Le tante facce di ca… che accompagnano la nostra giornata (Il caffé di Monia)

È un'espressione che accompagna da sempre la nostra vita quotidiana. Con il tempo ha assunto un significato sempre diverso. Oggi, nella nostra vita, se ne individuano tre sottocategorie. Da approfondire con un buon caffè

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Dello spazio e del tempo cui ricordi, la locuzione “faccia di c…” aveva molteplici connotazioni. Prima di tutto era un attributo esclusivamente maschile, nel senso che non ho mai sentito definire “faccia di c…” una donna.

Faccia di c…” era una sorta di sostituto popolare per “impudente“. Allo stesso tempo “faccia di c…” poteva definire uno sfrontato: “ha la faccia di c…, sta immischiato in mezzo a tutto“. Ancora, era possibile utilizzarlo per identificare persona arida, avara, meschina e vile: “che faccia di c…, pensa solo ai fatti suoi, quando non gli fai più comodo non ti conosce più“. “Faccia di c…” era anche il mentitore recidivo. Ad esempio: “continua a dire che non è colpa sua pure se lo sanno tutti, che faccia di c…“.

L’utilizzo più creativo e naïf della terminologia “faccia di c…” era quello riservato a chi, pur non ricadendo in nessuna delle categorie sopra descritte, guadagnava la definizione per una sorta di meritocrazia facciale derivante dai tratti, dai comportamenti e dalle interazioni sociali. Quindi “ma guarda che faccia di c… che ha” diveniva una sorta di attribuzione elettiva, un titolo nobiliare per volontà del popolo, senza un motivo specifico. 

Oggi, essere una “faccia di c…” è un requisito indispensabile per assurgere ai grandi fasti della popolarità. Più che gli studi, le competenze, i titoli accademici o una carriera da professionista è la faccia di c… a qualificare i miti del secondo decennio degli anni duemila. La titolazione non è più riservata agli uomini, ma ne entrano a far parte anche le donne evitando così di cadere nel sessismo e nel discriminatorio.

Alla categoria delle facce di c… appartengono sottocategorie di classificazioni antropologiche che potremmo racchiudere in tre gruppi principali: i Burattini, gli Esaltati e i Perfidi. L’individuazione delle facce di c… di appartenenza alle sottocategorie sottoelencate è lasciata per esercizio al lettore.

I Burattini trattasi di personaggi minori che non sarebbero mai stati assunti ad alti uffizi se le contingenze non avessero richiesto un nome da offrire in sacrificio. Sono perfettamente consapevoli della transitorietà della loro esposizione e giungono al potere senza parricidi rituali. Essi accettano il ruolo con l’antica saggezza del “ogni lassata è persa” e, fino a quando la giostra funziona, con l’ immensa faccia di c… che si trovano in dotazione, si godono il giro senza pensare ad altro.

Gli Esaltati sono personaggi profondamente convinti di essere il meglio del meglio in qualsiasi campo dello scibile umano. A questa convinzione si perviene dopo aver colto qualche piccolo e a volte improprio successo, pur in presenza di forti complessi di inferiorità, che per grazia della faccia di c… di cui sono dotati, scatenano una reazione che si concretizza nel ritenersi chiamati a grandi imprese. Una sorta di unzione divina insomma, che predispone ad immancabili disastri.

Il Perfido è colui che non dice mai di essere un leader, ma fa in modo che tutti lo pensino. E’ capace di dire cose orribili, ma declinate secondo la chiave del buon senso. Appare modesto nelle sue opinioni, mai prevaricatore, ma nel frattempo le impone e presidia ogni nervo decisionale. Veste modestamente e la notte lascia accesa la luce nel suo studio per far capire a tutti che lui la passa lavorando. È capace di scatenare una guerra semplicemente corrugando la fronte e postando un selfie.

A scopo esclusivamente scientifico, pensate silenziosamente il nome di una faccia di cazzo a voi conosciuta. Silenziosamente, mi raccomando.