Le trame nascoste in ogni città che fanno male alla democrazia

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STEFANO DI SCANNO per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Un particolare della direzione provinciale del Pd di inizio settimana è rimasto impresso in molti. Il fatto che, dopo l’attacco del consigliere regionale Marino Fardelli ai vertici provinciali del Pd, il presidente del Consorzio Asi Francesco De Angelis abbia risposto pubblicamente d’essere andato a Cassino su invito del l’ex sindaco Bruno Scittarelli (mediatore in privato ma per l’ufficialità fonte di tutti i mali della città), che lo attendeva nel proprio studio insieme al citato esponente della maggioranza zingarettiana e neotesserato Pd. De Angelis ha riferito di aver trovato (e non portato) la “lista della spesa” che avrebbe convinto (si fa per dire) il consigliere regionale ad appoggiare l’allora candidato a sindaco Francesco Mosillo: la presidenza di una commissione regionale (perché apparire resta fondamentale) e la presidenza della Saf (perché c’è sempre bisogno di guardare anche al futuro). C’è da stupirsi? Ma no. Sono trattative fra prime donne di periferia che sul tavolo hanno quel po’ che Roma lascia gestire loro per sistemare cose personali.

Ecco perché la Saf, come tutti gli altri centri di spesa del pubblico denaro, vanno sottratti a coloro che abitualmente e notoriamente abusano della fiducia espressa dai cittadini nelle urne per sistemare necessità che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico. A questa verifica sulla specchiatezza morale dei politici, che rappresentano la facciata del palazzo, vanno aggiunti livelli su cui concentrare l’attenzione che iniziano ad emergere dalle inchieste sulla ‘ndrangheta: oltre alle connessioni stabili con settori dell’imprenditoria e del mondo economico, ci sono le responsabilità dei dirigenti pubblici che avallano le scelte clientelari e l’indebitamento degli enti amministrati (anzi, spesso ne sono loro stessi suggeritori se non promotori) ed anche la compiacenza, se non la complicità, di pezzi di informazione locale che corroborano e fiancheggiano il progetto di assalto o di consolidamento del potere. Anche distraendo l’attenzione dell’opinione pubblica. Il tutto condito da una dose di diffusa massoneria utile a cementare l’omertà.

Istruttive le ultime ordinanze redatte e firmate di Federico Cafiero De Raho in cui il politico, in casi limite, diventa addirittura vittima del “sistema”, perché osa mettere in cantiere una rotazione dei dirigenti. Parliamo davvero di una trama mafiosa o non è, piuttosto, un ordito che accomuna gran parte del Paese? Lo sbafo a carico del contribuente, questo sì che è un bel fattore identitario.

In settimana ha avuto luogo anche una importante seduta del consiglio regionale sull’emergenza rifiuti, durante la quale s’è scoperto che tutto funziona ottimamente; l’assessore Mauro Buschini ha affermato che il nuovo modello c’è (tant’è vero che non servono altri inceneritori, visto che dovrebbero sorgere a Roma e provincia e lì si rischia grosso a farli; non è come infinocchiare i burini) e che – per la transizione – occorrono altri Tmb come l’impianto di Colfelice ed altre aree di stoccaggio come gi invasi di Roccasecca. Letteralmente: “Piccoli impianti di servizio, mai più megadiscariche come Malagrotta, che devono essere individuati”. Da sottolineare che, in base ai resoconti della seduta, non c’è stato un solo consigliere regionale che abbia speso una sola frase per la situazione della provincia di Frosinone. Del resto come far passare sotto silenzio un altro passaggio di rilievo del giovane assessore regionale: nei prossimi tre anni, in attesa di avere in esercizio i nuovi siti, Buschini ha ipotizzato l’ampliamento degli impianti esistenti. E si sa, quando si parla della provincia di Frosinone, immancabilmente il risultato penalizzante confermerà le ipotesi.

A Cassino lo scandalo del voto amministrativo ormai rasenta l’accertamento del broglio, la scomparsa di schede autenticate e non utilizzate è il vero nodo da sciogliere. Soprattutto in termini quantitativi. Al di là del fantasma viareggino che ormai aleggia su piazza De Gasperi, vanno riassorbiti i veleni entrati in circolo per il durissimo scontro elettorale. Proprio la lotta tra corporazioni contrapposte, pur camuffata con apparenze politiche, potrebbe aver indotto più di qualcuno ad infrangere il codice penale. Ci si stupisce a chiacchiere per i nominati dell’Italicum, poi si vorrebbero raggirare città intere decidendo chi deve andare nei consigli comunali. Eco perché quando si parla di violazione di regole democratiche non si può restare né apatici, né indolenti. Torniamo alle trame fatte riaffiorare dalle inchieste sulle mafie coi colletti bianchi. Che ci sembrano così familiari da farci riconoscere perfino i protagonisti. Città che vai, quartierino che trovi.

 

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