Le liste civiche funzionano se legate ai sindaci, non ai Partiti

Togliere il simbolo del Partito e presentare una lista civica? Il meccanismo non funziona perché per politiche, europee e regionali le scelte sono dei livelli nazionali. Mentre alle comunali decidono i sindaci.

Sia Forza Italia che il Partito Democratico guardano alle liste civiche come soluzione di tutti i problemi. Ma è proprio così?

Sicuramente alle elezioni amministrative costituiscono un’arma in più e riescono ad intercettare quel voto di opinione lontano dai partiti che alle politiche va in direzione Movimento Cinque Stelle. Però le situazioni sono diverse e comunque legate ai sindaci.

A Frosinone la coalizione a trazione civica ha funzionato perché il candidato era Nicola Ottaviani (Forza Italia). Stesso discorso a Ferentino, dove però c’era Antonio Pompeo (Pd). Ma ci sono anche gli esempi legati a Ceccano (Roberto Caligiore, di Fratelli d’Italia), Alatri (Giuseppe Morini, del Pd), Isola Liri (Vincenzo Quadrini, del Pd), per molti versi Cassino (Carlo Maria D’Alessandro, vicino a Forza Italia). In realtà le dinamiche elettorali sono cambiate e gli amministratori vengono promossi o bocciati secondo i risultati che hanno raggiunto.

La valutazione sulle civiche non può non intrecciarsi con quella sull’affluenza: un dato che continua a scendere, perfino alle comunali. Segno che il sistema politico in Italia è ormai lontano sideralmente dalla gente. Ma se nei Comuni alla fine sono i singoli a vincere o a perdere, come dimostra il caso di Anagni, a livello nazionale cambia tutto.

Perché il messaggio è globale e prescinde dai candidati nei collegi. Anche in Ciociaria, dove ha soffiato forte il vento del Movimento Cinque Stelle e della Lega. Con il risultato che sono stati eletti coloro i quali avevano avuto la possibilità di essere inseriti in posti eleggibili. Sia nel maggioritario che nel proporzionale. Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi, Gianfranco Rufa per la Lega, Luca Frusone, Ilaria Fontana, Enrica Segneri per i Cinque Stelle, Massimo Ruspandini per Fratelli d’Italia.

Il meccanismo non funziona perché per politiche, europee e regionali le scelte sono dei livelli nazionali, mentre alle comunali decidono i sindaci.

Lo scollamento sta tutto in questa distanza. Le liste civiche, dunque, sono fondamentali se legate ad un candidato sindaco capace di svincolarsi dai partiti. Ma se assumono le sembianze di un partito che intende solo veicolare un brand, allora sono destinate a fallire.

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