Le randellate di Draghi a Movimento Cinque Stelle e Lega

I numeri annunciati nel pomeriggio dal Lazio: sono la clava per Mario Draghi. Il premier umilia Matteo Salvini su vaccino e Green Pass, mentre sulla giustizia pone la fiducia e mette all’angolo Giuseppe Conte. In precedenza non aveva avuto problemi a ridimensionare il Pd di Enrico Letta. Il premier è l’ultima carta di un’Italia altrimenti destinata al fallimento. Ma se qualcuno ha le “palle” per provare a sfiduciarlo, allora esca allo scoperto. O taccia per sempre.

I numeri del giorno gli danno ragione. Su tutta la linea. A poche ore dall’annuncio con cui Mario Draghi ha introdotto in Italia il Green Pass, nel Lazio sono schizzate le prenotazioni dei vaccini anticovid. L’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato oggi pomeriggio ha sottolineato: “Alle ore 17 sono state 55mila le nuove prenotazioni di vaccino dalla conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi di ieri sera sul Green Pass“. 

Il randello di Draghi

Mario Draghi

I Partiti fanno finta di non capire. Il Governo di Mario Draghi, fortemente voluto da Sergio Mattarella, è l’ultima possibilità di un Paese, l’Italia, che altrimenti dovrebbe dichiarare fallimento. Politico, economico e sociale.

Mai si era visto un premier che, non dovendosi preoccupare del consenso, randellasse legnate ai due partiti che sostanzialmente hanno vinto le elezioni del 2018, per poi franare però. Cioè la Lega ma anche il Movimento Cinque Stelle. Senza mai dimenticare che in precedenza Draghi aveva randellato pure il Pd di Enrico Letta.

Ieri il presidente del Consiglio è partito da questa premessa: “La variante Delta del virus è minacciosa, altri Paesi europei sono più avanti di noi nei contagi ma abbiamo imparato che senza reagire subito, quello che vediamo succedere in Francia o Spagna dobbiamo prevedere si ripeta in Italia, in assenza di provvedimenti. Un uso esteso del green pass non è un atto di arbitrio ma una condizione per le aperture”.

I numeri gli danno ragione

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

I numeri delle ultime ore danno drammaticamente ragione al premier. Soprattutto quelli che vengono dal Lazio.

Salgono i casi, sale l’indice di positività e salgono anche i ricoveri. La corsa dei contagi nel Lazio non accenna ad arrestarsi, anche se la buona notizia è quella relativa al fatto che si conferma il trend molto basso sui decessi.

I nuovi casi positivi registrati oggi sono 854 tasso di positività sui soli molecolari all’8,2% ed aggiungendo gli antigenici si passa al 2,8%. L’assessore D’Amato sottolinea che l’Rt non è più il parametro principe nelle rilevazioni ma comunque nel Lazio è più basso della media nazionale.

Non significa che va tutto bene, anzi. Ci sono due sorvegliati speciali, l’Isola di Ponza e San Felice Circeo. E’ qui che nelle ultime settimane la situazione è diventata complicata, perché gli assembramenti sono all’ordine del giorno.

Che la situazione in provincia di Latina sia esplosiva lo dicono i numeri: nelle ultime 24 ore sono stati 84 i nuovi positivi.

Il Draghi icastico

Matteo Salvini (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Ha scritto Alessandro De Angelis sull’Huffington Post: “Mai si era visto un premier che, a domanda sulle parole di un leader della sua maggioranza (Salvini), che ammicca ai no vax, contesta il Green Pass, dispensa prescrizioni su chi si dovrebbe vaccinare e chi no, risponde, icasticamente: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire sostanzialmente. Se non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire”. Proprio così, fissa un discrimine non di opportunità, ma inconfutabile come la differenza tra la vita e la morte”.

Parole dentro le quali c’è un giudizio definitivo sul cinico gioco, a favor di consenso, sulla salute delle persone. Tutto l’impianto dei provvedimenti messi in campo e di quelli che saranno affrontati nelle prossime settimane con la discussione del “lasciapassare” anche sui mezzi di trasporto e sul tema della vaccinazione dei docenti è una clamorosa sconfitta del salvinismo, che questa volta non ha neanche l’appiglio semantico per rivendicare i provvedimenti come propri, come quando il leader della Lega giocava intestandosi aperture che in verità erano più graduali e prudenti di come venivano dal medesimo presentate”.

E non finisce qui

Mario Draghi

Mario Draghi ha fatto tutto questo, ma non si è fermato. La Lega ha fatto sapere di essere rimasta sorpresa dal premier, che però non si è fermato. Neppure sulla riforma della Giustizia disegnata da Marta Cartabia.

Il premier ha posto la fiducia. Aggiungendo di essere pronto ad accogliere miglioramenti, ma intanto ha posto la fiducia. Chi non la vota si pone nella posizione e nella condizione di mettere a rischio il Governo.

Poi il Green Pass: ci sarà una via italiana all’utilizzo, ma l’utilizzo, lo ha specificato Draghi, serve a non chiudere nuovamente il Paese. In previsione anche dell’inizio di un altro anno scolastico complicato da immaginare ancora una volta caratterizzato dalla Dad. Anche in questo caso una risposta a tutti gli scettici del Green Pass, soprattutto nel centrodestra. Mentre sulla giustizia il messaggio di Mario Draghi è stato ai Cinque Stelle: a Giuseppe Conte ma anche a Roberto Fico, Alfonso Bonafede. E perfino a Beppe Grillo.

L’irritazione

La Lega è determinata a rimanere nel governo e a guidare a lungo il Paese ma c’è ‘profonda irritazione‘: tutto il Partito, a cominciare da Matteo Salvini, è impegnato a sostenere le riforme mentre i 5Stelle minacciano sfracelli sulla Giustizia (e proprio in queste ore si fanno notare per le troppe assenze in Aula) e il Pd tira la corda su nuove tasse e Ddl Zan. E’ quanto fanno rilevare in serata fonti della Lega.

Dal Carroccio mettono in luce il loro senso di responsabilità. Sta di fatto che portano a casa il fatto che il green pass non è richiesto per i trasporti o per lavorare. E sono mutati i criteri per il cambio di colore delle regioni. Non erano risultati scontati, visto che si partiva da un modello (il green pass francese) particolarmente severo, improvviso e radicale. In queste ore, la Lega conferma il suo impegno per cambiare la Giustizia (ci saranno più di mille gazebo come quello organizzato in settimana a Frosinone anche domani e dopo, da Nord a Sud).

Giorgia Meloni (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Il presidente del consiglio però non cede a nessun tipo di pressing. Prima del suo arrivo la campagna di vaccinazione non era mai partita e i fondi del Recovery Fund sembravano le idee delle Iperurania di Platone.

Il Governo Conte bis è franato sotto il peso dell’incapacità di decidere di una maggioranza che è finita. Quella composta da Cinque Stelle, Pd, Leu e altre forze di sinistra. Il sostegno di Lega e Forza Italia a Draghi nasce dall’incapacità del centrodestra di essere unito come forza di governo.

Ora i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sono all’opposizione e volano nei sondaggi. Ma prima, all’inizio della legislatura, era stato proprio Salvini a sganciarsi dagli alleati per andare al Governo con i Cinque Stelle. (Leggi qui Il giorno del sorpasso: Fratelli d’Italia primo partito).

Mario Draghi è l’ultima possibilità dell’Italia di non sprofondare dopo i fallimenti inenarrabili di quasi tutte le forze politiche che in questa legislatura si sono cimentate con il Governo: dai Cinque Stelle al Pd, passando per la Lega. Se poi qualcuno ha la forza e gli attributi per sfiduciare il Governo, lo faccia allo scoperto. Da Giuseppe Conte a Matteo Salvini: escano. Ma per andare dove? Non si sa.

Mentre è chiarissimo dove andrebbe l’Italia: nel baratro.