Tre strade per scegliere il sindaco da candidare a Sora. Tre percorsi politici. Tre equilibri differenti per la gestione della città, per gli assetti del Partito, per le risposte da portare ad Antonio Tajani e, di conseguenza, a Silvio Berlusconi. Mario Abbruzzese finge di non interessarsi alle candidature per le prossime elezioni comunali. Ma a dover rendicontare al Coordinamento Nazionale dopo le Comunali sarà lui. E non intende sbagliare una sola mossa. Perché la posta in gioco è più alta di quello che si possa immaginare.
Come l’allenatore che può schierare tre formazioni differenti, Mario Abbruzzese sta studiando i possibili assetti. Lui, tra qualche ora, telefonerà e li negherà tutti e tre. Il che sarà la conferma che sono tutti veri.
In ordine sparso. Una soluzione potrebbe essere Roberto De Donatis. I vantaggi: trasversale, visto come un personaggio estraneo ai Partiti, senza scheletri nell’armadio, elettoralmente spendibile. Ha il difetto che non accetta simboli di Partito nel suo schieramento mentre Berlusconi ha ordinato di mettere il simbolo di Forza Italia in tutti i Comuni, anche quelli sotto i 15mila abitanti. C’è stato un sondaggio di Abbruzzese su De Donatis per valutare la disponibilità ad accettare i desiderata dell’ex Cavaliere ma ne ha ottenuto un garbato quanto fermo rifiut. Ha capito l’andazzo Fratelli d’Italia: tra qualche ora annuncerà l’adesione alla piattaforma di cui De Donatis è soggetto promotore, lo farà senza bandiera di Partito ma attraverso la lista civica Alleanza per Sora.
Un’altra strada passa per Enzo Di Stefano. I vantaggi: è stato sindaco e consigliere regionale, conosce il linguaggio della politica e con Abbruzzese si capiscono al volo, entrambi mangiano pane e volpe a colazione; ha un pacchetto di voti personale che rappresenterebbe un buon dato di partenza con cui giocarsi la partita contro qualsiasi avversario; no avrebbe pretese economiche, alle sue spalle c’è la potenzialità per sostenere senza problemi il peso che una campagna elettorale comporta. Ha il difetto di essere troppo di spessore e quindi non gestibile in caso di elezione: c’è il timore che possa usare Forza Italia come un taxi e scendere una volta arrivato davanti al municipio ed indossata la fascia tricolore. Vantaggi e vantaggi sono da pesare.
La soluzione interna. Si chiama Vittorio Di Carlo. Ha il suo peso elettorale, certificato in occasione di tutte le votazioni. Ha esperienza amministrativa. Candidare lui significherebbe accontentare una fetta di Forza Italia e pacificare quasi tutto il Partito a Sora. Ma inevitabilmente avere anche una fronda interna nella città. Che Abbruzzese vuole evitare a tutti i costi. Il dogma in questo momento si chiama ‘pacificazione’.
Mario ha una tentazione: un Conclave sulla scorta di quello che ha fatto abbassare i toni su Cassino. Insomma mettere i tre possibili concorrenti intorno ad un tavolo e con loro individuare una scelta condivisa. Il sogno sarebbe quello di coinvolgerli tutti nello stesso progetto. Ma anche i sogni hanno un limite.