Le inutili passerelle a 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle ora si fa vedere al Cosilam. Dopo avere affossato l'Automotive che regna in quell'area. Mai un intervento per il Casello di Roccasecca e tantomeno per la fermata Tav. Idee e progetti di altri. Sui quali ora l'onorevole Fontana giura al presidente Delle Cese di volersi impegnare.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Marciare per non marcire. Cambiare per non finire. Apparire per non sparire. C’è un sottile filo che collega la modifica apportata in queste ore allo Statuto del Movimento 5 Stelle, i preparativi per il suo primo Congresso politico nazionale, l’incontro tenuto dall’onorevole Ilaria Fontana con il presidente del Cosilam Marco Delle Cese.

Il ministro Luigi Di Maio

Tutto è collegato dalla disperata necessità di non dissolversi alla prossima conta elettorale. I numeri parlano chiaro. Tanto quanto lo sono stati in quel marzo 2018 in cui issarono le inconsistenti truppe grilline al ruolo di Partito di maggioranza relativa nel Paese: la forza più votata dagli italiani. A distanza di due anni è sparito quasi tutto, insieme alle promesse non mantenute in ogni campo (dalla Tav all’Ilva al prezzo del latte per i pastori sardi) ed all‘incapacità manifesta di buona parte degli eletti, paragonabili ai vincitori della lotteria Turista per 5 Anni.

Verso il Congresso

Dopo due anni di Governo il Movimento 5 Stelle ha più niente da spartire con il Non Partito con un Non Statuto che organizzava i Vaffa Day. Si sono rivelati una barzelletta i duemila euro al mese di stipendio ai parlamentari promessi in diretta dall’allora aspirante onorevole Luca Frusone durante il celebre confronto televisivo con il deputato uscente Antonello Iannarilli; i tagli che si applicano oggi i parlamentari a 5 Stelle sono più bassi dei versamenti che facevano ogni mese i loro colleghi del Pci prima e dei Ds poi.

Lo Statuto ora c’è ed è stato riscritto diverse volte, senza sbandierarlo in streaming. Ora prevede un mucchio di cose che sono previste nei normali Partiti contro i quali il M5S prometteva di aprire le scatolette di tonno.

Il nulla assoluto che è alla base del Movimento gli ha consentito di passare in una notte dagli slogan contro il Pd di Bibbiano all’abbraccio disperato a quello stesso Partito Democratico. Che gli ha evitato di doversi confrontare con le urne dalle quali sarebbe uscito decimato.

Un nulla degnamente rappresentato dal capo politico Luigi Di Maio: che del capo e del politico non ha ancora esibito una sola prova.

Le mozioni in campo

Davide Barillari

Ora la confusione è tale che è necessario un congresso. Si terrà a marzo. Lo avevamo annunciato nelle settimane scorse. (leggi qui Frusone accompagna il M5S al Congresso: per fare chiarezza). E rischia di essere un congresso vero. Nel quale si confrontano democraticamente tesi contrapposte e diverse. Se così fosse, ciò che rimarrà del M5S sarà un Partito vero.

In campo ci saranno i duri e puri come Davide Barillari che continua ad essere convinto di non dover andare né con la Lega né con il Pd ma restare eternamente all’opposizione per salvaguardare la purezza del Movimento, fino al giorno in cui dovesse essere votato dal 50% +1 degli italiani.

Ci saranno i doppiofornisti di Luigi Di Maio, convinti di poter giocare a fare l’ago della bilancia e trattare il prezzo più alto con il Pd e co la Lega, decidendo chi mandare al Governo. Nessuno finora gli ha dato un quotidiano stampato in Germania, spiegandogli che la sua idea furbastra lì l’hanno sepolta mettendo insieme i due Partiti contrapposte levando di mezzo i giocatori delle tre carte.

Poi ci saranno i gruppi parlamentari che guardano a Giuseppe Conte come guida di un M5S rivisto e riformato. Depurato soprattutto di tanti inutili turisti parlamentari. I riformisti stanno diventando la vera forza propulsiva del M5S ora che la spinta VaffaGrillina è finita nel pantano. Lo dimostra il documento firmato in questi giorni da Emanuele Dessì, Mattiia Crucioli e Primo Di Nicola: la lista dei firmatari si allunga giorno dopo giorno.

Una lista che rischia di diventare infinita se il 27 gennaio il Movimento dovesse arrivare alla catastrofe in Emilia Romagna e Calabria.

Cambiare per non sparire

Francesco D’Uva e Stefano Pautuanelli © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Ecco perché in questi giorni Luigi Di Maio sta concedendo di tutto. Pur di non essere rimandato al San Paolo. Dalla Segreteria Politica nazionale in cui c’è anche Luca Frusone alla riforma dello Statuto che toglie l’obbligo di dare i soldi non spesi direttamente a Casaleggio – Rousseau ma ad un fondo per la microimprenditorislità.

Le dimissioni di Bugani dai vertici di Rousseau sono un altro segnale dello scontro interno in atto: tra la vecchia idea di M5S ormai fallita e la nuova scialuppa che si sta tentando di varare per non annegare.

Con la modifica del regolamento per le restituzioni sottoscritta nelle ore scorse entrano a far parte del direttivo del Comitato, insieme a Luigi Di Maio, anche i capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa e Gianluca Perilli che sostituiscono gli ex capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli.

Un giro al Cosilam

L’aria di disfatta è tale che si è vista finalmente a Cassino l’onorevole Ilaria Fontana, l’ex assistente regionale che aveva strappato il seggio al puri decorato Mario Abbruzzese nel 2018.

Di lei si ricorda solo un incontro a Cassino con il sindaco Enzo Salera e ora un amabile scambio di convenevoli con il presidente del Cosilam Marco Delle Cese.

Marco Delle Cese, presidente del consorzio industriale Cosilam © Foto Ettore Cesaritti

La deputata ha assicurato che si impegnerà per la realizzazione della fermata dell’Alta Velocità a Roccasecca, del casello autostradale al servizio di Saxa Gres e dell’area industriale, di ogni altro progetto in corso. Progetti con i quali Ilaria Fontana ed il M5S c’entrano meno di niente: li hanno pensati altri, avviati senza il loro sostegno, portati ad un punto nel quale la politica ora ha solo da agire e basta. Come ha fatto la Regione Lazio mettendo in Bilancio i fondi necessari per il casello A1 che rappresenta un’opportunità di rilancio enorme.

Agevolazioni per gli investitori, norme per l’end of waste, progetti per salvare l’Automotive affossato grazie ad Ecobonus ed Ecotasse non se ne sono visti. L’importante è apparire. Per non sparire. Come facevano i vecchi Partiti.

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