Le parole che devono diventare fatti

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il peso delle parole, capace di stemperare e pacificare. Ma solo se poi diventano fatti

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Le parole possono avvicinare o allontanare, esaltare o abbattere, convincere o dissuadere. E chi basa la sua attività su di loro, non le sceglie a caso solo perché ne ha a disposizione tante. Ma le seleziona con cura: per dire esattamente ciò che pensa, portare lì dove vuole, ottenere l’effetto voluto.

Se scegli di usare la parola continuità, stai dicendo a chi c’era prima di te che consideri il suo lavoro e lo apprezzi: non stai mortificando la sua attività. E se ci aggiungi la parola rinnovamento vuoi far capire che però non sei lì per appiattirti: ma porterai le tue idee con cui far crescere ancora di più ciò che hai trovato.

Se tocchi temi come il clima che sta lentamente bruciando tutto e riducendo l’acqua disponibile, le autorizzazioni per le fabbriche finora troppo lente rispetto ad altre parti d’Italia, se citi il Pnrr e chiedi di concepirlo per cambiare le cose, fai una scelta precisa.

Luca Di Stefano

Soprattutto se in quel discorso ci inserisci il tema di squadra: senza la magnanimità del vincitore, non citi Brenno il capo dei Galli Senoni che ai romani sconfitti intimò il ‘Guai ai vinti’ per imporgli le sue condizioni.

La scelta delle parole fatta oggi, durante il suo insediamento, dal Presidente di Provincia più giovane in Italia, è il segnale che un nuovo modello si sta prendendo spazio in una politica della quale la gente ha detto con chiarezza di essere stufa. (leggi qui: Inizia l’Era Di Stefano: la “Provincia dei cittadini”).

E non è una questione di destra o sinistra, ma di sostanza che sta dietro quelle parole. Alle quali ora il presidente Luca Di Stefano avrà, proprio per questo doppiamente, il dovere di far seguire i fatti.

Senza Ricevuta di Ritorno