Le forche caudine sulla via di piazza Gramsci

Il passaggio obbligato delle prossime elezioni Provinciali. I Partiti non hanno problemi di candidati. Ma con i candidati che si aspettano di essere eletti a prescindere dai voti che possono spostare. Le cambiali politiche aperte. E la necessità di trovare una soluzione

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Il prossimo dicembre si voterà per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Frosinone. È un appuntamento strategico: sia in vista delle Europee 2024 e sia per i futuri equilibri nel Comune capoluogo e nei centri più grandi. Perché quel voto consentirà di capire chi sta con chi e su quali preferenze quindi si potrà contare in vista di Bruxelles.

Ed attraverso lo stesso criterio sarà possibile comprendere se le fibrillazioni tutte interne alla maggioranza nel Comune di Frosinone sono da considerarsi in stand by o sono destinate a riesplodere a breve. Un metro infallibile per tastare il polso in Comuni chiave come Ferentino, Cassino, Isola del Liri, Veroli.

Si vota con la Delrio

Il Seggio delle elezioni Provinciali

Si voterà con il sistema elettorale attualmente in vigore. Cioè voteranno solo gli amministratori e non i cittadini. Ed è questo a rendere la vicenda tutta interna ai Partiti. Il Governo Meloni puntava ad una rapida reintroduzione delle Province com’erano prima, abolendo la riforma Delrio che le ha mutilate nelle competenze. Ma ha dovuto fare i conti con la realtà: disattivarle ha portato pochi risparmi, riattivarle richiede milioni di euro che in questa fase non ci sono. (Leggi qui: La Provincia non si tocca).

A destra come a sinistra, i Partiti sono alle prese con la definizione delle liste elettorali. Trovare i candidati non è un problema: ce ne sono in abbondanza. Il problema è che tutti si aspettano di essere eletti con i voti del Partito e non con quelli che loro da soli sono capaci di portare. Il che rischia di innescare lacerazioni e rotture dolorose.

Tanto a destra quanto a sinistra.

Effetti sul Capoluogo

Il municipio di Frosinone (Foto © Stefano Strani)

Quali effetti produrranno queste elezioni sul Comune capoluogo? C’è un interrogativo di fondo: nessuno ha chiaro se i Partiti puntano a far eleggere alla Provincia uno dei Consiglieri comunali di Frosinone. Oppure se preferiscono orientarsi su altri Comuni: come accaduto alle elezioni scorse dove Frosinone ha eletto nessun Consigliere.

Eppure il Comune di Frosinone ha le potenzialità di eleggere da solo ben tre consiglieri provinciali: 2 di maggioranza ed 1 di opposizione. Il voto di ogni singolo Consigliere del capoluogo vale 287 voti ponderati ed è il coefficiente più alto, solo cassino ne ha uno equivalente. Allora perché due anni fa nessuno è stato mandato a piazza Gramsci? Una scelta dovuta essenzialmente ad un’esigenza: evitare possibili problemi che potrebbero essere difficili da gestire; con richieste e rivendicazioni sempre maggiori da parte di chi ha già ottenuto un primo lasciapassare.

La matematica è chiara: 287 voti ponderati moltiplicati per 32 Consiglieri comunali di Frosinone chiamati alle urne dà un risultato di 9.184 voti ponderati che il capoluogo può esprimere. Ne bastano 3000 / 3100 per entrare in Consiglio provinciale.

Facile a dirsi

Riccardo Mastrangeli

Il problema non è aritmetico ma è politico. Per centrare l’obiettivo è necessario un accordo blindato ed unitario: tanto nelle forze di maggioranza che in quelle dell’opposizione. Ci sono questi presupposti per entrambi gli schieramenti? Le ultime vicende di Frosinone dicono di no.

Dopo la mancata sottoscrizione del documento di fiducia al sindaco da parte di quattro suoi consiglieri, Riccardo Mastrangeli ha revocato la delega all’Università a Giovanni Bortone e quella allo Scalo ad Anselmo Pizzutelli. Senza però riassegnarle ad altri Consiglieri di altri gruppi. Poi ci sono le posizioni border line degli altri due consiglieri, che non hanno firmato la fiducia: Maria Antonietta Mirabella ed il presidente del Consiglio Massimiliano Tagliaferri. Senza il voto di questi consiglieri il budget a disposizione della maggioranza scende a quota 18. (Leggi qui: La controffensiva di Mastrangeli: via Pizzutelli e Bortone).

Il che rende più complicato centrare l’obiettivo dei due consiglieri di Frosinone eletti dalla maggioranza di centrodestra a piazza Gramsci. Senza considerare i malpancisti della prima ora: altri consiglieri critici nei confronti del sindaco ma che comunque gli hanno rinnovato la fiducia. Fino a che punto Riccardo Mastrangeli può contare sul loro voto? Bisognerebbe quindi recuperare i voti eventualmente mancanti negli altri Comuni.

L’intesa impossibile

Umberto Santoro

Allo stesso tempo servirebbe, a monte di tutto ed in via prioritaria, un accordo blindato tra i tre Partiti di centrodestra per convergere su uno, o al massimo due, candidati decisi a tavolino e da far eleggere. Pressoché impossibile. Perché?

Qualche esempio. Ad Alatri l’assessore Umberto Santoro ha rinunciato alla carica per favorire il riequilibrio in Aula ed è andato in Consiglio al posto di Antonello Iannarilli diventato Commissario Ater. Una candidatura alla Provincia sostenuta con una certa convinzione su scala provinciale potrebbe essere un ristoro adeguato: ma allo stesso tempo l’uscente Giuseppe Pizzuti della Lega reclama la ricandidatura. Come se ne esce? (Leggi qui: Patto Civico saluta Cianfrocca).

A Ferentino il Consigliere comunale Luigi Vittori è stato lo storico vicesindaco ma questa volta ha rinunciato per dare spazio al progetto con cui far crescere la prossima generazione di amministratori. Anche nel suo caso un’elezione alla Provincia sarebbe un adeguato ristoro. Che segherebbe le gambe al vicesindaco Andrea Pro, già abbastanza contrariato per non essere stato tenuto in considerazione al momento di varare la Segreteria provinciale Pd. (Leggi qui: Un po’ contro e molto… Pro).

L’elenco delle cambiali politiche aperte è lungo e tocca quasi ogni Comune.

Le civiche non stanno a guardare

Fabio Tagliaferri e Pasquale Cirillo

E Le altre liste starebbero guardare? Non proverebbero anche loro a rivendicare una candidatura? Le Civiche hanno un ruolo centrale in molte amministrazioni: spesso sono succursali dei Partito con licenza di andare oltre le regole. Un ipotetico compromesso potrebbe essere quello di puntare su un Consigliere comunale espressione dei Partiti e uno delle liste civiche. E provare poi a far eleggere entrambi.

I nomi? Al momento se ne fanno tanti. Quelli più ricorrenti sono di Pasquale Cirillo, civico in quota Lega. Che con un ristoro provinciale potrebbe sentirsi sufficientemente considerato uscendo così dall’orbita dei malpancisti nella quale oggi sta a pieno titolo; anche se non ha in alcun modo accantonato l’idea di entrare in Giunta e fare l’assessore. L’altro nome che circola nel centrodestra è quello di Francesca Chiappini della Lista per Frosinone. È la più votata alle scorse elezioni Comunali di Frosinone.

Chiaro che da qui alla presentazione delle liste la girandola di nomi dei potenziali candidati sarà senza sosta. Ma se veramente si punterà ad eleggere alla Provincia dei consiglieri comunali di Frosinone, tutto sarà finalizzato in primis a mettere in sicurezza l’amministrazione Mastrangeli per il futuro.

Per questo tutti, primo cittadino in testa ma anche Partiti e Civiche, stanno cercando di capire se una operazione di accordo politico e di blindatura dei nomi, esiste ed è in grado di reggere fino alla fine. Senza correre il rischio che qualche pezzo della maggioranza si sfili in prossimità del seggio elettorale e ceda alle lusinghe di altri candidati di altri Comuni. Ed a quel punto, il danno della mancata elezione di un Consigliere di Frosinone sarebbe irrecuperabile.

Vale pure per l’opposizione

Norberto Venturi e Angelo Pizzutelli

Il ragionamento unitario se è complicato (ma non impossibile) nella maggioranza lo è ancora di più nell’opposizione. Il centrosinistra ha dimostrato in questi primi 16 mesi di consiliatura Mastrangeli di non avere in alcun modo né la volontà né la strategia per un’azione politica coordinata ed unitaria. Tanto che l’opposizione è risultata del tutto impalpabile e spesso colpevolmente assente dalla scena politica amministrativa del capoluogo. Soprattutto è stata inspiegabilmente assente nei giorni della crisi della maggioranza.

A questa frammentarietà ed evanescenza si aggiunga il momento piuttosto delicato che sta vivendo il gruppo consiliare del Partito Democratico. Ha chiesto da tempo alla Segreteria provinciale di avere maggiore considerazione, visibilità e coinvolgimento. Tradotto: visto che i voti li portano loro vorrebbero poter dire una parola quando è il momento di scegliere il candidato sindaco. E le candidature alle elezioni Provinciali potrebbero essere un primo segnale.

Candidature non di bandiera o di mera testimonianza ma assolutamente eleggibili. Gente come Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi, tutti con un vissuto politico importante e con un consenso elettorale assolutamente significativo, non può in alcun modo fare il portatore d’acqua per altri candidati di altri Comuni. La centralità di Frosinone passa anche da qui. Ma di fronte a queste richieste del Gruppo consiliare Pd la risposta della Segreteria provinciale del Partito fino ad ora non è stata considerata rassicurante.

Questione di equilibri

Sara Battisti

Pensare Democratico, la componente maggioritaria del Pd fondata da Francesco De Angelis e guidata da Sara Battisti ha la forza per eleggere ad occhi chiusi due Consiglieri provinciali. E quella per contribuire all’elezione di almeno altri due Consiglieri, stringendo alleanze strategiche.

Le rivendicazioni che arrivano da ogni fronte sono tutte legittime. Per questo l’indicazione data da Sara Battisti è stata ecumenica: chi vuole si candida ma chi vuole essere eletto deve portarsi il consenso. Un modo per tenere in piedi tutto il possibile e per ricordare a tutti che devono essere loro a sostenere il Partito, non il Partito a sostenere loro. Ma non tutti hanno l’udito buono da quell’orecchio.

Ogni scenario è ipotizzabile, tanto a centrodestra e tanto nel centrosinistra. Le elezioni provinciali di dicembre rappresentano per Frosinone qualcosa come le forche caudine, sotto le quali nessuno vorrebbe passare. Ma che inevitabilmente sarà costretto ad attraversare. Come protagonista o solo come comparsa. Con esiti tutt’altro che scontati. 

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