L’economia secondo Fabio Panetta

L’esponente “ciociaro” del Comitato esecutivo della Bce in un’intervista al Corsera: “Occorre andare su di giri ma c'è il rischio di una ripresa incompleta”. E sulla necessità delle riforme: “In Italia le riforme strutturali in passato sono state come il mostro di Loch Ness: tutti ne parlano, ma di rado si sono viste. Oggi la situazione è diversa”.

Serve un’economia che riesca ad andare su di giri ma c’è il rischio di una ripresa incompleta”: lo ha detto Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce, in un’intervista al Corriere della Sera. Aggiungendo: “In Europa ci sono ampie risorse inutilizzate e un’inflazione bassa che ci frena. Per la crescita servono investimenti pubblici”.

Le origini ciociare di Fabio Panetta ne fanno emergere la concretezza e la “tigna”. Poi è chiaro che competenze e preparazione gli hanno permesso di scalare parecchie posizioni alla Banca Centrale Europea. È il primo degli interlocutori privilegiati di Mario Draghi. (Leggi qui)

Run the economy hot

Foto: Tima Miroshnichenko / Pexels

Ha detto fra l’altro: “In passato l’impazienza ha indotto la Bce ad aumentare i tassi in modo prematuro, comprimendo eccessivamente l’inflazione e frenando la crescita. Ora è chiaro che per garantire la stabilità dei prezzi può essere necessario, come si dice, run the economy hot, mandare l’economia su di giri. È la condizione per utilizzare appieno le risorse di lavoro disponibili e per generare pressioni al rialzo sui salari in grado di spingere l’inflazione verso il nostro obiettivo”.

Per l’esponente della Bce “i rischi di una ripresa incompleta sono ancora alti mentre i rischi di un surriscaldamento dell’economia e di un’inflazione elevata sono contenuti”.

Ha affermato: “Nell’economia europea ci sono ampie risorse inutilizzate: persone che non hanno lavoro, impianti che non sono tornati a produrre. Non abbiamo recuperato il livello del Pil raggiunto prima della crisi. E siamo ben sotto al sentiero di crescita pre-crisi, ossia del punto in cui saremmo se non ci fosse stata la pandemia”.

Poi ancora: “Quel Pil perduto per strada, quella capacità produttiva, quei posti di lavoro distrutti dalla crisi ce li dobbiamo riprendere prima possibile. Gli Stati Uniti hanno stanno conseguendo questi obiettivi e non vedo perché l’Europa non possa. Perciò la politica fiscale e la politica monetaria devono continuare a sostenere l’economia”.

Per Panetta riforme su tutto

Mario Draghi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Un’analisi a tutto campo ed estremamente precisa. Ma è il punto sulle riforme quello che fa davvero la differenza. Ha spiegato Panetta: “In Italia le riforme strutturali in passato sono state come il mostro di Loch Ness: tutti ne parlano, ma di rado si sono viste. Oggi la situazione è diversa. Al contrario di quanto accadde durante la crisi finanziaria, non stiamo programmando le riforme durante una recessione o nel mezzo di tensioni politiche e sociali generate dall’austerità”.

La riallocazione di risorse tra settori e imprese è più agevole se l’economia cresce. La disponibilità di finanziamenti ingenti da utilizzare per le riforme e al tempo stesso per stimolare la crescita offre condizioni di partenza migliori. Inoltre il piano presentato dal presidente Draghi si basa su un’analisi lucida dei problemi dell’economia italiana: una bassa produttività che si traduce in una bassa crescita, e una distribuzione del reddito e delle opportunità insoddisfacente, anche a livello territoriale”.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha il potenziale per influire positivamente sulla vita quotidiana di famiglie e imprese, con misure volte a rendere più efficienti la Pubblica Amministrazione e il sistema giudiziario. Sono previsti interventi in settori sia “tradizionali” (infrastrutture, turismo, cultura) sia innovativi: oltre agli investimenti per la transizione ecologica, vi sono quelli sul capitale umano, volti a colmare il ritardo digitale tra l’Italia e il resto d’Europa. Con il 40% di risorse destinato alle aree meridionali vi è la possibilità di intervenire sul divario tra Centro Nord e Mezzogiorno, secondo me uno dei principali problemi irrisolti dell’economia italiana”.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright