Le possibilità del triangolo Calandrini – Fazzone – Durigon

Come si legge il risultato del centrodestra a Latina. La vittoria forte di Fratelli d'Italia mette sulla difensiva gli altri. Lega e Forza Italia ora non giocano sul Pd e sui 5 Stelle, ma sulla Meloni

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Se in Italia Giorgia Meloni vince la guerra esterna e pure quella civile all’interno del centrodestra, a Latina città i suoi Fratelli d’Italia esondano prendendo il 34,16%. Tutti gli altri a destra messi insieme prendono il 18%. Quasi un voto su due degli elettori conservatori è andato a FdI ed ai suoi candidati.

La destra, complessivamente, resta al 52%: sono gli stessi voti che hanno preso le liste un anno fa nel voto per le Comunali. (Leggi qui: Vincitori e vinti alle urne del Lazio).

Chi vince e chi perde

Giovanna Miele

La Lega è il Partito che paga pegno nella redistribuzione a destra. Forza Italia regge. Insomma la leadership passa dal leghista Claudio Durigon al patriota Nicola Calandrini con l’azzurro Claudio Fazzone che ha dalla sua l’esperienza. Il destino vuole che stiano tutti e tre a Palazzo Madama. Sara Kelany (FdI) e Giovanna Miele (Lega) entrano a Montecitorio Questa è la rappresentanza parlamentare pontina.

Claudio Durigon non celava ambizioni di governo. Ma ora la crisi della Lega e i problemi di Matteo Salvini in ragione della ridiscussione degli equilibri interni raffreddano la linea. Claudio Fazzone è giocatore solitario e punta non al governo nazionale ma a piazzare in posizione strategica la sua bandiera in Regione; che sommata alla Provincia di Latina dove ha la golden share, e al suo territorio franco che va da Sabaudia a Formia, è la ragione della sua durata politica.

Nicola Calandrini ora deve incassare: ha dato il collegio sicuro nel 2018 a Giorgia Meloni, lo ha rifatto con Chiara Colosimo. E non solo: ha accettato di stare nel Proporzionale dietro sia ad Andrea Augello sia a Isabella Rauti. La seconda poi ha battuto il Dem Emanuele Fiano al collegio uninominale di Sesto San Giovanni, ma resta la “gentilezza” di cedere la posizione. Inoltre Calandrini è al secondo mandato ed è difficile non rispondere a qualche suo ruolo dentro un Partito che ha bisogno di una classe dirigente allargata perché si è allargata la sua rappresentanza.

Nulla è per sempre

Nicola Calandrini e Chiara Colosimo

Nulla è per sempre tutto cambia, la politica italiana ci ha abituato a grandi innamoramenti e grandi delusioni. È accaduto una decina di anni fa con Matteo Renzi: finito in macerie insieme al suo Pd rottamato nel 2018. Lo stesso si è ripetuto cinque anni fa con il Movimento 5 Stelle e con la Lega: i loro consensi ora sono dimezzati. La sfida per la Giorgia Meloni è far diventare strutturale ciò che è stato emotivo.

Certo è che la vittoria forte di Fratelli d’Italia mette sulla difensiva gli altri. Lega e Forza Italia ora non giocano sul Pd e sui 5 Stelle, ma sulla Meloni. Vorranno fare guerre parallele.

Calandrini-Fazzone-Durigon sono come il triangolo delle Bermuda, un posto bellissimo ma con mille misteriose insidie.