Le giravolte senza senso sul candidato a Latina

È il ticket Vincenzo Zaccheo-Matilde Celentano l'indicazione dei vertici nazionali di FI, FdI e Lega per la candidatura di centrodestra a sindaco di Latina. Zaccheo (sindaco dal 2002 al 2010) correrebbe come sindaco e Celentano come vice. Un modo quindi salomonico per mettere d'accordo i partiti. Manca - come sempre - l'ufficialità. A tarda sera dovevano terminare di esprimersi gli alleati a livello locale

di Tonj Ortoleva per LatinaOggi

Ha del surreale questa storia del candidato sindaco di Latina che il Centrodestra non riesce a trovare: si accordano di massima su un nome poi, prima di renderlo ufficiale, sorgono problemi. E’ successo già due volte e presumibilmente i problemi sono sempre gli stessi. Dunque, la domanda sorge spontanea: di cosa hanno parlato ai tavoli nazionali e regionali i vari (in ordine sparso) Claudio Durigon, Claudio Fazzone, Nicola Calandrini, Gianfranco Rufa, Paolo Trancassini, Maurizio Gasparri, Francesco Lollobrigida? (Leggi qui Il Centrodestra tiene Zaccheo sulla graticola).

Da mesi il Centrodestra di Latina ha una rosa con tre nomi: Giovanna Miele, Vincenzo Zaccheo e Matilde Celentano. I primi due fatti da Claudio Durigon, il terzo da Nicola Calandrini. Diciamo che i mesi sono almeno 6, ma anche fossero tre sarebbero anche troppi.

Tutti sono stati “pesati” attraverso il sondaggio della Tecné e dunque, una persona normale, penserebbe che siano stati valutati tutti i pro e i contro, le contrarietà e i favori, sia a livello locale sia a livello nazionale. Invece in questa vicenda di normale c’è poco o nulla. Abbiamo trascorso l’ultima settimana con i due nomi rimasti (Zaccheo e Celentano, Miele immolata sull’altare dei veti incrociati) che si alternavano oggi l’uno oggi l’altro come favoriti, in un ottovolante dagli effetti disastrosi. Uno spettacolo indecente, da qualunque punto di vista lo si osservi.

Le giravolte assurde

Claudio Fazzone, Nicola Calandrini e Claudio Durigon

Negli ultimi due giorni, poi, siamo arrivati a sfiorare il comico. Tra giovedì e venerdì sembrava fatta su Vincenzo Zaccheo. L’ex sindaco aveva ricevuto l’ok dal tavolo nazionale e il suo nome era stato indicato dalla Lega di Claudio Durigon. Addirittura la mattina di venerdì s’era messa in moto la macchina per la campagna elettorale: foto di rito, strategia, ricerca di una sede elettorale. Ma già a mezzogiorno, tutto era saltato di nuovo. Troppe tensioni nella Lega, ma anche in Forza Italia. Tensioni che esistono anche in Fratelli d’Italia rispetto alla figura di Zaccheo, ma quello della Meloni è un partito vecchio stile: se a Roma dicono che il cavallo è bianco, allora è bianco per tutti, anche se in realtà è nero.

Così, tra ieri e l’altro ieri, Zaccheo è stato fermato all’ultimo passo, proprio sulla soglia della candidatura. Di certo non sarà un volto nuovo, forse non è nemmeno il candidato giusto, ma di certo lui come nessun altro merita di essere trattato in questo modo. Una gestione maldestra, da dilettanti allo sbaraglio e il fatto che tutti i numeri uno dei Partiti del centrodestra siano parlamentari della Repubblica italiana non rappresenta certo uno spot positivo per la politica e i Partiti.

Chi sarà il candidato sindaco, a questo punto, diventa davvero il problema minore. La domanda vera è: sono in grado questi tre partiti di garantire un governo solido, stabile e capace a Latina? Non sarà facile rispondere al quesito per gli elettori di Latina. Dopo 5 anni della delusione Coletta si ritrovano il sindaco uscente che chiede di poter giocare il secondo tempo dopo essere stato in ombra per tutto il primo e una coalizione che pretende di rinverdire i “fasti” del passato senza avere un briciolo di concretezza nel presente.

Il resto, sono onesti outsider che si giocheranno le loro carte e magari riusciranno anche a strappare il clamoroso successo. Ma in generale, non ce ne abbiano a male, Latina può aspirare a molto di più. 

L’evitabile uscita di Durigon sul nome del Parco

Claudio Durigon (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Sembra di essere tornati al 2016-2017 quando il dibattito pubblico a Latina si è incentrato quasi esclusivamente sul cambio del nome del Parco fu Arnaldo Mussolini. Da queste parti non abbiamo mai cambiato idea a riguardo: era una mossa politica e ideologica, fatta per sottolineare un’appartenenza chiara di chi invece che civico era profondamente politico. Ma era anche una scelta legittima. (Leggi qui «Ridateci il parco Mussolini»: e su Durigon si scatena la polemica bis).

Certo magari a Falcone e Borsellino si poteva intitolare qualcosa di meglio, magari quella piazza del Popolo su cui s’affaccia il Comune. Quello sarebbe stato un gesto di coraggio e lungimiranza.

Ma ahinoi in questa storia si scontrano due populismi, quello di Damiano Coletta e Lbc e quello della Lega di Claudio Durigon. Entrambi alla ricerca di consensi, l’uno da una parte, l’altro da quella opposta.

La ragione, la politica, le idee, quelle, sono state messe da parte da troppi anni. E, come detto prima, non sembra proprio che torneranno tra qualche mese dopo il voto. Siamo pessimisti. Ma pronti eventualmente a ricrederci, davanti ai fatti.

*

Leggi tutto su

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright