Altrettanto forte quella di puntare ad altri, magari in un futuro Governo.

I due freni per il Pd

Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Fanpage scrive: “A frenare la scelta del governatore ci sono due ragioni di ordine eminentemente politico. La prima è la difficoltà di condurre una campagna elettorale contro il Movimento 5 Stelle, dopo aver fatto entrare i pentastellati in giunta alla Pisana e aver continuato a sostenere a ogni livello un accordo strutturale tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. La seconda è lasciare la Regione Lazio senza aver ordinato la successione nel bel mezzo della campagna vaccinale e mentre lo scandalo dei concorsi per le assunzioni di uomini e donne vicini alla politica scuote la maggioranza”.

Ma entrambi i problemi possono trovare una soluzione: il primo stringendo un accordo perlomeno sul ballottaggio con il M5S, visto che un passo indietro di Virginia Raggi sembra a oggi fantascienza, il secondo “in virtù di una considerazione che tutti gli spin doctor danno per scontata “se perdiamo a Roma perdiamo subito dopo anche la Regione Lazio”. Per questo “La verità è che l’unico ostacolo alla candidatura di Zingaretti è lo stesso Zingaretti”.

La tentazione del salvatore

Due volte presidente della Provincia di Roma, due volte governatore della Regione Lazio, “la più grande obiezione alla candidatura di Nicola Zingaretti al Campidoglio risiederebbe prima di tutto nell’intimo dei progetti sul suo futuro politico e personale.  “Ho fatto l’amministratore già per tanti e in caso di vittoria potrei trovarmi a fare il sindaco per dieci anni”, va ripetendo il diretto interessato che invece già si immaginava in un posto diverso, magari con un ruolo importante in parlamento o in un futuro governo.

Sempre Fanpage: “Eppure la tentazione di presentarsi come il salvatore di una città alla stremo, con in tasca i soldi del Recovery Plan e la gestione di un Giubileo all’orizzonte, è tanta. E se dovesse decidersi per chi lo accuserà di incoerenza ha già la risposta pronta: me lo sta chiedendo la gente”.

Virginia Raggi (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

C’è una considerazione superiore da fare in ogni caso. Il centrodestra può permettersi di non vincere a Roma. I Cinque Stelle pure. Perfino Virginia Raggi può mettere in conto di non essere confermata alla guida del Campidoglio. Il Partito Democratico no. Senza un candidato in grado di poter vincere davvero, allora è preferibile convergere su Carlo Calenda, che in ogni caso ha buone possibilità.

La candidatura a sindaco della Capitale sarà decisa nel corso di un faccia a faccia tra Enrico Letta e Nicola Zingaretti. Sulla base di sondaggi affidabili e di considerazioni di politica nazionale. Per il Partito Democratico Roma è come la linea del Piave.

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