Le note di Nitiffi nei film (di F. Dumano)

Giampaolo Nitiffi e le sue note musicali, colonne sonore di molti film. I primi passi con il 'flicorno' e poi sempre più sù fino a diventare famoso direttore d'orchestra.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero, sbiaditi dal tempo… Dall’incredibile archivio del nostro Piero salta fuori anche Giampaolo Nitiffi, un famoso musicista  arpinate che le nuove generazioni devono conoscere.

Nasce intorno agli Anni 40, proprio mentre si consumava la Seconda Guerra mondiale… La sua passione per la musica la scopre da giovane, suonando il filicorno soprano, detto anche bombardino, nella banda della città. Il suo primo maestro è il professor Raffaele Di Scanno, il papà del direttore de L’Inchiesta Quotidiano e di Paola, meglio noto con il nome di Lello, ma questa adesso è un’altra storia.

Continua poi i suoi studi al Conservatorio di Napoli, il suo maestro è Michele Ventre. Oggi insegna musica, direttore di bande musicali: quella di  Civitella Roveto, quella di Vallerotonda e di  Pontecorvo. Un curriculum incredibile di premi e riconoscimenti. Ha realizzato colonne sonore per film eseguite da bande militari dell’Esercito. Autore di libri musicali sui metodi di studio. Fa parte delle commissioni per essere ammesso a suonare strumenti.

Vive attualmente a Cassino,dove è tra i fondatori del centro culturale Padeia. Ogni tanto, come tutti gli arpinati sente quel richiamo magico della piazza e quindi lo si incontra in quel salotto culturale a cielo aperto. Persona molto riservata, fai fatica ad associarlo al famoso musicista.

Ricordi in bianco e nero… L’ho conosciuto negli anni in cui la musica classica era out per la mia generazione, nonostante tutto lui provava a spiegarmi cosa mi perdevo. Così, tra ‘un’Avvelenata di Guccini, El pueblo unido degli Inti Illimani, nella mia vita arrivò il Bolero di Ravel. Ma mi conquistò dicendomi che  il suo primo strumento, il filicorno soprano, era suonato dal trombettista Chet Baker. In quegli anni Baker era una sorta di mito per noi, quando si allontanò dalla vita militare, la sua esistenza rocambolesca ci attirava.

Viaggiando in rete coi sono diverse composizioni del musicista: suo anche ”Il grido di Auschwitz” e occhio alle colonne sonore  dei film, leggi sempre i titoli di coda, scorre il sangue arpinate nelle colonne.